Roberto Mancini, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, parla del suo sogno di allenare l'Italia e non scansa le domande sull'Inter.

Mancini, non le mancherebbe il lavoro quotidiano di campo, come lamentano tanti colleghi?
"È da 40 anni che lavoro in campo tutti i giorni, da calciatore e da allenatore. E poi sono giovane, posso ritornare in un club dopo la Nazionale…".

Ma se arrivasse il grande club?
"In grandi club ho lavorato e vinto. Allenare la Nazionale è bello. Sarebbe un onore, un orgoglio. E vincere un Europeo o un Mondiale ancora di più. I soldi non sarebbero un problema. Ma precisiamo: stiamo parlando in libertà… Io ho un contratto con lo Zenit, che sta facendo bene".

Kokorin come Perisic?
"No, Kokorin è fuoriclasse vero. Perisic è devastante fisicamente, gli manca continuità. L’ho preso io, lo so. Ma anche quando fa poco, fa tanto. Chi meglio di lui all’Inter?".

Dicono: l’Inter di Spalletti è crollata come l’ultima di Mancini.
"È diverso. Noi avevamo rifondato la squadra, ora la squadra ha due anni di esperienza in più e tanti di milioni investiti. Noi chiudemmo l’andata in testa pur avendo lacune evidenti. A quel punto servivano acquisti a gennaio per reggere il passo, invece si parlava solo di vendere. Un club come l’Inter non può ragionare solo per arrivare in Champions, deve progettare per vincere".

E in estate arrivarono Gabigol e Joao Mario, voluti da altri.
"Gabigol era giovane, sarebbe stato meglio darlo subito in prestito. Joao Mario era identico a Brozovic. A me serviva altro. Una punta rapida, capace di attaccate le difese chiuse. Ma a quel punto erano già stati spesi i soldi e non si capiva chi decideva. C’era confusione".

Su Kondogbia però lei c’ha messo il timbro.
"Infatti l’avrei tenuto. Aveva un carattere particolare, andava protetto. Ma era un talento, aveva qualità. Infatti a Valencia è sempre il migliore".

Ha lasciato partire Kovacic.
"Abbiamo avuto anche confronti duri tra noi. Gli dissi: “Rifiuta tutto ed esplodi qui!” Ci credevo. Ma arrivò il Real e c’era bisogno di soldi".

Cosa serve a Spalletti?
"Non ho visto spesso l’Inter. Forse una punta rapida alla Mertens, Salah: gente che segna, vicina a Icardi. Rafinha? Esperienza e qualità".

Ce la fa l’Inter ad arrivare in Champions?
"Io la vedo terza. Per me, anche così, è più forte di Roma e Lazio. Quest’estate comunque ha investito".

Vincerà ancora la Juve?
"Sì, è la più attrezzata e ha quella rabbia che gli viene dalla storia. Non impari a vincere in 5 minuti. Io ricordo che facce avessero Bettega, Furino e Tardelli quando li incrociavo in campo. L’Inter dei miei scudetti aveva gente del genere".

Scelga due cartoline nerazzurre.
"La prima Coppa Italia e lo scudetto a Siena".

Il Milan di Fassone?
"Con Fassone ho lavorato benissimo all’Inter. Anzi, ritengo che l’errore più grande dell’Inter sia stato proprio quello di far partire Fassone, competente e brava persona. Il primo anno avevamo fatto bene, eravamo arrivati quarti che oggi vorrebbe dire Champions. In genere, squadra che vince non si cambia. Non andò così".

Dicono che all’Inter l’unico che avesse il coraggio di contraddirla fosse Mirabelli. Che oggi tanti criticano.
"Un conto è fare l’osservatore, un conto il d.s. in un club come il Milan. Massimo ha bisogno di fare esperienza e di imparare, ma i giocatori li vede e farà bene anche al Milan".

Conte contro Mourinho?
"Vedrete: s’incontrano e finisce a tarallucci e vino".

Sezione: Copertina / Data: Gio 11 gennaio 2018 alle 08:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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