Quanti centimetri? Tre? Quattro? Impossibile calcolarlo fedelmente, ci si deve affidare alla tecnologia e al fuorigioco semiautomatico senza poter proferir parola o lamentela. Fatto sta che il gol di Henrikh Mkhitaryan al 75' di Barcellona-Inter è stato cancellato prima dalla segnalazione dell'assistente di Clement Turpin, Nicolas Danos, poi dalla conferma del VAR, affidato a Jerome Brisard, arrivata una trentina di secondi dopo. Un'azione che ha ricordato una rete segnata al Camp Nou, sempre nella stessa partita, da Robin Gosens su assist di Lautaro Martinez per il momentaneo 2-3 dei nerazzurri che, nonostante il pareggio di Robert Lewandowski nel finale, sancì la qualificazione virtuale dei ragazzi di Simone Inzaghi agli ottavi di finale di Champions League, nel percorso che li condusse poi in finale a Istanbul.

Stavolta la punta del piede di Mkhitaryan ha portato all'annullamento di un gol pesantissimo ai fini del risultato, perché sul 3-4 per l'Inter il Barça avrebbe riscontrato parecchie difficoltà e, chissà, si sarebbe scoperto ulteriormente per l'ansia di dover recuperare il terzo svantaggio della serata. "Magari ripenserò al gol annullato per tutta la vita", le parole dell'armeno dalla pancia dello stadio Montjuic dopo la semifinale d'andata. E sicuramente anche i tifosi interisti ci penseranno a lungo, sperando che non sia un rimpianto ma solo un ricordo generico di una bellissima partita in un contesto storico per l'Inter.

Dura lex, sed lex, diceva Socrate. E finché la legge non viene modificata, in quanto inappropriata, va rispettata. Ovviamente, quello di Mkhitaryan è solo l'ultimo delle decine e decine di reti annullate per un'inezia dal sistema automatico che valuta le posizioni dei calciatori in campo al momento dell'ultimo passaggio. Naturalmente, essendo una rilevazione oggettiva non è meritocratica, è come lanciare la moneta sperando che finisca sulla faccia giusta. E a Barcellona la moneta ha premiato i catalani e nello specifico la posizione di Pau Cubarsì, evitando loro una specie di psicodramma.

Si tratta di avere fortuna, perché con la regola attuale del fuorigioco è molto difficile per un difensore calcolare i tempi corretti per mettere in offside l'attaccante. Ed è contraria in parte allo spirito del gioco, perché più della bravura conta soprattutto la fortuna. Per questa ragione il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha in mente un incontro con l'IFAB, l'ente che si occupa delle regole del gioco, per modificare quella sul fuorigioco e riportarla al passato, quando tra difensore e attaccante, per convincere l'assistente ad alzare la bandierina, doveva esserci luce. In altre parole, nessuna sovrapposizione tra i due, neanche un'unghia.

In questo modo, pur dominando a prescindere la rilevazione del centimetro in più o in meno, verrebbe rispettato il principio calcistico secondo cui mettere in fuorigioco l'avversario è una scelta e non una casualità, con i rischi annessi del tempismo. E molti dei gol annullati in questi anni per pura casualità sarebbero regolari, a causa del posizionamento errato della retroguardia. L'ideale sarebbe premiare chi sceglie la tattica dell'offside, come accadeva in passato dai tempi del Milan di Arrigo Sacchi, e non chi se la cava pur essendo mal posizionato, un po' come accaduto al Barcellona mercoledì scorso o al Tottenham nel 2019, in una semifinale altrettanto importante contro il Manchester City (rete decisiva annullata a Raheem Sterling allo scadere).

Lo spirito del calcio deve sempre prevalere e anche l'evoluzione tecnologica, che va mantenuta a prescindere, deve tenerne conto.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 02 maggio 2025 alle 13:53
Autore: Fabio Costantino
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