Il nuovo leader nerazzurro ha le scarpe verdi fosforescenti e la maglia numero 10 sulle spalle. Adesso Wesley Sneijder vuole giocare tutte le partite, anche un modesto preliminare di Europa League, va fino a Bari senza scendere in campo come se il trofeo Tim fosse una finale di Champions League. Per capirci non è più quello che sgommava da San Siro con la partita ancora in corso per tornarsene a casa il più in fretta possibile. Forse anche lui ha capito che è l’unico della casata dei top-player rimasto in Italia e sente questa responsabilità sulle sue spalle.

Dopo la fascia da capitano di Como lo strama-miracolo quindi continua. Non è un caso che sia stato proprio Sneijder a segnare il primo gol ufficiale della stagione a Spalato e siano state le invenzioni fosforescenti dell’ olandese le uniche note liete della prima sconfitta dell’anno. Non solo tunnel e colpi di tacco perché la cosa più bella della prima a San Siro è quella sua voglia di andare a pressare il portiere, di non tirare mai indietro la gamba, quel suo voler vincere sempre, anche le partitelle d’allenamento, di essere d’ esempio ai compagni che non manda più a quel paese: sembra proprio che Sneijder sia tornato quello dei tempi di Mourinho, grazie a un giovane allenatore romano che gli assomiglia tanto e che ha capito quanto sia fondamentale tirare a lucido il suo numero 10 per la nuova Inter.

I suoi tweet ora più che di serate e tatuaggi trasudano di nerazzurro, così come i suoi assist in campo, peccato che Coutinho e Milito abbiano sbagliato gol a valanga e rovinato l’esordio al Meazza. Lo Sneijder-centrismo però da solo non basta e lo si è visto contro l’Hajduk, soprattutto se il Principe è in uno di quei momenti in cui continua a perdere le chiavi di casa. La prima sconfitta della stagione è un utile e sano campanello d’allarme, subito recepito, come dimostra Massimo Moratti, che lascia lo stadio infastidito senza voglia di parlare. Una lezione che apre gli occhi, che potevano essere rimasti abbagliati dal 3 a 0 di Spalato. Ok è arrivato il tanto inseguito Palacio, ma bisogna assolutamente trovare la soluzione a un problema ormai irrisolto da anni: la mancanza di esterni, sia dietro che davanti.

A uno come Maicon intanto rinnoverei domani il contratto, perché Jonathan deve ancora crescere e terzini del suo livello non se ne trovano in giro. A sinistra Nagatomo o l’acerbo Mbaye invece non sono sufficienti, così come da metacampo in su, non si può pensare a un’altra stagione senza esterni offensivi, pensando di adattare ancora in quelle posizioni l’Alvarez di turno o Coutinho. Maicon e un terzino sinistro, più un centrocampista  e un esterno offensivo, senza dimenticare un vice Milito, con un po’ di gol nelle vene per  i momenti di bisogno. Sono queste le mosse che possono aiutare lo Sneijder-centrismo a tornare a risplendere come ai tempi d’oro.

Twitter @Marcobarzaghi
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 agosto 2012 alle 00:01
Autore: Marco Barzaghi
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