Cosa si può dire ancora di Nicolò Barella? Beh, considerato che il centrocampista nato a Cagliari ha solo 24 anni, supponiamo ci sarà ancora tanto da raccontare, oggi e negli anni avvenire. Innanzitutto c'è da fare i complimenti al ragazzo, anzi ai ragazzi (ok, questa non è nostra), visto che gli interisti inseriti nella lista dei 30 per la corsa al Ballon d'Or di France Football sono due, l'azzurro e il Toro Martinez. Sarebbero tre, e quindi un decimo delle figurine, se volessimo includere anche Lukaku, ma crediamo che la sua nomination sia un premio ai tre gol già messi a segno in 6 presenze di Premier League con la maglia del Chelsea, di cui una rete all'Arsenal e una doppietta all'Aston Villa, squadre entrambe decime in classifica, al contrario il belga è rimasto a secco contro Liverpool, Tottenham e Manchester City. In Champions Big Rom ha timbrato il cartellino contro i russi dello Zenit, ma nella sfida di Torino con la Juve non era proprio serata. L'Inter ha assecondato la sua sete di rivincita a Stamford Bridge. Quest'uomo vale davvero 115 milioni?
Ma stavamo parlando di Barella, ormai considerato a pieno merito tra la crème dei centrocampisti di livello mondiale. Qualcuno quando nel luglio 2019 passò all'Inter per circa 45 milioni non era convintissimo come lo è oggi, tra questi chissà c'era anche Conte, che dopo la sconfitta per 3-2 subita in rimonta a Dortmund con il Borussia si domandava a chi dovesse chiedere quel "qualcosa in più" che serve sempre in Champions, "a Nicolò Barella che viene dal Cagliari?". Ed è anche grazie all'ex tecnico nerazzurro, eppure non fortunatissimo nel suo feeling con l'Europa, che il Barella del Cagliari si è trasformato nel Barella faro dell'Inter campione d'Italia, quindi della nazionale azzurra campione d'Europa e primatista nel record delle 37 partite di fila senza ko. Nel mezzo, ricordiamo, la società nerazzurra ha dovuto fare i conti anche con la "beffa" Tonali, scippato nel settembre 2020 dai cugini del Milan. Noi come Marotta, che a due anni dalle firme sul primo contratto di Barella ora punta il rinnovo del suo 23, ce ne siamo fatti una ragione.
Ci perdoni l'ad se abbiamo usato impropriamente la parola rinnovo: "Non è un rinnovo – Marotta aveva già corretto tre sere fa dal palco del Festival dello Sport a Trento - ma una gratificazione per adeguarlo a una fascia di giocatori importanti che sono nell'Inter". Insomma, prima se ne parlerà "nelle prossime settimane" e poi arriverà la firma sul rinn... sulla gratificazione, dato che "ci troviamo davanti a un campione" e "non possiamo lasciarcelo scappare". D'altro canto lo stesso Barella, in campo e nelle prestazioni, va sempre di fretta: giocatore del mese di settembre per la Serie A, primo per assist (5) nelle sette giornate (secondo nei cinque maggiori campionati europei solo a Pogba e Benzema), in gol contro il Bologna e in quasi euro-gol contro lo Shakhtar a Kiev, dove a dirgli di no è stata la solita traversa. Nella corsa al Ballon d'Or avrebbe vinto il ballottaggio con Verratti, che con Chiesa fa parte della "top 11 dei grandi esclusi" di Sky (eppure l'ex viola aveva trainato la Juve al quarto posto e deciso la finale di Coppa Italia).
Tra gli attaccanti nominati, Lautaro riforma la LuLa accanto a Lukaku ma con un trofeo internazionale in più del belga (Coppa America), un nuovo partner dai numeri fenomenali (Dzeko in gol 6 volte nelle prime sette come Ronaldo) e l'incombenza di essere il primo rigorista all'Inter. Handanovic se la gioca per il premio Yashin, segno che anche il numero 1 sloveno qualcosa di molto buono nella scorsa stagione l'ha fatta. Dalla prossima sarà invece tempo di avvicendamenti, com'è noto già tra i pali con l'entrata del camerunese Onana dall'Ajax, quindi con la scelta del nuovo capitano. E in lizza, anche stavolta, c'è Barella: "Sarebbe bello se fosse il prossimo capitano. Una qualifica che non si regala, deve dimostrare di avere qualità da leader", ci ha tenuto a sottolineare Marotta sull'ipotesi di assegnare la fascia al centrocampista. 24 anni, paurosi margini di crescita e, tra le tanti lodi fin qui ricevute, il merito di far esaltare anche Adani, che quando ne parla dimentica che non è uruguagio. Non è nemmeno il Nicolò Barella che viene dal Cagliari, ma quello candidato al Ballon d'Or 2021. Un Barell d'Or, da tenerselo stretto e non lasciarselo scappare.
