Il silenzio è d'oro. Questo il pensiero di Josè Mourinho al termine di Cagliari-Inter, che lo ha visto protagonista solo fino al 12' della ripresa. I nerazzurri, già avanti per 2-1 grazie alla doppietta di Milito nel giro di 4', attaccano ancora e Astori abbatte letteralmente Mario Balotelli al limite dell'area. Un intervento duro e scomposto, di quelli che richiedono un provvedimento che vada al di là del banalissimo calcio di punizione. Un'ammonizione, insomma, sarebbe legittima. Invece il signor Orsato di Schio, ricordando che il nome di Astori figura già sul suo taccuino alla voce cartellini gialli, applica la politica del lassaiz-faire e 'grazia' inspiegabilmente il difensore rossoblù, consentendo agli uomini di Allegri di mantenere la parità numerica e tentare di giocarsela fino alla fine.

Una decisione arbitrale difficile da digerire, soprattutto per uno come Josè Mourinho che certe cose non è capace di mandarle a dire. Il tecnico lascia la sua area tecnica e richiama l'attenzione di Orsato, il quale senza sapere nulla di ciò che lo Special One vuole fargli notare (ma immaginandolo di certo...) lo invita a lasciare il terreno di gioco e ad accomodarsi fuori per il resto della partita. Decisione presa a prescindere dall'oggetto e dalle modalità di protesta di Mourinho, il quale stavolte non aveva assolutamente offeso nessuno ma si lamentava vivacemente per un fischio ritenuto, a ragione, ingiusto nei confronti della sua squadra. Un episodio che ha un precedente in questo stesso campionato, sorprendete considerando che siamo solo alla quarta giornata.

Già nel derby Mourinho si era lamentato per la medesima situazione (arbitro, Rizzoli), quando cioè in occasione del rigore in favore dell'Inter a metà primo tempo il direttore di gara graziò inspiegabilmente Gattuso che aveva atterrato Eto'o lanciato a rete. Poco importa se lo stesso centrocampista rossonero poco dopo ha trovato il modo di lasciare i suoi compagni in dieci. L'errore era stato commesso in precedenza e anche a Cagliari si è ripetuto. Inoltre, a giustificare ulteriormente la protesta, va ricordato che pochi minuti prima lo stesso Eto'o era stato ammonito pe run intervento molto simile a quello di Astori. Due pesi e due misure, dunque (considerando che già al 9' Cambiasso era stato punito con un cartellino giallo al suo primo intervento, il che lasciava trasparire una direzione arbitrale severa...).

Normale dunque che Mourinho abbia protestato contro questa linea di pensiero, che consente agli avversari dell'Inter di essere 'perdonati' anche dopo interventi che meritano sanzioni importanti. Chiudere un occhio può capitare, entrambi no. E l'allenatore dell'Inter, protestando per un torto subito, al danno unisce la beffa dell'espulsione. Appare palese che nei suoi confronti sussista un preconcetto che lui stesso, a onor del vero, ha contribuito a costruire con dichiarazioni e comportamenti fuori dal coro. Ma questo non deve essere un motivo per trattarlo diversamente rispetto ad altri colleghi. Se avesse detto qualcosa di offensivo, l'espulsione sarebbe stata sacrosanta, ma nella fattispecie è figlia di una predisposizione antipatica nei suoi confronti.

Orsato avrebbe dovuto semplicemente avvicinarsi e capire il motivo delle sue lamentele, poi poteva prendere serenamente le sue decisioni. Invece è corso verso la panchina nerazzurra già con le idee chiare: espulsione. Non sorprende dunque se il lusitano abbia preferito disertare la sala stampa a fine gara, il suo stato d'animo non era dei migliori e conoscendosi avrebbe rischiato di aggiungere benzina sul fuoco. In tutto ciò, qualcuno dirà che Orsato ha graziato anche Maicon dall'espulsione in occasione del fallo su Matri che ha causato il rigore.

La realtà è però diversa, dal momento che l'intervento del brasiliano nasce da una banalissima spintarella, di quelle che tendono a sbilanciare con l'esperienza l'avversario e spesso non vengono neanche sanzionate con il fallo. Non si tratta dunque di intervento da ultimo uomo (l'area era particolarmente trafficata), come indica il regolamento, e il cartellino giallo è sufficiente. Quindi la controreplica di chi vuole attaccare i colori nerazzurri non regge, a livello regolamentare. Ora vedremo se la Lega vorrà usare il pugno duro nei confronti di Mourinho (magari punendolo anche per le sue accuse sui calendari), oppure, saggiamente e cum grano salis, deciderà che non è il caso di squalificare il tecnico per una colpa che non sussiste.
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 21 settembre 2009 alle 09:31
Autore: Fabio Costantino
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