Riduzione dei costi? Fatto. Rispetto del settlement agreement? Fatto. Abbassamento dell'età media? Fatto. Allungamento della profondità della rosa? Fatto. Salvaguardia della competitività? Chissà, ma le vibes sono positive. Si è conclusa poco fa la finestra estiva del calciomercato e non è facile ricordarne un'altra così movimentata per l'Inter. Se non è stata rivoluzione, poco ci è mancato perché i giocatori cambiati rispetto alla scorsa stagione sono ben 12, 13 considerando il rientrante Stefano Sensi. Praticamente più di una squadra intera, almeno numericamente. Inutile girarci intorno, alla base della strategia c'è stato il rispetto dei paletti finanziari, cercando di ridurre i costi della rosa senza perdere qualità e aggiungendo anche elementi più giovani. In linea di massima l'obiettivo è stato raggiunto, anche se le montagne russe estive hanno impedito alla dirigenza di Viale della Liberazione di portare avanti le idee originali, quanto piuttosto costringerla ad adeguarsi ai continui cambi di rotta imposti dal contesto. Unansorta di Gioco dell'Oca perverso che a pochi passi dall'obiettivo ti riportava alla casella di partenza.
Tra le note positive, c'è il fatto di aver messo le mani su due dei calciatori migliori della scorsa stagione, entrambi classe '99: il ricercatissimo Davide Frattesi e Carlos Augusto. Giovani pronti subito per indossare una maglia così impegnativa. Altra nota di merito: Marcus Thuram a parametro zero, strappandolo alla concorrenza del Milan. Punto interrogativo oggi è il classe 2000 Yann Bisseck, difensore con enormi margini di crescita ma sul quale bisognerà lavorare molto per vederlo esplodere. Indubbiamente, però, il gran colpo estivo è Benjamin Pavard, il miglior erede di Milan Skriniar possibile, esperienza, età e qualità al servizio della filosofia di Simone Inzaghi. Un investimento significativo (il maggiore in Italia) per un calciatore significativo, con una certa eco europea. Ben altro rispetto al prescelto Cesar Azpilicueta, che avrebbe dovuto riempire inizialmente quella casella ma che poi ha scelto di tornare in Spagna.
Particolarmente sui generis è la decisione di rivoluzionare il parco portieri: evento quasi unico, i tre estremi difensori nerazzurri sono volti del tutto nuovi: Emil Audero e Raffaele Di Gennaro si sono aggiunti a costo praticamente zero per i ruoli rispettivamente di vice e terzo, mentre per raccogliere la pesante eredità di André Onana è stato 'convocato' Yann Sommer, portiere esperto che ha sostituito Manuel Neuer in questi mesi al Bayern, nazionale svizzero con indubbie qualità ma che ad oggi non sembra un upgrade del camerunese, forse perché semplicemente il miglior numero uno su piazza in rapporto qualità/prezzo. A lui il compito di smentire le perplessità.
Esperienza a costo zero, o sostenibile, così la dirigenza di Viale della Liberazione ha completato la rosa a disposizione di Inzaghi. Sulla fascia, al posto del non riscattato Raoul Bellanova, è stato ingaggiato per un anno il discusso Juan Cuadrado, poco in sintonia con l'ambiente nerazzurro per ragioni assai note ma che si sta impegnando per farsi apprezzare. A 35 anni e con poco da investire, per il livello del giocatore si tratta di un'operazione intelligente al netto del contesto discutibile. Un dosso che col tempo verrà superato.
Poi c'è il reparto offensivo, forse il tallone d'Achille del mercato nerazzurro. Il voltafaccia di Romelu Lukaku è stato l'origine dei capovolgimenti, dei cambi di strategia, della ricerca affannosa di un degno sostituto con un budget non molto alto e con poco tempo a disposizione. Ricerca che, dopo il cambio di rotta di Gianluca Scamacca e i costi troppo elevati di Folarin Balogun e Mehdi Taremi, ha prodotto la fiducia nell'usato sicuro: Marko Arnautovic, 34 anni, strappato al Bologna per 8 milioni nella speranza che possa essere utile all'Inter nell'immediato, non certo negli anni a venire. Stesso discorso per Alexis Sanchez, anche lui cavallo di ritorno: un anno di contratto da svincolato al posto di Joaquin Correa, nella speranza che non abbia smarrito sulla Marsiglia-Milano la sua vena creativa e il suo talento.
Undici volti nuovi che Inzaghi dovrà plasmare in breve tempo, nella speranza che possano alleggerire il fardello di rinunce pesanti, arrivate per questioni economiche, anagrafiche o per comportamenti non esemplari. In quest'ultimo caso, il pensiero va ovviamente a Lukaku, sul quale era incentrata la strategia di mercato dell'Inter. Una volta trovato l'accordo con il Chelsea, la rottura provocata dal comportamento poco trasparente del belga, che dopo settimane nel limbo si è 'dovuto' accasare alla Roma in prestito pur di restare in Italia. Non alla Juventus, che l'ha sedotto e abbandonato, non all'Inter, che aveva scelto di fare un sacrificio finanziario salvo poi interrompere ogni trattativa. Il sacrificio principale probabilmente è stato Onana, ceduto al Manchester United per 55 milioni di euro. Cifra impossibile da rifiutare in ottica autofinanziamento.
Discorso a parte merita l'addio di Marcelo Brozovic, che è andato a guadagnare tantissimo in Arabia Saudita. Il club ha fatto un doppio ragionamento per il croato, ancora tra i migliori al mondo nel suo ruolo: costi elevati di stipendio e sostituibilità tattica (Hakan Calhanoglu è un regista a tutti gli effetti). Ma non significa che per l'Inter sia una perdita leggera, anzi. Dispiace anche per gli addii di Danilo D'Ambrosio ed Edin Dzeko, entrambi a fine contratto: il primo sarebbe rimasto volentieri, il secondo ha preferito la sfida turca. Per quanto concerne Correa, la speranza è che scatti l'obbligo di riscatto affinché ognuno prenda definitivamente la propria strada, mentre per Robin Gosens che l'aria di casa gli faccia bene e lo riporti in Nazionale.
Menzione speciale merita la telenovela Lazar Samardzic: l'Inter aveva deciso di investire complessivi 25 milioni per questo talento serbo-tedesco ed è arrivata a un passo dal traguardo, prima che il suo entourage mandasse tutto in frantumi con comportamenti poco trasparenti e professionali. Il fatto di non aver ceduto al ricatto è degno di lode per il club, anche se rimane l'enorme rammarico per non aver vestito di nerazzurro un potenziale campione. Pazienza, ci si può consolare sperando di aver recuperato Stefano Sensi, o di aver risparmiato budget per arrivare, altra telenovela, a Pavard. Anche perché a centrocampo, proprio last minute, i nerazzurri hanno aggiunto a costo zero (!) l'esperienza, la qualità, la duttilità tattica e la voglia di riscatto di Davy Klaassen, uno che in campo internazionale non è certo sconosciuto.
Ultimo acquisto di una campagna di mercato estiva contraddittoria, con numerose trattative, acquisti, colpi di scena, delusioni e illusioni. Il target finanziario è stato raggiunto, la UEFA non avrà nulla da ridire e indubbiamente in Viale della Liberazione è stato fatto un buonissimo lavoro viste le premesse e le ganasce ben strette, ma l'ultimo verdetto spetterà come sempre al campo che potrà incoronare l'operato della dirigenza o metterlo in discussione. Mai come in questa estate, per necessità, l'Inter ha scelto di scommettere sul mercato. E ogni scommessa, si sa, prevede due possibili finali...
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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