Ai microfoni di Inter Channel, Esteban Cambiasso, regista nerazzurro, si confessa sul presente, il passato ed anche il suo futuro. L'argentino è stato decisivo ieri, ma il suo rientro può cambiare le sorti di tutta la stagione dell'Inter.
Cambiasso: quando segnate un gol riuscite a notare le espressioni della gente sugli spalti?
"Magari quando segna un compagno c'è la possibilità di guardare. Ma quando si segna in prima persona non tanto, è un momento nel quale non si riesce a notare tutte queste cose".
Micheal, dopo il gol segnato ieri, si è ricordato della rete della passata stagione al Chelsea...
"Sì, qualche similitudine c'è. Magari il momento di non tanta gioia visto che, contro il Chelsea, avevamo appena subito la rete del pareggio e a tutti potevano tornare in testa cattivi pensieri, di tante Champions League nelle quali non riuscivamo a fare buoni risultati. È stata una liberazione per tutti quanti, non solo per me, ma anche per i tifosi. Ieri anche per questo è stato importante".
Domenico sostiene da anni che Cambiasso sia il miglior centrocampista in attività. Chiede: come spiega che dopo Inter-Milan il presidente ha detto che era stato fatto troppo poco per vincere, mentre Javier Zanetti dopo Chievo-Inter ha dichiarato che la squadra ci mette sempre il massimo dell'impegno?
"A una prima analisi possono sembrare due commenti non allineati, invece non c'è una relazione diretta. Javier parlava di impegno in campo, mentre il presidente ha dichiarato che abbiamo fatto poco dal punto di vista calcistico. Un calciatore puo' metterci tutto l'impegno e le cose magari non riescono e questo è sicuramente quello che avrà visto il presidente, ed è anche giusto che possa averlo visto così. Pupi, invece, ha fatto un commento sulla voglia e sul voler fare. Tante volte si vuole fare di tutto e non si riesce. Colpa degli infortunati? La nostra non è una squadra che ha vissuto mai alla ricerca di alibi. Questa non sarà mai una caratteristica di questo gruppo. E, infortunati a parte, ci sono anche alcuni giocatori che stanno giocando non al cento per cento. Sappiamo bene che ci possono essere grandi difficoltà ma, dove non arrivano le gambe, deve arrivare il cuore".
Hai capito il perchè dell'infortunio la nazionale?
"Avevo giocato sette partite di fila con l'Inter, tutte per novanta minuti, ogni tre giorni. Poi ho dovuto affrontare un viaggio intercontinentale in Giappone e, dopo tre giorni, giocare una partita con un cambio di fusorario importante. Sono cose che possono capitare, non si può girare intorno ad ogni infortunio credendo che ci sia sempre una spiegazione scientifica. Bisogna pensare che le cose capitano, che puo' accadere un infortunio anche per stanchezza o per un gesto scoordinato. Nel momento che gli infortuni diventano pesanti a livello psicologico, si rischia di non muoversi piu'".
Tonino gioca in Terza Categoria e si emoziona tantissimo quando gli capita di segnare. È curioso di sapere che cosa si prova a realizzare una rete così importante come di ieri sera?
"Quando si fanno le cose con passione, non credo ci sia differenza tra le sensazioni che si possono vivere in certi momenti. Quando fai le cose con passione, credi che quello che stai facendo è il massimo e non è importante il contesto nel quale lo fai. Ti interessa arrivare comunque a un bel risultato e, quando ce la metti tutta, provi sempre grande soddisfazione".
Antonello da Ostuni dice che Dio esiste visto che hai zittito tutti dopo tutte quelle polemiche vergognose, soprattutto verso Rafael Benitez...
"Credo che ci sia qualcosa di vero in quello che scive. Quando una persona fa le cose per bene e con la mentalità giusta, e poi viene messo in mezzo a una situazione vergognosa come era successo a me, alla fine c'è qualcuno che ti premia. Sicuramente Dio esiste e spesso le cose girano così perchè devono farlo in quel modo".
'Cambiasso Sutrino' afferma che solo lei avrebbe potuto segnare il gol della rinascita...
"(ndr.: sorride) Non siamo mai stati morti... E comunque lo ringrazio tanto".
Alessio dice che Cambiasso è mancato tanto alla squadra e afferma che è l'anima dell'Inter...
"La cosa vera: è l'Inter è mancata più a me che io all'Inter".
Crede che ci sia una campagna mediatica per convicere tutti che l'Inter è meno forte?
"Non possiamo fare caso a quello che gira intorno, la forza che deve avere il giocatore dell'Inter è quella di riuscire a isolarsi da quello che si dice, nel bene e nel male. Anche quando le cose sono andate bene a maggio non eravamo Gesù Bambino, eravamo solo giocatori di calcio che avevamo appena terminato una grandissima stagione. Bisogna isolarsi da tutto quello che è l'esterno e dai media, che non si sa se possono avere interessi, più o meno forti".
