Intervista dolorosa, quella rilasciata da Felipe Melo ai microfoni del Clarin. L’ex centrocampista dell’Inter, che ora gioca nel Palmeiras, ha raccontato la sua infanzia vissuta in una favela di Rio de Janeiro: “Se mi trovo meglio in Sudamerica che in Europa per il mio modo di giocare? Gli arbitri rompono le p**e dappertutto allo stesso modo, sia qui che in Europa. In Inghilterra se prendi un calcio, il tifoso dice “Ooooh” e l’arbitro non fa nulla. Se fai lo stesso fallo in Spagna ti danno il cartellino rosso. In Brasile ci sono degli arbitri che ti fanno continuare e altri che ti espellono. Per questo la Libertadores mi piace tantissimo. Ci sono dei falli che con un arbitro brasiliano possono essere rosso e con un argentino nemmeno fallo. Messi il migliore al mondo? Il migliore della storia. Io l’ho visto giocare ed è incredibile, Meglio di Cristiano Ronaldo perché Cristiano ti può fare cinque gol, ma Messi ti fa cinque gol e ne fa fare anche ai suoi compagni, è più completo”.

Poi l’ex nerazzurro parla della sua infanzia: “Sono cresciuto nella peggior favela di Rio de Janeiro. Mia madre stava sempre a casa con noi e mio padre lavorava tutto il giorno. Non avevo particolari comodità, ma non mi è mancato nulla. Fin da piccolo sognavo di giocare a calcio e se non ci fossi riuscito non so come sarebbe stata la mia vita. Era il calcio o il calcio. A volte mi andavo ad allenare e al ritorno scoprivo che avevano sparato a uno dei miei amici. Il 95% dei miei amici della favela non ci sono più, sono morti. Hanno scelto un altro percorso e ora non ci sono più. Solo il 5% è riuscito ad andare via, a lavorare e a costruirsi una vita. Ho visto cose incredibili nella favela di cui preferisco non parlare. Ho avuto l’opportunità, ma non mi sono mai voluto invischiare con la droga né avere armi. Ho preferito un’altra strada. Mi ricordo che i capi del narcotraffico della favela mi dicevano “tu hai un futuro, non ti voglio vedere più qui, se ti vedo tornare qui ti sparo in testa”. Ho preferito lavorare e non guadagnare soldi facili”, ha concluso.

Gli viene poi chiesto se si sente di essere diventato un personaggio: “No, personaggio no. Per me essere un personaggio vuol dire trasformarsi da qualcosa in qualcos’altro. Io sono così. In campo sono lo stesso che fuori. Faccio quello che devo fare per vincere perché il Palmeiras paga il cibo a casa mia, come lo fece la Juve, l’Inter, il Galatasaray. È il minimo che devo fare, Il calcio è un lavoro e il lavoro deve essere molto serio, non c’è tempo per gli scherzi”.

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Sab 07 marzo 2020 alle 21:02
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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