Qualche giorno fa, Mateo Kovacic, centrocampista dell'Inter, ha rilasciato un'intervista al portale Pogled.ba, nella quale ha parlato del suo rapporto con la fede: "Sì, sono molto religioso. Ho sempre nutrito la mia fede, i miei genitori mi hanno cresciuto così. Porto sempre con me l'acqua santa, una statuetta della Madonna e il rosario. Venero la Madonna e Sant'Antonio da Padova, patrono della mia parrocchia. Come reagiscono i miei compagni di fronte a questa fede? Alcuni la accettano, altri meno. Io cerco di spiegarla loro, ma a volte invano, perché se un uomo non vuole credere io non posso fare nulla. Il mondo del calcio viaggia spesso a doppio filo con il denaro, il potere, la fama". Ma ci sono stati momenti in cui la sua fede ha vacillato? "Mai, anche se ci sono stati momenti pieni di tentazioni, ma anche se sbagliavo avevo pronti i miei genitori a riportarmi sulla retta via". 

Qual è stato il momento più difficile della carriera di Kovacic? "Quando ebbi l'infortunio alla gamba, ma pensai subito che sarei tornato in campo ugualmente forte grazie all'aiuto di Dio. Per fortuna, sono ritornato ancora più forte e determinato". Sul giorno più felice della carriera Kovacic non ha dubbi: "E' stato quando ho firmato il contratto con la Dinamo Zagabria". Quando gli si chiede come spiegherebbe la figura di Dio, il ragazzo risponde: "E' difficile dirlo così... Penso che Dio sia in ogni cosa. Se ha un piano per me? Penso sia quello di restare sempre un brav'uomo". Come si vede Kovacic tra dieci anni? "Come un buon marito, un buon padre e un uomo onesto, di buona volontà. Cosa avrei fatto al posto del calciatore? Ho sempre voluto fare il calciatore". Mateo, infine, spiega di essere grato "per la salute, e per la mia famiglia che mi ha aiutato a diventare quello che sono oggi". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 18 febbraio 2015 alle 16:00
Autore: Christian Liotta
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