Siamo agli sgoccioli. Il 2011 volge al termine, finalmente. Un anno strano, amarostico, non proprio un classico annus horribilis ma comunque dodici mesi tutt'altro che indimenticabili. Ne abbiamo passati di peggiori, alla fine siamo stati a un passo da un tricolore leggendario e abbiamo messo in bacheca una Coppa Italia, tanto per non perdere l'allenamento nell'alzare trofei. La sensazione però è stata quella di accontentarsi di un modesto pranzo infrasettimanale in un fast food dopo un 2010 che a confronto era un banchetto regale alla corte della Regina d'Inghilterra. Avevamo avuto tutto, tutto insieme, tutto meravigliosamente bello; ci siamo ritrovati con qualcosina. Meglio di un digiuno, certo, ma è sempre brutto accontentarsi, anche perché chi l'Inter la vive trecentosessantacinque giorni all'anno vuole sempre il massimo, è naturale.

E allora avventuriamoci nell'Inter che verrà, quella del 2012, l'anno nuovo che accoglieremo a brevissimo giro di posta a braccia aperte. Ci imbarchiamo per un'Odissea, partiamo per lidi complessi da raggiungere con la consapevolezza di poter rimanere grandi se solo tutte le mosse fossero fatte nel senso giusto. Sembra facile, non lo è. E allora prepariamoci a viaggiare con un'Inter che sarà per larghi tratti nuova, diversa da quella a cui ci siamo abituati ultimamente, più giovane e dunque necessitante di pazienza, ma anche proiettata al futuro se gestita con entusiasmo e non con scetticismo. L'ispirazione nel proemio toccherebbe chiederla alle Muse, ma basterà rifarsi al presidente Moratti. Perché sarà dalla sua figura che partirà tutto, un'Inter che cambierà tanto e sa di dover ripartire dall'innovazione. E dunque dal mercato dei giocatori, ma non solo.

Qualcosa si muoverà anche in dirigenza. Disquisire di porte girevoli potrebbe essere azzardato, ma qualche volto nuovo lo vedremo: Marco Materazzi aspetta una chiamata, Ivan Cordoba se dovesse ritirarsi aspetta già la sua scrivania, Lele Oriali quella scrivania la sogna ma difficilmente la riavrà come ai vecchi tempi. Già, perché per il mercato le figure di riferimento restano Piero Ausilio e Marco Branca, con quest'ultimo che aveva fatto irritare il presidente ai tempi della vicenda Diego Forlan in lista Champions ma che con il mercato di gennaio dovrà recuperare punti. Non mancherà di farlo, vedrete. Sempre più potere invece ad Ausilio, uno che ha scalato le tappe per arrivare alla vetta, e adesso è pronto a vivere un gennaio da protagonista come braccio destro del direttore tecnico.

Qualcosa potrebbe cambiare anche alla guida tecnica. Niente di sicuro, perché nel 2012 si naviga a vista: l'Inter non ha programmi ben precisi, anche perché il lavoro svolto sin qui da Claudio Ranieri è stato molto apprezzato. Adesso avrà i rinforzi che chiede in linea con la società e cercherà di guadagnarsi una conferma anche per la prossima stagione sulla quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo al momento dell'arrivo. L'ennesimo tentativo del Tinkerman, l'ennesima scommessa su se stesso. Le alternative sono ancora fumose, spuntano già da adesso nomi come funghi, peccato che dalle parti di Corso Vittorio Emanuele non ci sia assolutamente nulla di riscontrato. Come a dire, vediamo cosa combina Ranieri perché noi crediamo in lui, poi valutiamo. Sperando in una conferma, perché significherebbe aver fatto bene con un signore e un ottimo tecnico in panchina, sappiamo che se tutto dovesse girare per il verso sbagliato il presidente Moratti non commetterebbe più l'errore di affidarsi a un tecnico che non convince pienamente, come fu per Gasperini. Possiamo giurarci, anche perché la scelta dell'allenatore di Grugliasco ancora fa scaturire l'ira funesta del presidente al solo pensiero. Ma adesso lasciamo (e soprattutto lasciate) lavorare Ranieri, perché sta facendo veramente bene in una situazione veramente complessa.

E poi, il capitolo più atteso: il 2012 dei nuovi acquisti. Perché i tifosi chiedono investimenti, nonostante in società viga un dantesco 'Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir il Fair Play Finaziario', a proposito di capolavori letterari e di Ulisse. Già, perché il FFP non si dimentica: l'Inter agirà ma nel rispetto delle regole, amplierà la rete di merchandising e sponsor per rievere nuovi introiti e finanziare nuovi investimenti. E' questo il cammino da seguire, e con l'anno nuovo si proseguirà su questa via che avrà come grande obiettivo lo stadio di proprietà, allo stato attuale un'idea utopica, ma per il futuro un sogno che Moratti vuole realizzare, anche se le licenze non dipendono ovviamente dall'Inter. Introiti per investire, dicevamo, però già a gennaio più di qualcosa si muoverà: Juan è una promessa e a tre milioni può rivelarsi veramente un affare, un rinforzo a centrocampo serve come il pane e arriverà, qualcosa arriva anche per il famoso esterno che Ranieri chiede ad alta voce. Giovani, volenterosi di crescere, magari senza essere pompati troppo: bisogna saperli aspettare, guardate Ricky Alvarez. Sta venendo fuori lui, così come Coutinho. Un passo alla volta. Esplodere non è semplice, ma serve la collaborazione di tutti - specialmente dei tifosi - per diventare grandi insieme in un momento economicamente complesso per tutti e dunque anche per le società calcistiche. Ma Moratti non è stufo di investire, potete assolutamente giurarci e lo vedrete in questo 2012.

E allora, salutiamo il torpore del 2011 e guardiamo al futuro con fiducia. L'Odissea inizierà tra qualche ora, Penelope ha già iniziato a tessere la tela. Ci saranno anche i proci che vorranno metterci i bastoni tra le ruote, tra un ricorso e l'altro, magari. L'Inter non mollerà nulla, in campo e fuori. Perché siamo nati per vincere. Ti aspettiamo, 2012.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 31 dicembre 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
vedi letture
Print