Ma stavamo parlando di Barella, ormai considerato a pieno merito tra la crème dei centrocampisti di livello mondiale. Qualcuno quando nel luglio 2019 passò all'Inter per circa 45 milioni non era convintissimo come lo è oggi, tra questi chissà c'era anche Conte, che dopo la sconfitta per 3-2 subita in rimonta a Dortmund con il Borussia si domandava a chi dovesse chiedere quel "qualcosa in più" che serve sempre in Champions, "a Nicolò Barella che viene dal Cagliari?". Ed è anche grazie all'ex tecnico nerazzurro, eppure non fortunatissimo nel suo feeling con l'Europa, che il Barella del Cagliari si è trasformato nel Barella faro dell'Inter campione d'Italia, quindi della nazionale azzurra campione d'Europa e primatista nel record delle 37 partite di fila senza ko. Nel mezzo, ricordiamo, la società nerazzurra ha dovuto fare i conti anche con la "beffa" Tonali, scippato nel settembre 2020 dai cugini del Milan. Noi come Marotta, che a due anni dalle firme sul primo contratto di Barella ora punta il rinnovo del suo 23, ce ne siamo fatti una ragione.
Ci perdoni l'ad se abbiamo usato impropriamente la parola rinnovo: "Non è un rinnovo – Marotta aveva già corretto tre sere fa dal palco del Festival dello Sport a Trento - ma una gratificazione per adeguarlo a una fascia di giocatori importanti che sono nell'Inter". Insomma, prima se ne parlerà "nelle prossime settimane" e poi arriverà la firma sul rinn... sulla gratificazione, dato che "ci troviamo davanti a un campione" e "non possiamo lasciarcelo scappare". D'altro canto lo stesso Barella, in campo e nelle prestazioni, va sempre di fretta: giocatore del mese di settembre per la Serie A, primo per assist (5) nelle sette giornate (secondo nei cinque maggiori campionati europei solo a Pogba e Benzema), in gol contro il Bologna e in quasi euro-gol contro lo Shakhtar a Kiev, dove a dirgli di no è stata la solita traversa. Nella corsa al Ballon d'Or avrebbe vinto il ballottaggio con Verratti, che con Chiesa fa parte della "top 11 dei grandi esclusi" di Sky (eppure l'ex viola aveva trainato la Juve al quarto posto e deciso la finale di Coppa Italia).
Tra gli attaccanti nominati, Lautaro riforma la LuLa accanto a Lukaku ma con un trofeo internazionale in più del belga (Coppa America), un nuovo partner dai numeri fenomenali (Dzeko in gol 6 volte nelle prime sette come Ronaldo) e l'incombenza di essere il primo rigorista all'Inter. Handanovic se la gioca per il premio Yashin, segno che anche il numero 1 sloveno qualcosa di molto buono nella scorsa stagione l'ha fatta. Dalla prossima sarà invece tempo di avvicendamenti, com'è noto già tra i pali con l'entrata del camerunese Onana dall'Ajax, quindi con la scelta del nuovo capitano. E in lizza, anche stavolta, c'è Barella: "Sarebbe bello se fosse il prossimo capitano. Una qualifica che non si regala, deve dimostrare di avere qualità da leader", ci ha tenuto a sottolineare Marotta sull'ipotesi di assegnare la fascia al centrocampista. 24 anni, paurosi margini di crescita e, tra le tanti lodi fin qui ricevute, il merito di far esaltare anche Adani, che quando ne parla dimentica che non è uruguagio. Non è nemmeno il Nicolò Barella che viene dal Cagliari, ma quello candidato al Ballon d'Or 2021. Un Barell d'Or, da tenerselo stretto e non lasciarselo scappare.
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