Arrivano questa mattina altre dichiarazioni di Romelu Lukaku nell'intervista rilasciata a Sky Sport. "A Milano ho passato i momenti migliori della carriera da professionista - dice Lukaku -. Devo ringraziare i compagni che ho avuto perché dal primo giorno sono sempre stati a disposizione. Lo staff di Conte e quello di Inzaghi nel mese in cui siamo stati insieme. I dirigenti. Tutti al top. La gente a Milano, i tifosi dell'Inter sono i migliori del mondo. Però come calciatore io sono cresciuto da bambino come tifoso del Chelsea, ci sono anche delle immagini di quando sono andato a 15 anni a Stamford Bridge. La prima avventura a 18 anni non è andata bene ma nella mia testa avevo sempre quella sfida. Nella mia carriera cerco sempre di affrontare le difficoltà, è sempre stato così, mi stimola. Trovo qualcosa in me per migliorare e aiutare la squadra in cui gioco".
Lukaku dice di aver detto no già a un altro precedente assalto. "Dopo il primo anno ho rifiutato un'offerta del Manchester City che era più alta di quella attuale del Chelsea, perché non volevo. Non era il momento, era il primo anno, volevo fare qualcosa di bello dell'Inter perché mi ha salvato la carriera. Io ero dentro un tunnel al Manchester United. Ero un grande investimento per l'Inter e abbiamo fatto grandi cose insieme. Quando abbiamo vinto lo scudetto ho parlato coi dirigenti e ho chiesto un rinnovo perché ho 28 anni, la famiglia si sente bene a Milano, ho ancora l'appartamento qui: mi sono detto che saremmo venuti qui con tutta la famiglia. Ma non hanno voluto, non c'era la possibilità e questo era un po' difficile da accettare perché nella mia testa mi sono detto che se posso fare qualche anno in più all'Inter, nel calcio poi ci sono tre squadre al top assoluto e sono Real, Barcellona e Bayern. I giocatori un giorno sognano di poter giocare con queste e io pensavo di fare la mia storia nell'Inter e poi andare in una di queste. Prima però volevo il rinnovo così ero ancora più felice. Avevamo fatto grandi cose, dopo due anni, potevamo continuare questa progressione come giocatori e per me, Lautaro, Barella, Bastoni, Skriniar, con cui sono cresciuto. Non è successo e allora mi sono detto che c'è solo una squadra dove mi posso immaginare ed era il Chelsea. Non pensavo di andarci finché non sono arrivati. Quando è successo ho parlato con Inzaghi e lui è stato bravissimo con me. Dall'inizio all'ultimo giorno lui e il suo staff sono stati dei veri uomini. Mi ha dato fastidio che non ci sia stato il rinnovo, sennò sarei rimasto".
Il belga esclude che sia stato decisivo il fattore economico. "Non è una questione di soldi, è una questione di sfida perché non ho vinto in Inghilterra in otto anni. Per me era difficile dire di no alla squadra per cui tifo da bambino. In un altro momento sarei rimasto. Ma vedi anche tu: Conte va via, Hakimi va via. Si parla della società in difficoltà. Io non ho detto nulla, ho sempre avuto un buon rapporto con la società, i tifosi, mister Inzaghi che mi ha chiamato dopo l'annuncio del suo arrivo. Ha chiamato Handanovic e poi me. Io ero a Bruxelles in giro e mi ha spiegato come voleva giocare con me. Lui era allenatore di mio fratello alla Lazio e me ne ha sempre parlato bene. Inzaghi ha un rapporto umano e come allenatore top, anche se siamo stati insieme poco. Seguo sempre l'Inter. Guardo tutto. Avevo capito sarebbero andati bene lo stesso perché l'esperienza dell'anno scorso ha aiutato la squadra a livello di maturità e di gestione delle partite. Inzaghi è tatticamente forte, conosco il modo di giocare e sapevo che potevo dare questo step in più alla squadra per gestire la palla. Adesso la squadra gioca di più, fanno gol in tanti. Calhanoglu sta facendo bene e sono contento per lui. La squadra ha fatto questo step nella gestione delle partite. Non mi piace fare paragoni tra questa squadra e l'anno scorso. Quella di oggi, onestamente, gioca veramente bene ed è prima. Spero che vinca perché sono giocatori a cui voglio bene, è grazie a loro che sono Lukaku di oggi. L'Inter deve essere al top. Spero che continuino così".
