E vissero tutti felici e contenti. O così, perlomeno, vorrebbero in quel di Appiano Gentile. Il drama Inter sta volgendo alla conclusione che tutti auspicavano: la squadra è tornata al completo proprio all’apice del climax stagionale. L’anno scorso le due gare in casa contro Juventus e Sassuolo rischiavano di far naufragare il sogno Champions, a questo giro un altro duplice impegno casalingo è alle porte e può essere il ciclo decisivo per chiudere ogni discorso sul terzo posto. Lautaro Martinez non ha giocato, ma avrà un’altra settimana per mettere benzina nelle gambe in attesa di ricevere la Roma e i bianconeri (che verosimilmente si laureeranno Campioni d’Italia il prossimo weekend, contro la Fiorentina) fra le mura di San Siro, dove c’è da mettere gli ultimi tasselli a una stagione complicata ma che ha dato indicazioni importanti sul futuro, riguardo chi potrà esserci e chi no. Ma, come dice Spalletti, non ha senso fare bilanci ora, perché il futuro è tutto da scrivere. E passa da partita come quella giocata a Frosinone

SETTE - Sono i passaggi necessari a saltare il pressing del Frosinone e che hanno indirizzato fin dai primi minuti la gara nel senso desiderato da Spalletti: è bastata un’azione eseguita bene, manifesto di quel che sarebbe dovuta essere l’Inter al meglio di sé stessa in questa stagione. Palla mobile, da Handanovic fino alla porta avversaria: tocchi veloci, inserimenti importanti e - al momento del cross di D’Ambrosio - area perfettamente divisa fra tutti gli incursori. Per il resto ordinaria amministrazione, con tre nomi su tutti: Nainggolan, Politano e D’Ambrosio sono i migliori nel saper orchestrare la manovra e gestirsi durante la gara. Se del Ninja parleremo fra poco, c’è da soffermarsi sull’autore del cross che ha permesso al belga di segnare il quarto centro stagionale. D’Ambrosio è spesso bistrattato per la sua natura tattica conservativa, ma ieri ha dimostrato di poter essere un valido complemento in una squadra da Champions League, facendo su e giù per la fascia e resistendo a ogni folata avversaria. Le partite su cui far la tara per la maglia da inamovibile sono altre, ma la linea difensiva ha retto bene anche in quest’occasione.

TUTTOFARE - Il migliore in campo nei novanta minuti nerazzurri è senza dubbio Radja Nainggolan che si muove e svaria sui due fronti, recuperando palloni e velocizzando la manovra grazie a un uso sapiente di spazi e tocchi. Dopo le belle parole in settimana, il Ninja fa seguire i fatti e aiuta la squadra nel momento peggiore. È la testimonianza più evidente che la migliore Inter quest’anno si sia vista più di tutti con Nainggolan al 100% in campo: con il belga, stiamo parlando di un’altra squadra in grado di far male in modi diversi, spesso letali. Il Ninja ha collezionato quattro gol e tre assist nelle ventitré partite giocate e nelle ultime gare - con la squadra al completo - ha garantito sette punti. A sei giornate dal termine, il traguardo Champions è a un passo: basterà gestire in maniera oculata le forze contro Roma e Juventus e portare a casa le gare contro Empoli e il retrocesso Chievo per strappare il secondo pass consecutivo per la UCL.

DIFFICOLTA’ - Le turbolenze, si sa, fan parte del viaggio. Ma il modo in cui l’Inter tende a complicarsi la vita in alcune partite può diventare materia di studio nei prossimi anni. Il gol del Frosinone nasce da una situazione confusionaria in area nerazzurra, dove nessuno riesce a spazzare e Cassata è il più lesto a calciare: Handanovic si stende con troppo ritardo e i ciociari rientrano in partita, costringendo l’Inter a quindici minuti di passione. Le distanze saltano e la squadra di Baroni prova un accenno di forcing, mentre l’Inter comincia a innervosirsi e fioccano i soliti errori di imprecisione e di frettolosità nell’impostazione. Poi entra in campo Joao Mario e confeziona il third pass che Icardi tramuta in assist per Vecino, alla terza marcatura in Serie A (come l’anno scorso, con sei gare da giocare) e chiude la contesa. 

TESTIMONI - Icardi, proprio lui. Che ha due ottime occasioni per segnare, ma spreca. Eppure la presenza dell’ex capitano è costante, nell’area di rigore avversaria. Al netto dell’errore di testa (e del tuffo di Sportiello che gli nega lo scavino) Maurito si propone per lo scambio e cerca di farsi perdonare l’assenza di febbraio duettando con i compagni e cedendo quelle che erano i suoi momenti: in questo senso può essere letta la staffetta tra lui e Perisic sui calci di rigore. Il 9 ha ceduto al 44 il pallone dal dischetto che lo stesso Ivan aveva reclamato, forse un po’ troppo bruscamente; la sostanza parla dello 0-2 realizzato e di un abbraccio finale che chiude in anticipo ogni polemica. Quel che conta è il risultato, poi ognuno per la sua strada. Mancano sei partite e all’orizzonte si staglia il bersaglio grosso. L’Inter, sotto la guida di Luciano Spalletti, c’è ancora. E si vede. 

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Sezione: Copertina / Data: Lun 15 aprile 2019 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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