È vero che a Cambiasso si carica con "C'è solo l'Inter" di Elio?
"Sì, ma si carica tutto lo stadio, non solo io...".
Paolo da Arese sostiene che Benitez ieri ha indossato la cravatta fortunata e abbiamo vinto...
"Benitez, come tutti noi, pensa che il lavoro paga sempre. Le altre sono solo piccole cose. Se sono superstizioso? In qualche piccola cosa, ma quello che paga veramente è lavorare bene e fare le cose con il cuore".
A tanti tifosi piacerebbe vederla sulla panchina dell'Inter fra qualche anno...
"Non lo so... vediamo. Un conto è fare il calciatore e pensare a tante cose, e lo faccio volentieri perchè amo questo sport e perchè amo questo lavoro, che per me è una passione. Per essere allenatore bisogna prepararsi, come per tutti i ruoli. Non è detto che un giocatore, anche il piu' intelligente al mondo, sappia gestire 25 teste diverse con diverse ambizioni e differenti personalità. Quindi non si può sottovalutare la professione dell'allenatore dicendo che lo farò di sicuro e che lo farò in una società come l'Inter, una delle più importanti al mondo. Per adesso mi godo con passione quello che faccio e magari il giorno che smetterò penserò a fare il tecnico, soprattutto penserò a prepararmi perchè non mi piace sottovalutare la professione, pensando che basta aver giocato".
Se fosse allenatore dove metterebbe Cambiasso?
"Sempre tra gli undici in campo. Le cose si gesticono anche vedendo che altri giocatori ci sono al tuo fianco. Guardando la stessa partita di ieri, ad esempio, si fa fatica a dire chi è più o meno offensivo tra me e Deki (ndr.: Stankovic), che insieme giocavamo a centrocampo. Entrambi tiriamo in porta, entrambi difendiamo quando dobbiamo farlo. Ognuno ha le sue capacità e l'altra cosa buona e riuscire a completarsi. Io, se diventerò allenatore, cercherò di capire che giocatori avrò disposizione, e chiederei cose più o meno specifiche a seconda delle qualità che ho da abbinare nella squadra e per la squadra".
Quanto è vicino ai giovani calciatori dell'Inter?
"(ndr.: sorride) I piu' giovani sono pochi.... Sono tutti più grandi... Scherzi a parte, mi piace stare loro vicino, soprattutto ai più giovani. Così puoi aiutarli a capire che cosa significa la responsabilità di giocare nell'Inter, ma sempre con naturalezza. Perchè un giocatore, quando scende in campo, deve avere sempre tranquillità e sapere che può fare bene. Non deve avere quello stress che deriva dalla possibilità di fallire che, tra l'altro, abbiamo tutti. L'importante è che capiscano che possono fare bene e che, se le cose vanno male, non è responsabilità loro, bensì di chi è qui da più tempo, con più esperienza e più storia all'Inter".
Davidone da Cologno Monzese dice che in televisione hanno detto che stava rimproverando Nwankwo durante la partita....
"In televisione possono dire quello che vogliono. Non mi conosce chi afferma che sto rimproverando un compagno appena entrato in partita, in un momento come quello. Lo stavo caricando e spronando a entrare subito nel clima, così come ha fatto, molto molto bene. Perchè so che non è facile entrare a gara in corso, in una partita così tesa e in una posizione difficile come a centrocampo. Bisogna fargli i complimenti perche, entrare dieci o quindici minuti, a volte è più difficile che disputare una gara intera".
Riccardo chiede chi vincerà il Pallone d'Oro. Secondo lui, negli cinque anni, tre avrebbe dovuti vincerli Cambiasso....
"Sicuramente questo è il parere di mio carissimo tifoso. Non è un premio che mi genera particolari emozioni, lo conferma il fatto che nella lista dei pretendenti manca il giocatore che ha fatto di piu' per l'Inter la passata stagione decidendo tutte le competizioni, tranne il Mondiale, ma solo perchè ha giocato poco. E mi riferisco a Diego Milito. Non è un traguardo che mi toglie il sonno, sono molto piu' affezionato ai traguardi di squadra e quelli, per fortuna, li abbiamo raggiunti quasi tutti e ne abbiamo davanti uno importante. Chi lo vincerà? Non lo so, sarei molto piu' felice se fosse un mio compagno".
Che cosa succede nel mese di dicembre?
"Dobbiamo cercare di fare il meglio nelle prossime due gare di campionato, molto piu' importanti dell'ultima del girone di Champions che puo' decidere solo la posizione di classifica con la quale ci qualificheremo, ma che abbiamo visto già l'anno passato non è poi così fondamentale. Fondamentali, invece, sono le due sfide che disputeremo ad Abu Dhabi. Sono tutte gare vitali e fondamentali, una la affronteremo con il massimo dell'orgoglio come sempre, ma che che non ha così importanza come le altre quattro".
Autore: Fabrizio Romano
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