Lukaku parla anche della coppia con Martinez. "Mi manca? Sì perché era uno con cui non dovevamo parlare troppo, potevo morire per lui in campo. Se torneremo insieme, magari al Chelsea? No, rimanga là che torno io (ride, ndr). Dal primo giorno, quando l'ho visto, sapevo che potevamo fare grandi cose perché ha un gioco che per me era top. Quando avevo la palla sapevo che lui era davanti alla porta per far gol e io uguale. Parliamo entrambi spagnolo e questo ha aiutato tanto. Dopo due anni abbiamo vinto insieme e questo è l'importante. Tra i compagni che ho avuto è al top: lui, De Bruyne e Hazard perché gli ho visto fare delle cose...".
Il rapporto con Conte. "Abbiamo parlato, parliamo tantissimo. Non solo di calcio ma anche di vita. Lui sa tanto della mia vita personale. Mi ha fatto male quando se n'è andato. Ero a Dubai a cena con mio fratello e mi ha scritto per farmi sapere che lasciava l'Inter. Per me è stato uno dei momenti più difficili. Se fosse rimasto? No, l'unica cosa è il rinnovo. Sapevo che se Inzaghi fosse stato l'allenatore dell'Inter avremmo avuto l'opportunità di vincere. Ha già vinto qualcosa in Italia e per lui il prossimo step è lo scudetto. Col rinnovo avremmo parlato di Milano e non di Londra. Conte al Tottenham? Può fare quel che ha fatto all'Inter ma sa che il Chelsea è veramente forte. Averlo come avversario è uno stimolo per me per fare ancora meglio. Vincere contro chi ti ha portato tutto e ti conosce benissimo sarà anche meglio. Non ho mai vinto contro Conte. E' stato grandissimo, mi ha aiutato a non mollare, a livello mentale. A lavorare ed essere un grande professionista e fare sacrifici in campo e fuori per essere pronto ad ogni partita. I giocatori sanno che per avere una buona reazione da me devono farmi 'incazzare'. Soprattutto Barella, Handanovic, Brozovic anche Sensi. Funziona sempre. Anche con gli avversari? Se mi cerchi, arrivo", risponde con un velato riferimento allo scontro con Ibrahimovic nel derby di Coppa Italia.
Il belga si commuove quando gli viene chiesto di Eriksen. "Un momento veramente difficile per me. Devo essere onesto, con quella squadra ho passato più tempo che con la mia famiglia. Per me sono fratelli per la vita quei giocatori. Quando è successo il fatto di Eriksen mi ha fatto male. La sua camera era accanto alla mia, ci giocavo sempre alla play. Spero solo per lui che si senta bene e che riprenda la vita normale, giochi o non giochi. Christian è un uomo d'oro, non parlavo tanto ma ha fatto lo sforzo d'imparare l'italiano ed è stato importantissimo per noi quando il mister ha trovato il modo di farlo giocare con Brozovic. Lì lui si è trovato bene con la squadra e lo abbiamo visto crescere. La partita più difficile è stata quella di qualche giorno dopo. Non ho dormito per diversi giorni, durante l'Europeo. Lì capisci che ci sono cose più importanti del calcio".
Infine, un colpo di coda. "Alla Juventus o al Milan? Mai. La Juve ha provato a prendermi, sì. Mi sono un po' arrabbiato col mio procuratore, sapeva che non volevo parlare con la Juve perché per me in Italia c'è solo l'Inter ma ho parlato con loro perché non avevo ancora avuto l'offerta dell'Inter e quando ho saputo che Conte poteva andarci ho aspettato fino alla fine che il presidente Zhang facesse l'offerta. Ho detto allo United che sarei andato all'Inter anche se la Juve avesse fatto un'offerta migliore. Anche in futuro, in Italia, o gioco all'Inter o torno all'Anderlecht".
