Tutti vorrebbero vincere sempre. Ogni partita. Purtroppo è praticamente impossibile. Nella storia non c’è stato un solo campionato in un cui la vincitrice finale del torneo abbia fatto filotto, trionfando in tutte le partite disputate, anche in un manifestazioni dominate, vedi l’Inter di Mancini, o la Juventus di Deschamps in Serie B. Ci sono serate no, momenti di maggiore e minore forma, abilità degli avversari che pur inferiori tecnicamente, in un modo o nell’altro, riescono a non uscire sconfitti dal terreno verde di gioco.
Nelle ultime due partite, quelle contro Napoli e Spezia, in cui l’Inter ha raccolto “solo” due punti, i nerazzurri hanno concesso un tiro in porta, peraltro innocuo, ai rivali. Certo, il problema è che i meneghini hanno subito due reti che hanno si sono rivelate determinanti ai fine dei risultati finali. Ma i numeri come sempre vanno interpretati. Al Maradona l’unico vero pericolo creato dai partenopei è arrivato alla fine della gara, quando Politano ha centrato la traversa. Mentre Farias ha bucato Handanovic con una conclusione tutt’altro che irresistibile. Capita. Io però non butto la croce sullo sloveno. Sicuramente merita un voto ampiamente insufficiente nell’ultima gara in terra ligure. Ma se l’Inter non è uscita vincitrice dal Picco non è solo colpa del Capitano della Beneamata.

Ho visto un po’ di stanchezza, un primo tempo giocato ampiamente al di sotto delle possibilità di squadra, un approccio di quelli che non volevano azzannare sin da subito la partita, qualche gol sbagliato, un rigore solare per fallo su Lautaro negato da Chiffi e non segnalato da Valeri. Un insieme di fattori, insomma. A dimostrazione, per chi non lo avesse ancora capito, che il calcio è un gioco di squadra in cui il risultato finale è determinato da molteplici dettagli. E il colpo, o l’errore, del campione, possono essere certamente decisivi in una partita, ma non rappresentano l’unicum da analizzare. Una serata no insomma può capitare a chiunque. 

Ha ragione Conte quando dichiara che tutti avrebbero firmato senza colpo ferire per trovarsi in questa situazione a sei giornate dalla fine. L’esito del campionato dipende solo ed esclusivamente dall’Inter. Non dagli altri, ma dai nerazzurri. Nel calcio tutto può accadere, ma adesso, dopo un campionato favoloso, con le 11 vittorie consecutive a dimostrare la bontà del lavoro svolto, manca solo un piccolo passo. L’ultimo sforzo di un percorso straordinario in cui gli ostacoli più pericolosi sono stati superati agevolmente, vedi la detronizzazione della Juve e l’irrisoria facilità con cui sono stati sconfitti i cugini del Milan. E a proposito del Diavolo, i rossoneri rischiano di non entrare per l’ennesima volta in Champions League. Discorso simile anche per la Juve (che poi io pensi che entrambi club siano favoriti per farcela, conta poco). Ma a girare sui social sembra quasi che la capolista della Serie A non sia l’Inter, ma le dirette concorrenti. 

E questo non è corretto. Tra tafazzismo e malafede, non è accettabile, ma neanche minimante pensabile, che ora possa essere fatto un processo ai nerazzurri per due X consecutive. Sembra quasi che si goda nel pensare ad un clamoroso tonfo su un cammino sin qui trionfale.

Qualora dovesse avvenire, sarei il primo a criticare tutti. Dal Presidente Zhang – che aspettiamo con ansia a Milano -, a Marotta – al quale ora rinnoverei il contratto in tempo zero -, sino al mister e ai giocatori. Ma invece che criticare un pensiero negativo di quello che potrebbe essere e probabilmente non sarà, è giusto valutare un presente in cui, scongiuri permettendo, manca davvero poco ad un meritatissimo Tricolore.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 23 aprile 2021 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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