Finalmente, un po' di respiro. A Bologna ho rivisto la mia Inter dopo un incubo durato poco meno di quattro mesi. Già, quattro mesi che sono sembrati in realtà quattro anni: sconfitte contro rispettabili ma tutt'altro che irresistibili neopromosse, pareggi in casa con la squadra sulla difensiva nonostante giocasse tra le mura amiche, moduli cambiati (male) come fossero biancheria, sfortuna cronica e la totale assenza di quella magica sensazione chiamata entusiasmo che per l'Inter, squadra più umorale che esista, è stata una sciagura. La gestione di Gian Piero Gasperini è iniziata male e finita peggio, nel dispiacere per un uomo vero oltre che persona squisita, ma allenatore non ancora pronto per il palcoscenico più importante d'Italia, quello a tinte nerazzurre. Ci volevamo credere perché fiduciosi delle qualità del tecnico di Grugliasco, eppure è bastata una frase di Claudio Ranieri per far capire cosa significa arrivare ad allenare un grande club: "Per me non esistono moduli vincenti, per me esistono giocatori vincenti". Un vento di positività è tornato a soffiare su Appiano Gentile con l'avvento di Sor Claudio. A Bologna il venticello si è fatto già sentire, chissà che presto non possa sfociare in una bufera d'entusiasmo.

Con Gasperini non girava bene nulla, è stato il tipico matrimonio storto le cui colpe sono di tutti. Chi ha voluto portarlo a Milano doveva aspettarsi che il credo del Gasp fosse quello del 3-4-3, ma anche il buon Gian Piero avrebbe dovuto adattarsi alle potenzialità della squadra. Insomma, una valanga di incomprensioni e di confusione che il Lord Claudio Ranieri ha saputo spazzare via in un pomeriggio. A Ranieri sono bastati novanta minuti per tornare da Bologna con i primi tre punti stagionali e con i sorrisi sui volti dei giocatori. E' vero, è stata solo una partita e già a Mosca ci sarà un altro test più che impegnativo, ma a notare qualche piccolo particolare i più si saranno resi conto di cose che con Gasperini alla guida parevano irraggiungibili: Cambiasso è parso improvvisamente rigenerato, Lucio è tornato a giocare per la squadra e non per se stesso preso dalla disperazione, la difesa è tornata ad essere equilibrata, Coutinho ha dimostrato di essere un elemento prezioso e non solo uno dei tanti inho di buone speranze e nulla più. Sono questi alcuni dei miracoli di Claudio Ranieri, i tocchi magici del Lord che ha restituito convinzione e semplicità all'Inter. Due fattori essenzialmente straordinari.

Esaltarsi subito è facile come lo sarà sparare sul tecnico al primo passo falso, ma a Ranieri va dato atto di aver reso più limpida una situazione che pareva tragica. La squadra era equilibrata, serena ma anche grintosa e piena d'animo. Esatto, l'animo: l'Inter di Gasperini probabilmente sull'1-1 sarebbe crollata psicologicamente, l'Inter di Ranieri senza agitarsi ma reagendo da grande squadra ha asfaltato con fermezza un Bologna tonico e voglioso. E' tornata la voglia di sputare il sangue, e non più quella volontà di 'nascondersi' nel disastro generale. E poi, l'incantesimo più prodigioso del Lord è stato quello più semplice, ovvero dimostrare che Pazzini e Milito possono giocare insieme. Magari una coppia simile predilige un trequartista puro come Sneijder a sostegno, ma Ranieri senza timore li ha lanciati nel momento più difficile senza trequartista ma con due ali a servirli e pam, pronti-via, il Pazzo e il Principe confezionano il gol del sorpasso. L'incompatibilità gasperiniana torna nel dimenticatoio, senza dimenticare che il buon Pazzini partito dal primo minuto - cosa mai accaduta, neanche in amichevole, con il tecnico precedente - è tornato a Milano da Bologna con un gol e un assist nel borsone.

Mi auguro che siano definitivamente spazzati i fantasmi di quell'Inter piatta, insignificante e ferma dei mesi scorsi. Insomma, il popolo interista vuole vedere il cuore arrembante di una squadra che sa segnare, soffrire e reagire come a Bologna, non riesce a sentire in conferenza stampa che "l'Inter più difensivista vista contro la Roma è stata la migliore", perché siamo l'Inter, non una provinciale. A San Siro come e più che su ogni altro campo dobbiamo giocare per vincere. Sempre. Indipendentemente dai moduli e dalle convinzioni tattiche, indipendentemente dalle incompatibilità: è stato questo il più grande miracolo di Ranieri, portare semplicità e serenità senza arrampicarsi su credenze inconcepibili per la squadra più importante d'Italia. E cambiare così in un momento simile non era affatto semplice. Come ci è riuscito? Chiamasi esperienza. La mano di Claudio, io, l'ho già vista. E' ora di dargli fiducia e tempo, senza abbattersi al primo passo falso: con la benedizione di Mourinho e del popolo interista si può andare dovunque. Con l'esperienza di Ranieri, pure. D'altronde, questi sono i miracoli del Lord: siamo stati senza vento positivo per troppo tempo, è giunta l'ora della bufera...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 26 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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