Si chiude con le scuse ai tifosi dell'Inter. "Dovevo andarmene in un altro modo perché quel che avete fatto per me e la mia famiglia rimarranno per la vita. Spero di tornare non a fine carriera ma a un livello buono per vincere di più. Spero che capirete il perché sono venuto qui, per la sfida che volevo fare. Grazie per tutto ai tifosi italiani, giocare in Serie A è un sogno diventato realtà. Speriamo di vederci tra qualche anno. Peace and love".
Lukaku dice di aver detto no già a un altro precedente assalto. "Dopo il primo anno ho rifiutato un'offerta del Manchester City che era più alta di quella attuale del Chelsea, perché non volevo. Non era il momento, era il primo anno, volevo fare qualcosa di bello dell'Inter perché mi ha salvato la carriera. Io ero dentro un tunnel al Manchester United. Ero un grande investimento per l'Inter e abbiamo fatto grandi cose insieme. Quando abbiamo vinto lo scudetto ho parlato coi dirigenti e ho chiesto un rinnovo perché ho 28 anni, la famiglia si sente bene a Milano, ho ancora l'appartamento qui: mi sono detto che saremmo venuti qui con tutta la famiglia. Ma non hanno voluto, non c'era la possibilità e questo era un po' difficile da accettare perché nella mia testa mi sono detto che se posso fare qualche anno in più all'Inter, nel calcio poi ci sono tre squadre al top assoluto e sono Real, Barcellona e Bayern. I giocatori un giorno sognano di poter giocare con queste e io pensavo di fare la mia storia nell'Inter e poi andare in una di queste. Prima però volevo il rinnovo così ero ancora più felice. Avevamo fatto grandi cose, dopo due anni, potevamo continuare questa progressione come giocatori e per me, Lautaro, Barella, Bastoni, Skriniar, con cui sono cresciuto. Non è successo e allora mi sono detto che c'è solo una squadra dove mi posso immaginare ed era il Chelsea. Non pensavo di andarci finché non sono arrivati. Quando è successo ho parlato con Inzaghi e lui è stato bravissimo con me. Dall'inizio all'ultimo giorno lui e il suo staff sono stati dei veri uomini. Mi ha dato fastidio che non ci sia stato il rinnovo, sennò sarei rimasto".
Il belga esclude che sia stato decisivo il fattore economico. "Non è una questione di soldi, è una questione di sfida perché non ho vinto in Inghilterra in otto anni. Per me era difficile dire di no alla squadra per cui tifo da bambino. In un altro momento sarei rimasto. Ma vedi anche tu: Conte va via, Hakimi va via. Si parla della società in difficoltà. Io non ho detto nulla, ho sempre avuto un buon rapporto con la società, i tifosi, mister Inzaghi che mi ha chiamato dopo l'annuncio del suo arrivo. Ha chiamato Handanovic e poi me. Io ero a Bruxelles in giro e mi ha spiegato come voleva giocare con me. Lui era allenatore di mio fratello alla Lazio e me ne ha sempre parlato bene. Inzaghi ha un rapporto umano e come allenatore top, anche se siamo stati insieme poco. Seguo sempre l'Inter. Guardo tutto. Avevo capito sarebbero andati bene lo stesso perché l'esperienza dell'anno scorso ha aiutato la squadra a livello di maturità e di gestione delle partite. Inzaghi è tatticamente forte, conosco il modo di giocare e sapevo che potevo dare questo step in più alla squadra per gestire la palla. Adesso la squadra gioca di più, fanno gol in tanti. Calhanoglu sta facendo bene e sono contento per lui. La squadra ha fatto questo step nella gestione delle partite. Non mi piace fare paragoni tra questa squadra e l'anno scorso. Quella di oggi, onestamente, gioca veramente bene ed è prima. Spero che vinca perché sono giocatori a cui voglio bene, è grazie a loro che sono Lukaku di oggi. L'Inter deve essere al top. Spero che continuino così".
