Difficile dire cosa manchi a questa Inter. Se tranquillità, cattiveria agonistica, qualità in mezzo al campo o un tecnico che, come invocato da molti, sappia ridare alla squadra una solida idea di gioco, cosa che sino ad oggi non si è mai vista. Gasperini ce la sta mettendo tutta, cambiando modulo e combinazioni di partita in partita, tuttavia senza mai trovare la formula vincente. Stasera l’Inter ha creato davvero poco in termini di gioco, forse a causa di uno schieramento più remissivo rispetto alle precedenti uscite ma che ha senz’altro giovato alla difesa. Quello contro la Roma è stato infatti il primo match in cui la retroguardia di Gasp ha subito zero reti. In questo senso ha aiutato parecchio il lavoro di copertura dei mediani che hanno tamponato l’aggressività dei giallorossi chiudendone gli spazi. Per il resto c’è voluto Julio Cesar, quello vero, che in più di un’occasione - su Borini in particolare nel primo tempo e su Osvaldo nella ripresa - è riuscito a riscattare la gara contro il Palermo.
Modulo dell’Inter che sembrava dovesse partire da un 3-4-1-2, con Sneijder alle spalle del tandem offensivo, e che invece è diventato un più timido 3-1-4-2, con Cambiasso a fare da schermo davanti alla difesa e l’olandese arretrato sulla linea dei centrocampisti. Conclusioni: come detto, la difesa ha retto bene davanti agli squilli di una Roma più volenterosa e che ha uomini in mezzo al campo pronti a creare lo spunto vincente. Gli attaccanti invece, Milito e Forlán, hanno spesso rischiato di restare isolati in avanti, faticando inoltre a trovare l’intesa. Poco gioco, è il solito Sneijder a sospingere la manovra nerazzurra. Ma la Roma di San Siro è senz’altro più quadrata rispetto alla squadra di Gasperini e tiene in mano, soprattutto nella ripresa, le redini del match, senza mai riuscire ad affondare il colpo.
È sbagliato però pensare che la sfida contro gli uomini di Luis Enrique, esame che per Gasp sarebbe dovuto essere decisivo, fosse delle più semplici. Se la Roma viene considerata tra le principali pretendenti al titolo un motivo ci sarà. Tuttavia è lecito attendersi ben altre prestazioni dall’Inter, e i fischi di San Siro sono l’esempio del mancato apprezzamento da parte del pubblico nerazzurro, in attesa di una vittoria assente da troppo tempo. Perché è questo che serviva all’Inter stasera, i tre punti, cercati a tratti con spunti individuali e poca convinzione nella costruzione della manovra. Ottimo l’innesto di Zárate, a mio avviso la nota più lieta della serata. L’argentino era l’uomo che serviva per creare scompiglio nella retroguardia giallorossa. È andato vicino al gol, sempre con una giocata individuale, ma sono sicuro che se continuerà a metterci questa voglia, al servizio della squadra, Maurito troverà presto la via della rete.
Prima però bisogna pensare al rendimento della squadra. Se prima ho sottolineato il dato sulla porta inviolata (nei primi tre incontri l’Inter aveva subito un totale di 7 reti), occorre adesso mettere in luce il fatto che l’Inter non è andata a segno con la Roma così come nella sfida di Champions contro il Trabzonspor. E allora cosa manca? Sembra quasi una bilancia destinata a non trovare mai l’esatto equilibrio. Io partirei da Pazzini in attacco, un giocatore che in qualsiasi momento può decidere da solo le sorti di un incontro. Fossi stato in Gasperini, avrei dato spazio al bomber nerazzurro almeno nella ripresa, con tutti quei palloni rimbalzati davanti alla porta di Lobont…
Inoltre, sfido chiunque ad appoggiare l’ingresso di Muntari al posto di Forlán. Non me ne voglia Sulley, ormai fischiato al primo errore da tutto lo stadio. L’Inter però, a San Siro, non può pensare a difendere uno 0-0. Chiaro che la paura di un’altra sconfitta ha giocato in favore della prudenza del mister. Per il resto è difficile ipotizzare altri scenari tattici che non siano già stati sperimentati da Gasperini o che non rientrano nelle sue corde. I giocatori sono quelli e nessuno può imporre o credere di poter suggerire al tecnico il modulo da adottare. Le scelte le fa Gasp, il destino è in mano a lui e all’orgoglio della squadra. Già martedì sera, nella trasferta sul campo del neo promosso Novara, i tifosi nerazzurri vogliono vedere giocare l’Inter, non la squadra scialba scesa in campo sino ad oggi. Ma per un ritorno al successo servirà sempre il sostegno del pubblico, troppo facile infatti fischiare nei momenti di difficoltà. Occorre remare insieme nella stessa direzione, alla ricerca del riscatto. Siamo ancora in tempo tutti, dal mister ai tifosi ai giocatori, per invertire la rotta.
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