"L'ultima luna la vide solo un bimbo appena nato, aveva occhi tondi e neri e fondi  e non piangeva, con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani e volò via e volò via era l'uomo di domani". Così cantava Lucio Dalla. Così forse hanno pensato i 50 mila spettatori che domenica hanno assistito a San Siro all'esordio con la maglia dell'Inter per Yann Karamoh. 

Il francese è arrivato l'ultimo giorno di mercato, dopo essere stato corteggiato a lungo e poi (apparentemente e momentaneamente) abbandonato per le eccessive richieste del Caen. L'Inter ha provato a guardare ad altri obiettivi in quel ruolo, tutti sfumati per ragioni economiche e logiche di mercato. I nomi che si facevano tra gli esterni d'attacco in casa nerazzurra erano decisamente di altro tipo (Angel Di Maria su tutti), ma alla fine è arrivato questo esterno classe 1998, sconosciuto ai più. Rimasto a guardare per tutte e 5 le altre partite di campionato, contro il Genoa Luciano Spalletti ha deciso di gettarlo nella mischia e la sensazione è che possa ripetersi presto, dopo gli ottimi 15 minuti di ieri. 

Al momento il più grande problema dell'Inter è la capacità di sorprendere gli avversari, muovere la palla velocemente e con imprevedibilità, in modo da evitare che squadre come il Genoa ieri possano mettere in difficoltà i nerazzurri. Aspettando che i vari Borja Valero, Joao Mario, Vecino e Brozovic facciano il salto di qualità in questo senso, l'Inter deve rendersi conto che alcune mancanze sono strutturali nella rosa, dato che le caratteristiche degli esterni offensivi sono ormai chiare a tutti: Perisic sa essere letale, ma è un giocatore che per diventare devastante ha bisogno di avere campo aperto, di poter dar sfogo ad una delle sue armi migliori, ovvero la progressione. Dall'altra parte del campo invece gioca Candreva, giocatore che spesso si isola in uno contro uno, ma con l'intento di arrivare al cross e non alla conclusione personale. L'ex laziale riceve palla soprattutto sui piedi, spesso finta di andare prima sul destro, poi sul sinistro e di nuovo sul destro, restando costantemente sul posto e aspettando solo che il suo diretto avversario conceda quello spazio necessario a disegnare la traiettoria verso l'area di rigore (con il rischio di perdere l'attimo). Due situazioni che si ripetono spesso nelle partite dell'Inter e che non aiutano la squadra a trovare quella rapidità necessaria a far male agli avversari. 

Servirebbe un giocatore in grado di saltare l'uomo anche partendo da fermo, capace di puntare la porta e non solo il fondo: insomma, le caratteristiche di Karamoh. Osservano la heat map del francese di domenica (fonte: Whoscored.com) si può notare come abbia agito solo sulla corsia di destra, ma nella sua totalità, sia in fase difensiva che offensiva. Karamoh ha il 100% di passaggi riusciti, oltre ad aver originato il calcio d'angolo da cui è arrivato il gol decisivo di D'Ambrosio. Ci sono elementi che poi i freddi numeri non possono descrivere, come la sensazione che Karamoh possa illuminarsi ogni volta che prende palla. Doppi passi, giochi di gambe, finte, due falli subiti (uno costato il rosso a Taarabt). Ovviamente il tutto andrà osservato in altre circostanze, non solo in partite come quella di ieri, dove l'Inter era all'attacco in cerca del gol vittoria. Una situazione di gioco ideale per le caratteristiche del ragazzo nativo di Abidjan in Costa d'Avorio, che andrà testato in match dove deve anche occuparsi della fase difensiva e ragionare magari su 60/70 minuti di partita e non solo i 15 finali. Spesso però la prima impressione è quella che conta, l'amore tra un popolo e un calciatore ci mette un attimo a sbocciare e scendendo le scale di San Siro il vociare del tifo nerazzurro recitava: "Quel Karamoh lì sembra proprio bravo...". Buon segno.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 26 settembre 2017 alle 14:13
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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