Vincere per convincere. Contro il Bologna, questa sera a San Siro, l’Inter si ritrova di fronte ad un avversario che nelle scorse due stagioni è riuscito a complicare la strada dei nerazzurri, sconfitti due volte su due tra le mura amiche del Meazza dall’amico Sinisa. Memorabile il ko inflitto dagli uomini di Mihajlovic ai padroni di casa due anni fa, al quale era susseguita la solita baraonda mediatica, corroborata dai pesanti mormorii in chiave panchina, già scivolosa per Luciano Spalletti specie dopo la ‘passeggiata’ di Antonio Conte in zona Vittorio Emanuele (all’epoca dei fatti zona di casa Inter). Emblematico in tal senso fu proprio il risultato di quel freddo pomeriggio di febbraio milanese, dove a chiudersi negli spogliatoi furono anche le speranze di permanenza dell’allenatore di Certaldo, conscio del destino del suo futuro ormai scritto a chiare lettere su tutti i giornali e con l’epilogo noto a tutti. Al funesto Inter-Bologna di quel 3 febbraio 2019, seguì il ritorno a San Siro di Mihajlovic dopo il terribile anno trascorso a combattere la leucemia, un ritorno rivelatosi al miele per il serbo e amaro per Antonio Conte. Amaro non solo in termini di classifica, ma anche e soprattutto a livello psicologico: un 2-1 per gli ospiti nato da un contropiede letale dopo un rigore sbagliato che aveva già quasi tramortito i nerazzurri caduti definitivamente con quella rete che ha negato agli uomini di Conte la continuità dopo il pirotecnico risultato ai danni del Brescia.
"L'anno scorso abbiamo perso una partita incredibile col Bologna, vincevamo 1-0 una partita dominata e con l'uomo in più. Dopo il rigore sbagliato abbiamo preso gol in contropiede. Una gara che mi ha fatto arrabbiare molto e in cui era difficile dare una spiegazione. Al tempo stesso il Bologna sappiamo quanto sia determinato, forte, che gioca a buoni ritmi e ha avuto una settimana di tempo per preparare una sfida in cui si alza il livello di guardia dovendo affrontare una grande squadra. Noi però vogliamo dare continuità al nostro percorso" ha detto ieri Antonio Conte in conferenza stampa di presentazione alla gara. Un flashback inevitabile che giova come promemoria di quello che non va fatto questa sera contro i rossoblu.
La squadra di Mihajlovic non è l’avversario sul quale poter pronosticare senza beneficio di dubbio persino malgrado le sconfitte rimediate contro le big finora affrontate (Milan, Napoli e Lazio). Risultati che rassicurano l’Inter solo parzialmente, quest’anno tradita da se stessa nella stessa maniera in cui si è tradita col Bologna lo scorso luglio: “una gara a cui è stato difficile dare una spiegazione”. I risultati finora inanellati, in campionato quanto in Champions, lasciano sempre diffidare e guardare all’immediato futuro con cautela, perché con l’Inter, si sa, il danno potrebbe essere sempre dietro l’angolo. Martedì contro il Borussia l’Inter è riuscita a strappare i tre punti valsi come una scialuppa di salvataggio che la tengono viva per la qualificazione agli ottavi, una sopravvivenza che troverà la definitiva conversione in paradiso o inferno mercoledì contro lo Shakhtar. Tre punti però conquistati non senza sforzo, fatica e un pizzico di fortuna, quest’ultima manna dal cielo sul 3-3 di Plea annullato per offside di Embolo (di tanto così).
A dar fiducia in compenso è l’ultimo risultato ottenuto in campionato contro il Sassuolo, tra le squadre più in forma della Serie A che domani affronterà all’Olimpico la Roma, cruciale per le logiche di classifica. Contro i neroverdi l’Inter ha forse recitato la miglior performance della stagione che ha conferito fiducia, fondamentale nel match con il Gladbach. Un eventuale risultato di oggi servirebbe anche e soprattutto al rinnovo di tale fiducia, come lo stesso Romelu Lukaku ha ammesso dopo la vittoria di martedì: “Speriamo in una bella partita con il Bologna, che sia da preparazione per la partita contro lo Shakhtar”. E a sperare in una bella partita non è di certo il solo Big Rom, ma se le belle prestazioni (persino migliori di quella fatta contro il Sassuolo) spesso e volentieri hanno portato a scarsi risultati, oggi contro il Bologna il bello può essere pure accantonato purché si arrivi al risultato.
E non a caso Conte pensa ad eventuali rotazioni: con Sanchez che potrebbe essere sostituire Lautaro, che per l’occasione rifiaterebbe in vista di mercoledì; Perisic e Hakimi al posto di Young e Darmian, con il ritorno (rispetto alla gara in Germania) di Arturo Vidal a centrocampo, al posto di Nicolò Barella, che dovrebbe riposare in vista dell’Ucl specie dopo il colpo preso contro il Bmg. Possibile panchina anche per il monumentale Stefan de Vrij che lascerebbe il posto ad Andrea Ranocchia. Rotazioni che, se confermate, darebbero al match un'impronta differente rispetto a quanto recitato a Moenchengladbach per ovvi motivi legati agli interpreti. Con Ranocchia al posto di De Vrij, la costruzione dal basso sarebbe appannaggio dei due esterni Skriniar a Bastoni, ai quali vanno in sostegno i due quinti Hakimi e Perisic alla ricerca di un gioco in velocità più che in palleggio.
Se Brozovic si mantiente basso in cabina di regia, Gagliardini cerca il dialogo tra fasce e trequarti dove Arturo Vidal sarà libero di muoversi cercando superiorità e incursioni che possano giovare a Big Rom pronto al guizzo ma anche al fantasista Sanchez libero di muoversi da seconda punta, facendo da boa per liberare il compagno di reparto, o approfittando degli spazi liberi lasciati dagli avversari concentrati a marcare Lukaku. Più velocità e meno palleggio, prediligendo le ripartenze alla zelante costruzione che spesso ha complicato le cose. Per preservare lo stato fisico dei giocatori "bisogna essere bravi a calibrare i momenti" ha asserito Conte, una bravura che sarà necessario calibrare anche in campo, a partire da oggi, per evitare un terzo scherzetto bolognese e i conseguenti isterismi e depressioni che, oggi più degli altri anni, potrebbero risultare fulminanti. E allora ultima parola ai campi, dove la parola vincere gioverebbe anche e soprattutto per convincere.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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