L'ex difensore e team manager dell'Inter Ivan Ramiro Cordoba, che ha da poco pubblicato l'autobiografia 'Combattere da uomo', ha ripercorso ai microfoni del Corriere dello Sport la propria carriera in nerazzurro, dagli esordi fino al Triplete.
CALCIOPOLI - Si parte da una delle pagine più brutte del calcio italiano, una vicenda appena sfiorata nel libro dell'ex calciatore nerazzurro: "Già prima del 2006, per noi giocatori dell’Inter era evidente che ci fosse qualcosa di molto sporco - ha dichiarato il colombiano al quotidiano romano -. Lo si capiva dagli atteggiamenti, dalle decisioni che venivano prese da parte degli arbitri che avevano come unico scopo quello di favorire alcune squadre, quelle che facevano parte del sistema-Moggi. Ho deciso di scriverne poco perché in realtà c’è poco da aggiungere. Non bisogna mai dimenticare quello che è successo. Calciopoli è una cicatrice che resterà, sappiamo chi ce l’ha procurata e non dobbiamo dimenticarla mai. La cicatrice resta là, a ricordo di una pagina nera del calcio italiano. La cosa che mi infastidisce di più ancora oggi, nonostante siano passati ormai dieci anni, è che qui sembra che non è mai accaduto nulla e che addirittura alcuni pensano che sia stata l’Inter a causare il problema. Invece chi ha generato Calciopoli sono le persone che tutto questo schifo hanno permesso. E sono colpevoli anche coloro che pensano che questo scandalo non sia mai esistito. E’ stato tutto troppo eclatante per negarlo. Mi chiedo ancora oggi, se le Juve di Moggi era innocente, perché non ha fatto il ricorso? Non è che magari non l’ha fatto perché sapeva di rischiare una penalizzazione ancora più pesante e magari ripartire dalla C anziché dalla serie cadetta?"
JUVENTUS - Dopo Calciopoli la squadra bianconera si è rialzata, tornando più forte di prima: "Per questo le vanno fatti i complimenti. La Juventus di oggi è un bell’esempio per tutto il mondo del calcio. Però ripeto, ricordiamoci sempre di Calciopoli in modo da non farlo più succedere - ha sottolineato Cordoba -. Pensate che esempio pessimo per un ragazzino che sogna di diventare calciatore o per un tifoso che per seguire la propria squadra deve affrontare molti sacrifici: vai allo stadio e poi vieni a sapere che le partite erano state già decise a tavolino. Questa cosa fa perdere di credibilità a tutto il sistema".
MORATTI - Parole speciali per l'ex presidente dell'Inter: "Massimo è una persona che capisce molto bene le tue sensazioni, le tue emozioni, quello che provi e si abbassa sempre al tuo livello. E' un generoso sempre pronto a darti una mano quando sei in difficoltà. Anche dopo le partite più brutte lui era sempre lì accanto a noi e trovava sempre le parole giuste per risollevarci. E' stato un grandissimo presidente".
IL RITIRO - "La cosa che mi manca di più è la fatica, il cuore che ti va a mille quando fai un recupero in extremis. Poi gli applausi del pubblico, l'adrenalina e le chiacchiere con i compagni nello spogliatoio. Mi manca la sensazione di benessere che senti quando fai il tuo dovere per la tua squadra. E poi un gol che per noi difensori è una rarità: quando arriva ti senti in paradiso".
SPOGLIATOIO E SOCIAL NETWORK - "Lo spogliatoio è un luogo sacro dove condividi i segreti e crei un gruppo vincente. Tutte le sensazioni, le immagini di quei momenti secondo me devono restare dentro quelle quattro mura. La pratica di rendere tutto pubblico non mi trova molto d’accordo. Io ho vissuto la carriera in un’epoca dove non esistevano i social network e mi sono trovato benissimo perchè per dare valore a certe cose bisogna tenersi stretti luoghi e momenti che devono essere solo tuoi e dei tuoi compagni. Se il mondo poi li viene a conoscere, perdono il loro valore".
LA CUEVA - Con Toldo, Adani e Recoba, Ivan Ramiro Cordoba aveva fondato una setta goliardica. Questi i temi di cui discutevano i quattro durante le loro riunioni: "Discutevamo del sistema calcio che non funzionava. Avevamo la netta sensazione che qualcosa non funzionasse. La cueva era un modo per farci forza fra di noi, per lottare contro certe cose che vedevamo e che non ci piacevano. Vedevi alcune partite e restavi sconcertato da ciò che vedevi. Ti venivano dei dubbi che poi nel 2006 con Calciopoli divennero certezze. Però tutte quelle ingiustizie ci davano ancora più forza, stavamo lottando contro un sistema e lo facevamo insieme, come una squadra".
ZANETTI - "Javier ha tantissime qualità ma la principale è quella di saper gestire ogni momento difficile con il buon senso e la simpatia. Poche volte l’ho visto arrabbiarsi in modo scomposto, anzi usava un altro metodo per risolvere i problemi interni: lo scherzo. A lui bastava una battuta per sistemare situazioni complicate fra compagni o con l'allenatore. Questa sua qualità l’ho sempre ammirata".
IL FENOMENO E IL TECNICO - "Il Fenomeno Ronaldo, senza alcun dubbio, era semplicemente il numero uno. Ho una grande stima per Mancini che mi ha dato tantissimo. Ma sarebbe sbagliato non ricordare Cuper che ci diede una base solida sulla quale poi costruimmo i nostri successi futuri".
MOURINHO - "Mourinho, un leader vero. Josè ha una qualità inarrivabile dagli altri: riesce a tirare fuori il meglio da un giocatore nel momento in cui la squadra ne ha più bisogno.Tutti ci auguriamo di sì ma non penso che sia questo il momento giusto perché ora c’è Mancini che deve fare la sua strada e prendersi le sue soddisfazioni dopo aver avuto il coraggio di riprendere l’Inter in una situazione di difficoltà evidente. Sono convinto che Mancini riuscirà a far risollevare la squadra. Se lo lasceranno lavorare in pace sono sicuro che darà grosse soddisfazioni a tutti i tifosi dell’Inter, me incluso ovviamente".
THOHIR E I CINESI - "Penso che chiunque abbia voglia di investire nell’Inter deve capire che la vicinanza e il senso di appartenenza al club sono due cose fondamentali. Il club deve essere sempre più vicino alla squadra e ai tifosi. Quando ci sono delle difficoltà da superare l’unico modo per uscirne è con la compattezza: serve fare squadra".
SIMEONE - "Il Cholo una grande qualità, quella di saper trasmettere la sua energia alla squadra e plasmarla secondo il suo carattere e la sua personalità. Quello che sta facendo all’Atletico è un qualcosa di fantastico".
IBRA O BALOTELLI - "Sono due giocatori diversi. Ibra ha un carattere difficile ma è un fuoriclasse straordinario e un lottatore esemplare. Avere Zlatan dalla propria parte vuol dire avere una marcia in più. Anche se litigavi con lui – e lo abbiamo fatto - sapevi che nel campo c’era ed era determinante. Per Mario il discorso è difficile. Lui quando era all'Inter aveva delle qualità incredibili che non è mai riuscito ad esprimere purtroppo. Noi gli volevamo un bene incredibile e abbiamo provato in tutti i modi a convincerlo a cambiare i suoi atteggiamenti. Purtroppo non ci ha mai dato ascolto ed è un grosso dispiacere. Lui vuole vivere la vita che sta facendo ora ed è un peccato perché poteva dare molto, ma molto di più non solo all’Inter ma a tutti il calcio italiano in generale. E’ stato veramente una delusione".
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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