Tre a zero per il Tottenham contro il Crystal Palace. Antonio Conte vince ancora, tornando alla vittoria in campionato dopo il 2-2 con il Liverpool. Vince anche oggi dunque il condottiero di Lecce che con il suo Tottenham, dal suo arrivo, è ancora imbattuto. Vince a Londra, ma non smette di pensare a Milano e a quell'Inter che sua non è più. Riduzione degli ingaggi, cessioni importanti e un mercato quanto più striminzito possibile per non gravare su disponibilità economiche che non potevano permettersi lo sfarzo del 2019, quando portafogli ampio e un progetto allettante soddisfavano ambizioni e richieste del tecnico leccese appena arrivato. La pandemia e il conseguente ridimensionamento finanziario from Nanchino avevano leso irrimediabilmente quella 'fame in comune' che in quel lontano maggio 2019 aveva spinto il buon Antonio ad accettare la sua 'grande sfida'. Antonio Conte non sarà più l'allenatore dell'Inter - si leggeva nel comunicato del club che spiegava come di comune accordo le parti avevano deciso di intraprendere strade differenti. Un accordo che porta il peso di sei zeri e un 7 davanti come buonuscita e che, volente o nolente, hanno riesumato le ombre dell'ex capitano della 'vecchia rivale'.

Ma poco importa il passato, persino quello di Conte che, per quanto ingombrante e macabro, era stato messo in un angolino per il bene di tornare grandi e competitivi. Eppure niente va dimenticato del tutto e fino in fondo e quell'addio di fine maggio scorso, a tre giorni dai festeggiamenti per il 19esimo scudetto, hanno in qualche modo riaperto il cassettino dell'oblio dando ragione a chi di quei murales di Lecce ne ha sempre fatto una filosofia: "Mercenario" hanno urlato in tanti. Professionista 'egoista' hanno chiuso il discorso altri e l'effettiva semiotica comportamentale alla base della separazione tra l'Inter e il suo (ex) condottiero è oggi parte del passato. E, ripetiamo, poco importa il passato... Direbbe qualche buon e mite saggio che Conte, ad onta di tutto, lo ringrazia ancora per lo scudetto riportato in quel di Milano e per la crescita impartita a quei nerazzurri che a Dortmund sembravano non così 'degni' della Champions e (alcuni) poi finiti poi a vincere un Europeo e una Coppa America.

Grazie e arrivederci. Possibilmente, però, da avversari. D'altronde si sa, le minestre riscaldate non hanno mai lo stesso sapore, lo insegna la storia e un Conte 2.0 sarebbe impronosticabile per chiunque. Chiunque tranne che per Conte stesso. Eh? Eggià! Così pare a sentirlo parlare ieri nel post Tottenham-Crystal Palace. "Magari tornerò in Italia un giorno per ribaltare nuovamente i pronostici". Beh, in Serie A, che non significa esattamente all'Inter, ma a sentir dire 'magari tornerò' dopo tanto di elogi alla sua ex squadra fa un po' sorridere. Sedotta e abbandonata, l'indistruttibile Inter del diciannovesimo scudetto si era ritrovata ad essere terra di nessuno nel giro di qualche giorno, al punto da venir accostata persino ai Conceicao, Mihajlovic, Zenga e Fonseca della situazione. Nulla da togliere ai sopraccitati, ma da Conte a Fonseca il passo sembrava poco poco suicida. Eppure la scelta di Inzaghi aveva quasi sortito lo stesso effetto: "Inzaghi dopo Conte? Non si andrà lontano" fu il primo dramma, seguito dai vari disperati disfattismi di chi senza Hakimi e soprattutto Lukaku vedeva la Beneamata nel precipizio di un baratro senza fine.

Il prosieguo del cammino dopo Conte, Hakimi e Lukaku, è storia nota e da Inter nel baratro a Inter campione d'inverno il passo è stato non così breve ma neppure così faticoso e impossibile da compiere. Sembrava la fine del mondo ma fine del mondo non è stata. Ed esattamente come la fallita previsione dei Maya, il mondo non finì a dicembre. Tutto il contrario: proprio a dicembre l'Inter si è presa i primi due mattoncini d'orgoglio, valevoli di obiettivi (per quanto ancora pressoché inutili, quantomeno al palmares): ottavi di Champions, primato in classifica a +4 dal Milan secondo e una velocità di corsa più sostenuta rispetto allo scorso anno. Un commento? Lo fa Antonio, che proprio ieri sera non ha potuto che complimentarsi con la sua ex squadra: "La continuità dell'Inter fa piacere, perché è la prosecuzione del lavoro che abbiamo fatto e loro stanno proseguendo in maniera egregia. C'è solo da complimentarsi" ha detto ai microfoni di Sky, dove come spesso accaduto in passato ha mancato ancora una volta l'occasione di rendere merito agli altri senza dover infilarci in mezzo un pizzico di autocelebrazione. "La squadra ha posto basi per stare lì tanti anni. Ora toccherà agli altri inseguire" ha inoltre aggiunto, una frase che sa di ovvietà, a giudicare dalla classifica ma che nasconde una sincera quanto bella considerazione sul suo ex gruppo che però scherzosamente minaccia: "Magari tornerò in Italia un giorno per ribaltare nuovamente i pronostici" ha detto con tanto di sorriso tra i denti. Un po' come a voler dire "occhio che torno e vi spodesto", il che non è altro che un gran bel complimento e auspicio al tempo stesso. E allora ti aspettiamo in Italia, da capolista e qualche titolo in più (si spera). Perché il passato non si dimentica e oggi come quel 26 maggio: "Grazie Antonio e arrivederci".

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 dicembre 2021 alle 00:10
Autore: Egle Patanè
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