Una minoranza pesante quella che Massimo Moratti si è garantito all'interno del CdA dell'Inter. La conferma arriva dalla Gazzetta dello Sport, che spiega le pieghe e le clausole all'interno del nuovo statuto della società nerazzurra.

''Quella trattativa non è stata la pura e semplice cessione della maggioranza nerazzurra, ma un complicato gioco di pesi e contrappesi che, alla fine, assegna a Massimo Moratti un ruolo molto più significativo di quel 29,5% che lo identifica come partner di minoranza – si spiega nelle colonne della rosea –. Finisce l’era dell’uomo solo al comando, inizia la gestione duale. International Sports Capital – la società di Hong Kong indirettamente posseduta da Erick Thohir (al 60%), Rosan Roeslani e Handy Soetedjo (20% a testa) – è il nuovo azionista di maggioranza, con il 70% delle quote. Thohir, che è presidente non di facciata ma di sostanza, detta le linee strategiche della società e ha pieni poteri gestionali. Ma Moratti è riuscito a conservare una serie di diritti di veto per le operazioni che comportano mutamenti non secondari, a ogni livello, della vita nerazzurra''. Una svolta non da poco.

Ma la parte più interessante è questa: ''Ci sono materie che richiedono maggioranze qualificate da parte dell’assemblea dei soci. Serve il 90% dei consensi – quindi l’avallo dei Moratti – per deliberare aumenti di capitale, cessione di beni della società o trasferimenti di rami d’azienda, cambio di denominazione o di sede sociale. Stesso quorum, che tra due anni scenderà all’82%, è necessario per dare il via a emissioni di obbligazioni o altri strumenti finanziari, a fusioni, scissioni o trasformazioni che coinvolgono la società. Ma le novità più succose dello statuto sono contemplate all’articolo 10, relativo all’amministrazione, e in particolare al comma 5, che mette i paletti al CdA. In quello che è l’organo di indirizzo del club, il board come lo chiama Thohir, la maggioranza è in mano agli indonesiani che esprimono cinque rappresentanti su otto: Erick Thohir, Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve e Isenta Hioe da una parte; Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto dall’altra. E, di norma, le deliberazioni vengono assunte a maggioranza semplice. Tuttavia serve il sì di sette membri su otto, quindi anche dei morattiani, su alcune questioni-chiave. Innanzitutto, il calciomercato: per operazioni di qualsiasi tipo (acquisti definitivi, comproprietà o prestiti ma anche, in teoria, rescissioni) che comportano per l’Inter un esborso superiore a 20 milioni di euro gli indonesiani non possono decidere in autonomia; come pure per contratti con calciatori, allenatori o altro personale che prevedono un ingaggio di oltre 10 milioni lordi. Vale lo stesso nel caso di «qualsiasi decisione significativa» relativa al progetto di costruzione di un nuovo stadio e a Inter Campus''. A questo punto appare chiaro che parlare di mera minoranza non ha senso. Massimo e Angelomario Moratti restano a pieno titolo all'interno del club e non solo come figure onorarie.

Moratti, inoltre, potrebbe porre il veto anche su operazioni dell’Inter con la cordata dei soci indonesiani, su un’eventuale cessione del centro sportivo di Appiano Gentile e su acquisti o vendite di beni per oltre 10 milioni, sull’utilizzo delle linee di credito o stipule di mutui, su operazioni straordinarie, su cessioni del marchio. ''Curiosità: l’ex presidente può opporsi a sponsorizzazioni con aziende operanti nei settori delle armi, delle scommesse, del gioco d’azzardo e dei cibi geneticamente modificati'', si legge. E non potrà esserci, al contrario, alcuna 'fuga' da parte degli indonesiani. Almeno, non prima del 15 novembre 2016. ''Quindi per i prossimi tre anni, gli indonesiani non potranno scendere sotto il 70% senza il consenso di Moratti, il quale manterrebbe tale diritto anche riducendo la sua partecipazione fino al 5%''. Nel caso in cui gli indonesiani o lo stesso Moratti avessero intenzione di vendere le loro quote, all’altro socio spetterebbe comunque il diritto di prelazione. E Moratti può esercitare il cosiddetto diritto di covendita ''qualora Thohir & company volessero cedere a terzi: ciò significa che i compratori si accollerebbero anche il pacchetto morattiano. Il nuovo statuto, infine, introduce il voto di lista per le elezioni del consiglio d’amministrazione, vista la presenza di due blocchi definiti: dopo il 2015 Moratti conserverà tre posti a patto di detenere almeno il 18% delle azioni e ne dovrà cedere uno nel caso riducesse la sua partecipazione fino al 10%''.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 30 novembre 2013 alle 11:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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