Il Derby ha ribadito le certezze, almeno entro i confini italici, dell’Inter in Serie A.
Con i nerazzurri che hanno confermato il primato cittadino, schiacciando di fatto per tutta la partita i rivali rossoneri, e fatto vedere quindi ancora una volta che la Beneamata in campionato può tranquillamente giocarsela con tutti. E anzi incutere timore in avversari, almeno sulla carta, meno forti, come i cugini del Diavolo.
In Champions però la situazione si è ribaltata. Ok, i blaugrana sono forse la squadra migliore del mondo, e anche senza Messi si tratta di una compagine di tutto rispetto. Ma come hanno spiegato Spalletti e Icardi al termine della partita, non si può giocare un primo tempo del genere.
Con la paura di perdere. E quando si scende in campo in questo modo è sicuro poi che al triplice fischio dell’arbitro non si potrà mai e poi mai gioire per la una mancata e utopistica vittoria.
Prendiamo come esempio le sfide con la Juventus dello scorso anno. Un pari a Torino e una vittoria immeritata della Vecchia Signora a San Siro. È vero che contro i bianconeri in casa l’Inter uscì sconfitta, ma giocò una partita eccezionale. In 10 per quasi tutto il match contro i futuri campioni d’Italia, Skriniar e compagni disputarono una gara epica, e molto probabilmente anche il pareggio sarebbe stato stretto al Biscione. 
Ecco perché nonostante il 2-3 nessuno si permise di criticare la prestazione dei meneghini. Il motivo? Semplice. L’atteggiamento, la voglia, la garra, lo spirito di sacrificio, la coesione della squadra verso il raggiungimento di un obiettivo comune per tutti gli interisti.
Col Barça invece ha prevalso altro. Il troppo rispetto nei confronti degli avversari è sfociato in un timore referenziale che al ritorno dovrà essere sostituito dalla sfacciataggine di chi vuole prendersi la qualificazione agli ottavi di finale magari già dal match del Meazza.
Sarebbe fondamentale, per punti e soprattutto per la testa, battere i blaugrana a Milano. E sono sicuro si possa fare. Ma ripeto col giusto spirito, necessariamente antitetico rispetto a quello dell’andata.
Prima però che le forze siano indirizzate in campionato. Il calendario dice Lazio a Roma. Una partita che evoca dolcissimi ricordi, ma che nasconde una miriade di insidie che i nerazzurri dovranno essere bravi a schivare. 
Per lasciarsi alle spalle Barcellona. Alla fine non si devono fare drammi. Ma tornare immediatamente sulla retta via sarebbe fondamentale. Per poter parlare davvero di incidente di percorso, anche perché l’Inter vera è quella delle 7 vittorie di fila, non il team scarico della Catalogna.
Peccato non possa esserci Nainggolan. Il Ninja è davvero indispensabile nel gioco di Spalletti. Tutti dovranno dare qualcosa in più. Ed è normale che torni in mente Rafinha. 
Credo sia inevitabile che i supporter della Beneamata rosichino ancora per il suo mancato acquisto. Ma chi lo sa. Forse il gol del ragazzo classe ’93 contro Handanovic avrà fatto cambiare idea a Spalletti, uomo di cultura e intelligenza superiori. Non mi stupirebbe se il mister di Certaldo chiedesse come regalo natalizio proprio il ritorno del figliol prodigo nel capoluogo meneghino.
Ma questa è un’altra storia. Aspettiamo il sacco di Roma. Poi prestazioni convincenti e punti in campionato e Champions League. Per Babbo Natale e la Befana c’è ancora tanto tempo. 

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 ottobre 2018 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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