Guarin, Vucinic, Juventus, Inter, Marotta, Fassone, Branca. E poi i tifosi, inferociti per uno scambio concluso e poi saltato. I tifosi nerazzurri, ovviamente, perché quelli bianconeri già gongolavano. Eh sì, perché al di là di tutto lo scambio tra il colombiano e il montenegrino sarebbe stato un suicidio. A livello tecnico poteva starci, l'idea non era malsana, a patto però che insieme alla punta fossero arrivati anche 5-6 milioni di conguaglio. Baratto, anche no. Inutile girarci attorno: era tutto fatto, tutto chiuso, se non fosse stato per quella semi-sommossa (veemente, ma pacifica) dei sostenitori di fede interista. Meno male, ci verrebbe da dire.

No, non si può fare affari al ribasso con la tua prima rivale nel momento in cui essa domani e tu sei in affanno. Uno scambio sbagliatissimo, per i modi e per i tempi. Fermo restando l'imbarazzo, ok bloccare tutto.

Poi, però, male male quel clima cupo e malsano che si è respirato al Meazza contro il Catania. In questo hanno ragione sia Mazzarri che Moratti. La squadra ha già tanti problemi di suo e, senza dubbio alcuno, avrebbe beneficiato dell'apporto incondizionato del pubblico. Anche perché, in campo, si fa quel che si può: non ci pare di vedere gente che ritira la gamba o che pensa ad altro. Chi pensa ad altro, è stato tenuto in tribuna. Per dire.

Vero: siamo italiani e il tifo anglosassone ce lo scordiamo. Ma sarebbe bello se un club come l'Inter, con tifosi come quelli dell'Inter (costantemente i più presenti di tutto il Paese quando si tratta di stare vicino alla squadra), si riuscisse a distinguere anche in questo senso. Cambiamo il modo di tifare: meno mormorii e più cori, meno insulti agli avversari e più canti per i propri. Per 90 minuti. Ricordo piacevolmente i lunghi applausi dopo l'uscita dalla Champions con il Liverpool oppure quelli sentiti a Old Trafford sempre dopo il ko al primo anno di Mourinho. E il riferimento va a tutto lo stadio, perché la Nord spesso e volentieri canta senza soluzione di continuità. Chimera? Forse. Ma il club che ha vinto un Triplete può pensare anche a questo obiettivo. Per cui, giusta e sacrosanta la presa di coscienza, prima e dopo le partite. Durante, però, che si tifi e si sostengano i colori amati. E' un desiderio.

E se da un lato è stato corretto da parte di Moratti e Mazzarri sottolineare questo episodio, dall'altro si deve fare attenzione a non tramutare il fatto in alibi. Pericolosissimo alibi. Perché va bene tutto, contingenze e quant'altro, ma davanti si aveva il Catania ultimo in classifica, che fino a domenica aveva il numero zero nella casella dei punti guadagnati in trasferta. Difendere la squadra davanti ai media va bene, proteggerla in un campionato già ostile storicamente ai colori nerazzurri anche. Poi, però, nelle segrete stanze, Mazzarri, Moratti, Thohir e chi di dovere facciano il proprio, finanche a muso duro. Ce n'è un estremo bisogno.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 30 gennaio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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