Dalle colonne di Tuttosport, Juan Jesus parla a tutto tondo della sua esperienza con la maglia nerazzurra. Il difensore brasiliano inizia l'intervista, spiegando i dettagli del suo trasferimento: "Ho vissuto la trattativa in prima persona, assieme al mio procuratore. C’erano tre squadre italiane, più il Benfica, a volermi già a gennaio. In Portogallo per noi brasiliani è più facile, sarebbe stata la scelta più logica. Ma il livello è un po’ più basso. Quindi è stata la prima squadra che ho escluso. Poi ho dovuto scegliere tra Juventus, Napoli e Inter, le tre formazioni italiane. E anche qui è stato facile: Inter. Perché aveva vinto da poco il Triplete. E perché c’erano diversi brasiliani. Se mi sono pentito all'inizio? Non giocare non piace a nessuno, ma sapevo che sarebbe arrivato il mio turno e non ho mai pensato di andarmente. Conosco le mie qualità".

Sulla sua mancata partenza in estate: "L'Inter ha cambiato idea. Le Olimpiadi mi hanno aiutato moltissimo, ho giocato bene e si sono dissolti gli ultimi dubbi. Cos'è cambiato? Ho trovato fiducia, per un calciatore è tutto. L'ho sentita fin dalla partita col Torino". I brasiliani andati via: "Lucio, Maicon e Julio sono quelli che mi hanno dato una mano appena arrivato. Ci vedevamo anche con le famiglie, era bello stare insieme. Ora mi sono abituato senza loro e sto con Coutinho e gli altri compagni". Il paragone con Thiago Silva: "Ci sono cose che ci accomunano, compreso il fatto di essere arrivati a Milano a gennaio e di avere cominciato a giocare in pratica dalla stagione successiva. Come difensori siamo diversi, infatti quando abbiamo giocato assieme ci siamo trovati bene proprio perché abbiamo caratteristiche differenti. Diciamo che se riuscissi ad avere nell’Inter il rendimento che lui ha avuto nel Milan, sarei un uomo felice e soddisfatto".

Si parla anche di Nazionale: "Il Mondiale è l'occasione per far crescere il Paese. Cresce il calcio e l'azienda Brasile. Gli stadi nuovi sono un'opportunità fondamentale. Mi è dispiaciuto dell'esonero di Menezes, a lui dovevo tanto. Ora c'è Scolari, un allenatore esperto e vincente". Il giocatore che l'ha messo più in difficoltà: "Biabiany. E pensare che Coutinho mi aveva avvertito, quel giorno a Parma faticai come mai prima. La squadra che mi ha messo più in difficolta, invece, è stata la Juventus. Non dico nella sfida specifica, ma in generale. Gode del fattore Pirlo che fa ulteriormente la differenza".

Immancabile capitolo Stramaccioni: "E' giovane ed è sempre di buon umore. Vuole che la squadra giochi sempre in attacco e ci ha insegnato a non aver paura di nessuno. Frenata dopo la Juve? Il calcio è così, la ruota gira. Ma 9 punti non sono un distacco incolmabile. Mancano tante partite e la Juve non è imbattibile. Se non credessi di vincere lo Scudetto non ci crederei più". Chiosa finale: "Sono arrivato all’Inter perché avevano conquistato il Triplete. Quest’anno, il nostro triplete sarebbe un po’ più piccolo, perché al posto della Champions giochiamo l’Europa League. Ma io sono convinto che il piccolo triplete è alla nostra portata. Dal 2013, mi attendo questo traguardo", conclude.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 31 dicembre 2012 alle 09:45
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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