Una pietra scalciata, un fiocco di neve in balia della tempesta. E’ questa l’immagine impietosa che restituisce l’Inter alle concorrenti per le prime posizioni in Serie A, dopo la nottataccia allo Juventus Stadium. Una squadra incapace di gestire il pallone né tantomeno di muoversi senza palla o di tirare in porta. Neto è pressoché inoperoso, mentre davanti ad Handanovic si aprono praterie che nella prima parte di stagione erano impensabili. Miranda e Murillo accusano la stanchezza, così come Nagatomo e Kondogbia sbagliano e regalano occasioni d’oro alla Juventus, maestosa nel finalizzare e chiudere la partita. Il risultato finale sa di qualificazione, a meno che l’Inter a Milano non compia l’impresa. Ma, al momento, la situazione è grigissima. 

MENTALITA’… E MELO - Quando la squadra di Mancini era in testa alla classifica, le veniva contestato soprattutto il gioco e la scarsa vena realizzativa. Su una cosa non c’erano dubbi: la capacità di stare nella partita dell’Inter era pressoché unica in Italia, con Miranda e compagni che sapevano arroccarsi e soffriva quand’era necessario, senza andare troppo in affanno. Era un misto fra sicurezza ed incoscienza, ma che proponeva l’Inter come una seria candidata allo Scudetto, perché si presumeva che quest’aspetto mentale non si sbiadisse con l’andare del campionato, ma venisse rafforzato dalle vittorie a ripetizione inanellate dalla Beneamata. Ebbene, dopo la Lazio qualcosa si è evidentemente spento. La squadra non vive di quella fame e di quella grinta di cui Felipe Melo era l’incarnazione; è un caso che proprio quand’è mancato il brasiliano (prima perché squalificato, ora perché fisicamente appannato) l’Inter sia andata in difficoltà? 

CENTROCAMPO… OPERAIO - Va detto che i tifosi interisti in passato hanno già dovuto assistere a formazioni il cui centrocampo era, come dire, lento. Nell’epoca Stramaccioni, ci fu un Inter-Torino in cui scesero in campo contemporaneamente (in una linea a due) Gargano e Mudyngayi e il risultato fu calcisticamente osceno. Ebbene, una mediana Melo-Medel-Kondogbia non va molto lontano da quella schierata dall’ora allenatore del Panathinaikos. L’assenza di Guarin e la diffida di Brozovic sono attenuanti parziali, ma la sensazione che si ripropone ad ogni partita è che la squadra necessiti di un regista al più presto. La maniera goffa e farraginosa con cui venivano gestiti i contropiedi da Medel e soci è emblematica del buco che si è creato a centrocampo. Se a tutto questo si aggiunge che Kondogbia brancola ancora nel buio, fra indecisioni tattiche e incomprensioni tecniche, è impensabile poter vincere le partite con questa rosa. Arriverà Eder, ma basterà?  

SCARSE MUNIZIONI - La verità è che Jovetic ieri è sembrato più solo di uno sfollato nel deserto del Sinai. Ljajic e Biabiany non sono riusciti a supportarlo a dovere e la spaccatura della squadra è stata fatale. Eder può dare una variante offensiva in più alla squadra, ma chi rifornirà le punte e farà da collante? La coperta a centrocampo è molto corta: ad oggi i centrocampisti in rosa sono quattro, più Gnoukouri. E anche in difesa si sentono gli spifferi: Ranocchia oggi lascerà la squadra e andrà alla Sampdoria, così i centrali di ruolo rimangono tre, di cui uno (Juan Jesus) continua a mostrare le consuete fragilità tattiche. In compenso c’è abbondanza di terzini e di attaccanti. Ma comunque non si riesce a segnare. C’è qualcosa che s’è inceppato, nella testa e nelle gambe dei giocatori. Domenica c’è il derby e - oltre ai tre punti - c’è bisogno di ritrovare qualche certezza. Il gruppo di Mancini reagirà o si lascerà trascinare dalla corrente… like a rolling stone?

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 28 gennaio 2016 alle 08:00
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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