Cinque partite ufficiali, quattro sconfitte. Cinque reti segnate, dieci subite. Ma, soprattutto, come ha detto Moratti ieri sera, sembra proprio che Gian Piero Gasperini non abbia in mano le redini di questa Inter, la cui pochezza è disarmante, ben oltre il lecito consentito. Conoscendo il presidente, il suo curriculum parla chiaro: ha esonerato tecnici per risultati anche meno deludenti. Ieri sera è apparso molto innervosito, quasi adirato per la prestazione opaca dell'Inter, inconcludente e demolita da un Novara buono, ma non certo insuperabile. A questo punto è difficile, con tutta la buona volontà, difendere il tecnico, perché se c'è una cosa che conta nel calcio sono i risultati e finora l'Inter, sotto questo aspetto, ha un ruolino da zona retrocessione. Nulla è chiaramente perduto, ma se stasera Juventus e Napoli fanno bottino pieno la distanza dalla vetta (con ambizioni scudetto) aumenta a 8 lunghezze. Ed essere ottimisti comincia a diventare faticoso.
SCONFITTA FRAGOROSA - C'è nell'aria un odore di cambiamento in casa Inter. La sconfitta di ieri rischia di essere lo spartiacque della stagione nerazzurra, e siamo ancora a settembre. La panchina dell'allenatore di Grugliasco traballa pericolosamente e servirà una buona dose di pazienza a Moratti per evitare di prendere decisioni drastiche, che gran parte del popolo nerazzurro a questo punto auspica. Inutile cercare di sottolineare le difficoltà in cui Gasp si trova costretto a lavorare in questo periodo, tra assenze per infortunio, giocatori fuori ruolo, condizione fisica inadeguata e gruppo ancora da amalgamare. Il k.o. del Piola è troppo fragoroso per ignorarne l'eco anche a distanza di molte ore. A questo punto è lecito attendersi una decisione, che sia interventista o conservatrice. Ma qualunque sarà non mancheranno le polemiche allegate.
SCELTE TATTICHE INSPIEGABILI - Gasperini a Novara ha sbagliato le scelte, ha sperato di poter presentare un'Inter offensiva ma l'andamento del match lo ha sbugiardato. Il guaio è che neanche i cambiamenti in corsa sono serviti ad alcunché, confermando uno stato semi-confusionale del tecnico. Appare dunque evidente che la squadra non sia totalmente in sintonia con le sue idee, peraltro non proprio ferree in questo momento. Gasp sostiene di aver capito che tipo di gioco dovrebbe praticare questa Inter, più ordinato e coperto, ma l'intuizione potrebbe essere arrivata in ritardo. Non si tratta solo di una questione di modulo, 3-4-3, 3-5-2, 4-3-3 e via dicendo. Nessuno schema, finora, ha funzionato, il che palesa altre problematiche di fondo.
I GIOCATORI NON SONO ESENTATI - Tra queste, l'atteggiamento in campo dei giocatori: non corrono, girano per il campo senza sapere dove andare, sprecano una marea di palloni e faticano a costruire anche un abbozzo di giocata offensiva. In pratica, la rosa nerazzurra si trova improvvisamente composta da pseudo-campioni. Possibile? Facile dare la colpa all'allenatore in questi casi, ma anche i calciatori devono prendersi le loro responsabilità. Sono loro, alla fine, che vanno in campo ed è la loro mentalità a fare la differenza. Se Moratti pensa perciò di licenziare Gasperini, dovrebbe anche intervenire sulla rosa inchiodando i giocatori alle loro responsabilità e, a gennaio, intervenire anche in modo drastico in sede di mercato. Certe oscenità sul rettangolo di gioco, infatti, non possono essere solo colpa di un tecnico, per quanto in difficoltà possa essere.
LA SOCIETA' HA LE SUE COLPE - Parziale scusante per i nerazzurri è la loro condizione fisica. Non si tratta di una preparazione sbagliata, la giustificazione è stata già usata durante la gestione Benitez e oggi non regge più. Si tratta piuttosto di una rosa anziana, è il caso di dirlo, composta da troppi ultratrentenni a cui non basta più la sola buona volontà per giocare meglio dell'avversario. La riprova la danno Palermo, Trabzonspor e Novara, che corrono di più e portano a casa l'intera posta contro l'Inter. Si dirà: anche in estate si sapeva che certi calciatori non avrebbero potuto dare ciò a cui ci avevano abituati nelle stagioni scorse. Non è una colpa, è semplice logorio fisico, evoluzione naturale per qualsiasi atleta. E qui va chiamata in causa la società, che ora prenderà provvedimenti nei confronti dell'allenatore, ma quando avrebbe potuto non ha pensato a ringiovanire adeguatamente un gruppo palesemente avanti con l'età. E ringiovanire non significa prendere dei 19enni di belle speranze, ma calciatori ancora lontani dai 30 anni e nel pieno della maturità fisico-tattica. Quando bisognava intervenire, non è stato fatto, soprattutto per rinfrescare un centrocampo che fa acqua da tutte le parti. E, si sa, quello è il reparto che fa le fortune o le disgrazie di una squadra.
MALEDETTO SENNO DI POI - Tutti colpevoli, dunque, da Gasperini ai giocatori, senza dimenticare la società. Il caos in cui l'Inter vessa nelle ultime settimane è inaccettabile soprattutto perché all'esterno si nota a occhi chiusi e rende ancora più fragile un club che dovrebbe invece dare un'immagine di forza per spaventare come un tempo le rivali. Altri tempi. Forse, con il senno di poi, non sbagliava chi sosteneva che era il caso di applicare un restyling totale, dimettere con tanti ringraziamenti alcuni giocatori non più giovanissimi e costruire, con pazienza, una nuova Inter, magari non vincente da subito ma con buone prospettive per il futuro. Così, invece, non si va da nessuna parte. Ma il pallone è rotondo, quindi non priviamoci della speranza di ribaltare una situazione oggi nerissima. Se l'Inter è pazza come ha ampiamente dimostrato nella sua storia, può essere capace davvero di tutto...
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