Settanta. Sono questi i giorni trascorsi dall'ultima vittoria dell'Inter in una gara ufficiale. Quel giorno, ebbri di entusiasmo, tutti noi festeggiammo il rotondo 5-0 al Meazza contro il ChievoVerona, una vendemmia che assicurò il primato in classifica ai nerazzurri. Con tripletta di Ivan Perisic. Da allora, pareggi (tanti) e tre sconfitte, con eliminazione in Tim Cup annessa. Oggi ci ritroviamo qui a inseguire disperatamente quello che fino a tutto novembre era ormai una piacevole abitudine: i tre punti. Numeri impietosi quelli registrati dall'Inter tra dicembre, gennaio e inizio febbraio. E volendo essere ottimisti (non è facile, lo so bene), torniamo al girone d'andata: a Bologna s'interruppe la striscia di vittorie consecutive e arrivò un sofferto pareggio. Chissà che proprio oggi contro i rossoblu non si interrompa la striscia di pareggi. Aggrappiamoci a tutto, soprattutto a Eder, visto che per Lautaro bisognerà aspettare nonostante l'entusiasmo scaturito dal suo acquisto che per qualcuno è sembrato più attraente dell'ennesima partita chiave in arrivo.
Toccherà al Cittadino sostituire ancora una volta Mauro Icardi al centro dell'attacco. Ora non voglio dire che senza Maurito sia il buio, c'era anche lui in campo in questi ultimi due mesi. Però senza di lui la speranza di timbrare il cartellino, anche solo a livello psicologico, subisce un'impennata verso il basso. Pur collezionando prestazioni deludenti nel recente passato, è pur sempre il miglior attaccante a nostra disposizione, colui che spesso ha levato le castagne dal fuoco. Vederlo in tribuna (magari senza quell'improbabile pellicciotto) non galvanizza nessuno. E i gol di Gabriel Barbosa e Jovetic puzzano di presa per i fondelli.. In effetti, di motivi per sorridere ce ne sono pochi ultimamente, perché la sensazione è che questa squadra non riesca a uscire dal tunnel in cui lei stessa si è infilata. Spalletti le prova tutte, in allenamento e a partita in corso. A volte verrebbe voglia di lasciarne fuori 5-6, ma poi guardi la panchina e la tua risorsa migliore e meno prevedibile è quel Rafinha che ancora non ha 90 minuti nelle gambe. C'è persino chi comincia a guardare male il Milan, la cui rincorsa adesso fa piuttosto rumore.
Al di là delle recenti prestazioni e risultati dell'Inter, c'è però una ragione per pensare positivo: le rivali sono lì, una dietro e una appena davanti. Per la serie: se noi stiamo male, le altre non godono di grande salute (la Lazio spumeggiante le ha prese ieri a Napoli). Quanto basta per mantenersi, come si suol dire, in linea con gli obiettivi e a uno schioppo dal terzo posto. Dai quattro cantoni di due mesi fa siamo arrivati alla corsa con i sacchi di questa fase storica. Alzi la mano chi se lo sarebbe mai aspettato, in modo così traumatico poi. La classifica è discreta, ci mancherebbe. Ma come dice Luciano da Certaldo, non possiamo dipendere dai risultati delle altre perché anche dalle retrovie iniziano a recuperare punti. Per questa malattia c'è una sola cura: vincere. Sembra facile, ma non c'è altro modo. Non importa come, serve tornare a conquistare 3 punti. E se accadesse oggi, ho la presunzione di ipotizzare la fine del momento buio. Perché i meandri della mente sono imprevedibili, ma non c'è toccasana come la vittoria dopo due mesi di astinenza. E sarebbe l'inizio della risalita per una squadra che sin dall'inizio ha puntato tutto sull'aspetto mentale e sull'entusiasmo raccolto partita dopo partita.
Chiusura dedicata alle parole di Spalletti in merito al CorSera-gate. Da giornalista, non mi permetto di giudicare l'operato di un collega senza conoscere appieno i dettagli dell'accaduto. Però non posso ignorare la reazione dell'allenatore, che tra il serio e il faceto ha pesantemente criticato Massimiliano Nerozzi, autore dell'articolo, rimarcandone l'opinabile scelta professionale e mettendo sul tavolo argomenti validi. A me interessa che sia stata fatta chiarezza sulle parole 'rubate' a quell'incontro informale, perché è proprio di chiarezza che in questo momento all'Inter c'è più bisogno. Il problema è che a farla, o almeno a provarci, è sempre e solo lui.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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