Una domenica bestiale quella vissuta dalla Serie A, tra polemiche arbitrali e sprint in vetta alla classifica. La giornata viene aperta dalla Juventus, che supera la Fiorentina non senza fatica. A tenere banco è la coda velenosa del match di Torino, con il presidente viola Commisso letteralmente imbufalito per il secondo rigore accordato ai padroni di casa (quello che ha chiuso i conti col 2-0, poi diventato 3-0) e la risposta al solito spocchiosa di Nedved. La dinamica è limpida: Ceccherini taglia la strada regolarmente a Bentancur e l'uruguaiano gli si getta addosso per cercare il fischio, che incredibilmente arriva. Al Var, l'arbitro Pasqua va solo per controllare se il contatto sia avvenuto dentro o fuori area, non per altro (come da protocollo). La sostanza non muta: rigore regalato e viola al tappeto. Poche ore dopo, mentre la Lazio sbrana la Spal e supera momentaneamente l'Inter al secondo posto, il Milan soffre le pene dell'inferno in casa con l'Hellas Verona. La squadra di Juric crea palle-gol su palle-gol, viene raggiunta solo su autorete e poi resta in dieci uomini per un fallo di Amrabat punito giustamente dal Var.

Due episodi, quello di Torino e quello di Milano, che rimandano inevitabilmente a due partite recenti dell'Inter. Ceccherini-Bentancur è parecchio simile a Young-Oliva di Inter-Cagliari, ma con un'aggravante non banale per i due fischietti in questione: se da un lato è chi attacca ad andare addosso a chi difende, nel caso dell'ex United avviene l'esatto opposto visto che è lui a subire la carica dell'avversario. Eppure, in quel caso, per Manganiello non si era trattato di rigore. Quanto accaduto in Milan-Verona, invece, ci riporta indietro a Lecce-Inter, quando Donati affondò i tacchetti in modo molto più appariscente e pericoloso sulla gamba di Barella rispetto alla sgraffiata di Amrabat su Castillejo: giallo al Via del Mare, rosso a San Siro. E allora si capisce bene il nervosismo di Antonio Conte, saltellante davanti la panchina anche alla Dacia Arena. La sensazione, suffragata dai fatti, è che per l'Inter esista una sorta di regolamento a parte, almeno rispetto alle altre big del campionato. Fischiare per i nerazzurri sembra che pesi sempre molto di più, mentre quando si tratta di fischiare 'contro' cambia tutto, basti pensare al rigore dato da Giacomelli al Lecce (e poi revocato grazie al Var).

Le settimane consecutive con gli arbitri al centro della questione cominciano a essere troppe, un po' di serenità la restituisce Lukaku, ottimo nel concretizzare a Udine il momento di maggior dominio nerazzurro al cospetto di un avversario tutt'altro che arrendevole. Serviva il guizzo del campione, puntualmente arrivato dai piedi del belga. E una grossa mano gliel'hanno data anche Brozovic e Sanchez, entrati nella ripresa e diventati subito i due fari della manovra. Fin lì, l'Inter era sembrata appannata, pasticciona. Poi, con il croato e il cileno, la musica è cambiata, Lukaku è entrato in partita e il risultato di 2-0 solo la logica conseguenza. Dalla prossima settimana si apre il ciclo terribile per gli uomini di Conte, tra derby, Coppa Italia, Lazio ed Europa League: sei partite senza sosta per tutto il mese di febbraio, poi marzo si aprirà con il big-match dell'Allianz Stadium. Sperando che, nel frattempo, il regolamento venga uniformato.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 febbraio 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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