È trascorso ormai un lasso di tempo considerevole dalla vittoria dell’Inter nel derby meneghino. Si può perciò ragionare a mente fredda e non più di pancia, senza quello slancio emotivo sicuramente entusiastico per ogni tifoso della Beneamata, dopo il 3-2 rifilato ai rossoneri. Credo quindi che per un’analisi e un pensiero più pertinenti sia fondamentale fare un passo indietro e ricordare la pessima prestazione di Europa League contro l’Eintracht e gli svariati risultati negativi degli ultimi mesi. Ovvio che schiacciare, come all’andata, i Cugini, abbia riportato entusiasmo e fiducia in tutto l’ambiente nerazzurro. Ma pensare che basti sconfiggere i rivali cittadini per raddrizzare in toto una stagione troppo altalenante mi sembrerebbe, più che troppo buono, semplicemente sbagliato. E pure da provinciali.

Il tris rifilato al Diavolo (stesso discorso anche se consideriamo pure l’1-0 dell’andata) è una goduria temporanea che non supera assolutamente la somma dei mali dei nerazzurri. Ora, non vorrei tirare in ballo Schopenhauer che sosteneva che la vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore e che la felicità è solo apparente, né tantomeno il nostro Giacomo Leopardi che come il buon Arthur non è che avesse pensieri molto gaudi, mi preme tuttavia sostenere che i supporter dell’Inter potranno trovare una contentezza più solida e duratura solo quando tutta la rosa sarà composta da giocatori di qualità tecniche, fisiche e psicologiche sopra la media. Ci saranno solo (o quasi) grandi campioni e fuoriclasse capaci di reggere ogni tipo di pressione: atleti semplicemente da Inter.

Ripeto quanto scritto in tempi non sospetti. L’undici titolare del Biscione è solido e molto competitivo per il campionato italiano. Con Spalletti in panchina solo la Juventus, per due volte con polemiche e non senza giocarsela alla pari, è stata capace di sconfiggere la Beneamata. Tutte le altre squadre invece hanno pareggiato o perso. Sostanzialmente la paura poteva essere più mentale che reale. È vero che nelle stracittadine può succedere di tutto e che i rossoneri venivano da un buon momento, a differenza della compagine dell’altra sponda del Naviglio. Ma signori miei, l’Inter è più forte del Milan. E non di poco. Stop.

Tutti quelli che ridevano arrogantemente quando si paragonava Piatek a Lautaro (ovviamente in favore del polacco) adesso stanno cercando di correre ai ripari e trovare qualche rattoppata scusa per essere stati così avventati. Intendiamoci bene: il numero 19 del Milan è forte, ma Martinez, che in Argentina ha vinto da protagonista il campionato ed è titolare della sua Nazionale nonostante la giovane età, ha delle qualità clamorose, ed è molto più forte di quanto si possa pensare. Stesso discorso per Skriniar, che però ha annullato il puntero rivale, a differenza di capitan Romagnoli che ci ha capito poco e niente (quando contava) dei suoi avversari: Icardi prima, Martinez poi. Quindi per favore: diamo i giusti meriti. Senza sminuire nessuno, né esaltare a caso questo o quel tesserato.

L’Inter tornerà ad essere grande quando non ci si accontenterà delle vittorie del Derby e dell’arrivo in Champions League. Solo quando si punterà nuovamente a trionfare in campionato e a provare ad alzare la Coppa dalle Grandi orecchie sarà stabilità la normalità. Quella di un club globale, composto da calciatori di calibro internazionale, che suscitano timore e rispetto da chiunque. Non l’attuale squadra che a Francoforte erano (giustamente per come sono andate le cose) sicuri di battere. Attenzione: non mi aspetto che si arrivi in cima da un giorno all’altro. Ma che nella prossima sessione di calciomercato si ingaggino top player assolutamente sì. Non ci sarà più il settlement agreement, quindi niente scuse. Suning, e non ho dubbi su questo, investirà eccome.

A mio avviso la base non dovrà essere toccata, ma va aggiunta tante qualità, esperienza e cattiveria agonistica. I titolari non dovranno essere distinti dalle riserve. Va bene l’11 tipo, e se hai Messi o qualche altro Pallone d’Oro loro giocano sempre, ma chi entra deve poter risultare davvero determinante. Perciò un ripulisti generale tra i giocatori dovrà essere fatto. Sono troppi anni che i risultati sono altalenanti. E ok il quarto posto dell’anno scorso, ma parliamo di un piazzamento minimo per una società come il Biscione. Se ogni anno è sempre la stessa solfa, sarebbe intelligente esaminare l’accaduto e agire di conseguenza.

Marotta non avrà un compito semplice. Ma per lui parla una carriera da vincente. Pare che Ausilio rinnovi e resti al suo fianco. Sinceramente in tutte le sue stagioni in quel di Milano anche il diesse nerazzurro ha intervallato colpi di genio a cantonate pazzesche. Immagino che pure per il dirigente storico della Beneamata si sia arrivati all’anno decisivo: della consacrazione, positiva o negativa. Nessuno si offenda, ma io avrei puntato su Berta dell’Atletico Madrid, semplicemente perché i Colchoneros dal nulla e con pochi mezzi se comparati con Real Madrid e Barcellona sono diventati una potenza globale. Ma chiaramente per i tifosi dell’Inter spero che Ausilio si dimostri il migliore di tutti.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 22 marzo 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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