Lukaku parla anche della coppia con Martinez. "Mi manca? Sì perché era uno con cui non dovevamo parlare troppo, potevo morire per lui in campo. Se torneremo insieme, magari al Chelsea? No, rimanga là che torno io (ride, ndr). Dal primo giorno, quando l'ho visto, sapevo che potevamo fare grandi cose perché ha un gioco che per me era top. Quando avevo la palla sapevo che lui era davanti alla porta per far gol e io uguale. Parliamo entrambi spagnolo e questo ha aiutato tanto. Dopo due anni abbiamo vinto insieme e questo è l'importante. Tra i compagni che ho avuto è al top: lui, De Bruyne e Hazard perché gli ho visto fare delle cose...".
Il rapporto con Conte. "Abbiamo parlato, parliamo tantissimo. Non solo di calcio ma anche di vita. Lui sa tanto della mia vita personale. Mi ha fatto male quando se n'è andato. Ero a Dubai a cena con mio fratello e mi ha scritto per farmi sapere che lasciava l'Inter. Per me è stato uno dei momenti più difficili. Se fosse rimasto? No, l'unica cosa è il rinnovo. Sapevo che se Inzaghi fosse stato l'allenatore dell'Inter avremmo avuto l'opportunità di vincere. Ha già vinto qualcosa in Italia e per lui il prossimo step è lo scudetto. Col rinnovo avremmo parlato di Milano e non di Londra. Conte al Tottenham? Può fare quel che ha fatto all'Inter ma sa che il Chelsea è veramente forte. Averlo come avversario è uno stimolo per me per fare ancora meglio. Vincere contro chi ti ha portato tutto e ti conosce benissimo sarà anche meglio. Non ho mai vinto contro Conte. E' stato grandissimo, mi ha aiutato a non mollare, a livello mentale. A lavorare ed essere un grande professionista e fare sacrifici in campo e fuori per essere pronto ad ogni partita. I giocatori sanno che per avere una buona reazione da me devono farmi 'incazzare'. Soprattutto Barella, Handanovic, Brozovic anche Sensi. Funziona sempre. Anche con gli avversari? Se mi cerchi, arrivo", risponde con un velato riferimento allo scontro con Ibrahimovic nel derby di Coppa Italia.
Il belga si commuove quando gli viene chiesto di Eriksen. "Un momento veramente difficile per me. Devo essere onesto, con quella squadra ho passato più tempo che con la mia famiglia. Per me sono fratelli per la vita quei giocatori. Quando è successo il fatto di Eriksen mi ha fatto male. La sua camera era accanto alla mia, ci giocavo sempre alla play. Spero solo per lui che si senta bene e che riprenda la vita normale, giochi o non giochi. Christian è un uomo d'oro, non parlavo tanto ma ha fatto lo sforzo d'imparare l'italiano ed è stato importantissimo per noi quando il mister ha trovato il modo di farlo giocare con Brozovic. Lì lui si è trovato bene con la squadra e lo abbiamo visto crescere. La partita più difficile è stata quella di qualche giorno dopo. Non ho dormito per diversi giorni, durante l'Europeo. Lì capisci che ci sono cose più importanti del calcio".
Infine, un colpo di coda. "Alla Juventus o al Milan? Mai. La Juve ha provato a prendermi, sì. Mi sono un po' arrabbiato col mio procuratore, sapeva che non volevo parlare con la Juve perché per me in Italia c'è solo l'Inter ma ho parlato con loro perché non avevo ancora avuto l'offerta dell'Inter e quando ho saputo che Conte poteva andarci ho aspettato fino alla fine che il presidente Zhang facesse l'offerta. Ho detto allo United che sarei andato all'Inter anche se la Juve avesse fatto un'offerta migliore. Anche in futuro, in Italia, o gioco all'Inter o torno all'Anderlecht".
Si chiude con le scuse ai tifosi dell'Inter. "Dovevo andarmene in un altro modo perché quel che avete fatto per me e la mia famiglia rimarranno per la vita. Spero di tornare non a fine carriera ma a un livello buono per vincere di più. Spero che capirete il perché sono venuto qui, per la sfida che volevo fare. Grazie per tutto ai tifosi italiani, giocare in Serie A è un sogno diventato realtà. Speriamo di vederci tra qualche anno. Peace and love".
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