Chi scrive nutre profonda ammirazione e stima per Josè Mourinho. Un’ammirazione e una stima che si dividono egualmente sia per l’allenatore, abile stratega e vincente indiscusso, sia per l’uomo, capace di ammaliare le folle, di essere supertestimonial pubblicitario, di essere sincero e schietto come nessuno mai.

Fatta questa doverosa premessa, non ho difficoltà a ritenere lo Special One l’unico responsabile del pareggio contro il Bari: una “x” che ha fatto perdere ai nerazzurri due punti, che probabilmente (si spera…) saranno recuperati, nei confronti della concorrenza, nel giro di qualche giornata. Il problema, infatti, non sono i due punti persi, ma la modalità con la quale si è arrivati a quel pareggio.

Contro gli uomini di Ventura, “Mou” ha voluto strafare, capovolgendo la formazione di partenza già alla mezzora: quando, invece – come ha poi sottolineato il presidente Moratti –, c’era bisogno di pazienza. E cioè di insistere ad attaccare, di aggirare sulle fasce l’avversario. Lì, in quel momento, Mou si è fatto fregare. Ha rivoltato la squadra, è andato in vantaggio con un rigore di Eto’o, ma ha anche scoperto la squadra agli attacchi avversari.

E fortuna che quelli del Bari hanno peccato di precisione. Altrimenti, avrebbero sicuramente raddoppiato. Contro il Parma, invece, tutta un’altra storia. Pazienza, pazienza e ancora pazienza: fino al gol del camerunense che è servito da apriscatole ed ha spezzato le reni al Parma incapace di reagire perché stanco e provato da oltre sessanta minuti di forcing e pressing a tutto campo.

Da qui, la ricetta del campionato. Contro le piccole – che, specie a San Siro, si chiudono – l’unica arma da opporre è quella della resistenza: e cioè continuare a giocare, credere negli uomini e nello schema di partenza. Cambiare giocatori dopo venti minuti, stravolgere la formazione, serve a ben poco. E i fatti lo hanno dimostrato.
 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 15 settembre 2009 alle 11:34
Autore: Giuseppe Granieri
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