"A testa alta" è uno slogan di cui si è abusato tanto negli ultimi anni. Lo si è usato anche in occasione di finali straperse sul campo o di percorsi europei culminati senza successo di squadre italiane che si presentavano ai nastri di partenza da Campioni d'Italia e venivano indicate tra le "favorite" alla vittoria finale. Ogni riferimento è puramente casuale. L'unica certezza è che l'Inter veramente esce "a testa alta" dall'Atatürk Olympic Stadium di Istanbul.

La delusione ci accompagnerà per settimane, forse per mesi, forse per anni. Questo non possiamo ancora saperlo, ma il fatto di aver accarezzato davvero l'idea di poter alzare la Coppa dalle grandi orecchie per la quarta volta nella nostra storia contro il Manchester City di Pep Guardiola deve essere motivo di grande orgoglio. Lo deve essere soprattutto per come si è arrivati a questo appuntamento e a quante cose irrispettose si sono dette sul nostro conto.

Per l'intero pianeta a Istanbul non ci doveva essere partita. Cosa avrà pensato il cantante e tifoso del City Gallagher, che desiderava a tutti i costi affrontarci in finale, durante i 90 minuti di ieri? Cosa avrà pensato l'ex giocatore Bale che ha pronosticato un rotondo 5-0 per il City ieri a poche ore dalla partita? E tutti gli addetti ai lavori italiani che per una stagione intera hanno usato parole poco dolci nei confronti di Simone Inzaghi?

Magicamente, all'improvviso, tutto il mondo ha scoperto l'Inter di Simone Inzaghi. La stessa che lo scorso anno ha vinto in casa del Liverpool e che nei 180 minuti ha dato filo da torcere a quella squadra che poi in finale ha preso a pallonate il Real Madrid campione d'Europa. La stessa in grado di vincere 4 derby stagionali contro il Milan Campione d'Italia. La stessa in grado di eliminare ai gironi il Barcellona di Xavi che mesi dopo ha stravinto La Liga contro quel Real Madrid che tutti indicavano come strafavorita per la vittoria della Champions League, al pari del City, solo per una questione di Dna.

Fortunatamente in campo non ci vanno i pronostici e i vari decantati dna, ci vanno le idee. Ci va l'abnegazione al lavoro. Ci va la preparazione. Ci va lo studio. "Avete trovato Porto, Benfica e Milan dagli ottavi in poi" è una tesi che non regge e non reggerà mai. Una squadra "fortunata" nel sorteggio non se la gioca alla pari contro una squadra di alieni, costringedola per 90 minuti a trasformare il suo nome da Manchester a Bristol City. Una squadra che si trova lì per caso ieri esce dall'Atatürk Olympic Stadium con una scoppola storica. 

Nel calcio alla fine il vincitore è solo uno, ma l’Inter vince sempre. Per l'Inter vincere non è l’unica cosa che conta, non lo è mai stato, ma aver fatto ricredere tutto il mondo che ci dava per spacciati è motivo di grande orgoglio. La certezza di essere stati grandi non viene scalfita dagli sfottò. In finale sono gli episodi a decidere e ieri è andata così. È lo sport, è il calcio. Non so cosa ci riserva il futuro, ma a viverle stagioni così. Arrivederci Inter. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 12 giugno 2023 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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