"Chiamarla fuga è improprio, fatto sta che mentre le inseguitrici oggi devono scornarsi tra loro sempre più preoccupate per la forza di questo strano animale nerazzurro, l’Inter se la gode, ogni partita più sicura, più fredda, più cinica, e pure più vicina a certi modelli che parrebbe quasi blasfemo citare". Lo sottolinea il Corriere della Sera, che azzarda il paragone più complicato: "Trentasei punti in 16 giornate non li faceva dal leggendario 2009-10 mouriniano: per quel che vale, è un simbolismo che seduce - si legge -. Tutto questo accade perché l’alchimista Mancini, in totale controllo della situazione come mai nella sua storia interista, ha costruito un’idea di football semplice e facile da apprendere dentro cui ognuno dei suoi può sentirsi ora protagonista, ora supporto, mai inutile o tollerato. Gli esempi di ieri sono Montoya e Icardi: il primo, terzino a km zero, unico della rosa a non avere ancora giocato, ha esordito nella sedicesima formazione diversa su 16 e giocato una discreta partita. In fondo era riserva al Barcellona, mica alla Longobarda. L’altro ha reagito come fanno i forti alle critiche e ai sospetti. Vuoi vedere che forse non è così indispensabile, ci chiedevamo in settimana". 

 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 13 dicembre 2015 alle 10:37 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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