Ultimo arrivato in casa Inter, Felipe si presenta ai tifosi nerazzurri che ancora di lui sanno poco nella puntata settimanale di 'InterNos' su Inter Channel. Un'opportunità per conoscere il difensore recentemente svincolatosi dal Parma e legatosi fino a giugno alla società nerazzurra, con la speranza di rimanere anche la prossima stagione. FcInterNews.it propone le risposte di Felipe alle domande inviategli via Twitter dai tifosi. Si comincia dal caos Parma: "A Parma ci abbiamo provato, lo fanno ancora i miei ex compagni. Io ci ho convissuto un anno e mezzo".
Speri di trovare spazio quest'anno? L'anno prossimo conti di restare?
"E' capitato tutto all'improvviso, spero di mettere in difficoltà il mister nelle sue scelte. Ora ho ripreso la forma fisica, mi manca il ritmo partita. Il mio obiettivo è conquistare una conferma e darò tutto me stesso per questa maglia".
Cosa succede a Parma?
"Situazione delicata, ho scelto di rescindere così come Cassano. Non vivevo bene quanto accadeva. Altri stanno ancora lottando e si lavora affinché questo non accada più anche altrove. Conviverci è pesante".
Che difensore sei?
"Io come tanti ho sempre qualcosa da imparare. Qui ci sono difensori con caratteristiche diverse e da loro cerco di imparare. Hanno esperienza internazionale, sono diversi. Io amo giocare con la palla, sin dai tempi dell'Udinese ho sempre avuto questa facilità. Fino a 12 anni ho giocato solo a calcetto. Il mio punto da migliorare è l'uso del destro, piede debole, ma c'è sempre qualcosa da imparare".
Hai mai avuto voglia di giocare all'estero? I primi passi li hai fatti in Italia?
"Sì, ho fatto allievi, primavera e prima squadra a Udine. Mi sono sempre trovato bene in Italia, è uno dei migliori campionati. Ho imparato tanto, ho avuto la fortuna di arrivare a 15 anni. E' stata dura all'inizio, era gennaio e venivo dal Brasile dove faceva caldo. Ma al di là di quello mi sono trovato bene, a Udine le persone non sono fredde. Sono molto bravi, lì si vive tranquilli, non ci sono distrazioni, i Pozzo lavorano bene".
Come ti trovi da terzino?
"L'ho fatto, non avrei problemi ma non ho la facilità di corsa e la resistenza del terzino. L'ho fatto a Udine e Firenze, non avrei problemi, me la cavo. All'inizio Spalletti mi faaceva giocare esterno alto a 5, era molto sicuro, mi chiedeva di arrivare alla bandierina al massimo due volte. Il resto dovevo curare la fase difensiva, soprattutto contro esterni forti".
C'è un gol che ricordi con piacere a Udine?
"Quello in Champions contro il Barcellona, è stato magico, avevo 21 anni e vedere il mio nome accostato a Ronaldinho sul tabellone è stato unico. Poi mi hanno anche regalato un quadro con dipinto il gol".
Cosa ti ha colpito di più a Milano? Che obiettivi hai?
"Qui a parte il gruppo unito, ragazzi che lavorano per l'obiettivo, ho trovato una struttura eccellente. Solo entrando si vedono le foto e da queste capisci la storia del club. Guardando quelle foto ti impressioni. Poi ho conosciuto anche Zanetti, bella persona anche fuori dal campo".
Con chi hai legato di più? Dove vivi?
"Vivo a Milano, ma non ho conosciuto tanto la città. Troppo lavoro. Ma appena avrò l'occasione girerò, mi piace. In squadra conoscevo già Santon e Handanovic, con loro il dialogo è stato più semplice. Ma la bellezza di questo gruppo è che tutti sono disponibili, ti fanno sentire importante. Santon? Ora è un uomo, è cambiato".
Cosa hai provato alla firma?
"Ho impiegato un paio di giorni a rendermi conto di aver firmato, anche se mi stavo già allenando. Ancora non me ne rendevo conto, ero emozionato, mia moglie me lo diceva che ce l'avevo fatta. Emozione unica indossare questa maglia. In Brasile l'Inter è molto conosciuta".
Avresti mai pensato di vestire questa maglia?
"Quando ero a Udine sono stato vicino all'Inter ma non si è fatto. Ero troppo giovane e l'Udinese sparava cifre folli. Il sogno era quello di arrivare in una grande squadra come l'Inter. Sono emozionatissimo".
Sei sposato?
"Sì, da 9 anni e ho una figlia, Beatrice, di sette anni".
Ce la faremo giovedì a qualificarci?
"Dura, sono una buona squadra ma nel calcio niente è impossibile. Abbiamo pareggiato a Napoli sotto di due gol, da certe cose si capisce che possiamo avere la possibilità di andare avanti. Nel secondo tempo ci siamo complicati la vita, aver segnato subito poteva darci tranquillità, poi abbiamo avuto altre occasioni. Ma quando ci sono errori dei singoli... Però per il ritorno ci sono possibilità, abbiamo giocatori che sanno far male".
A quale difensore brasiliano ti sei ispirato? Ci suggerisci un giovane difensore brasiliano?
"Il calcio brasiliano non lo seguo, a volte sento nomi e mi informo. Molti amici mi prendono in giro perché dicono che sono più italiano che brasiliano. Sul modello, a 15 anni sono cresciuto guardando Nesta, Maldini, giocatori in Italia che mi hanno colpito. In quegli anni c'erano grandi difensori in Italia".
Solo Handanovic ha più presenze in A di te nella rosa dell'Inter. Quanto conta per te l'esperienza? La usi per dare consigli?
"Non sapevo questa statistica, potevo immaginarla. Il fatto di avere tante presenze mi aiuta, anche perché so contro chi sto giocando. Al momento sono appena arrivato, ma se servisse un consiglio sono qui". Sono cose che aiutano a vincere le partite, mi piace prepararmi bene prima. Il fatto di essere cresciuto qui mi permette di conoscere bene gli avversari e mi facilita. Non mi metto a cercare i dettagli, però se ci sono giocatori nuovi cerco di capire come si muovono e le caratteristiche".
Quale città ti è rimasta nel cuore?
"A parte Udine che per me è casa e ci tornerò a vivere, mi ha colpito tanto Firenze. Calcisticamente sono stato male ma la città è molto bella. Evito di mischiare privato e lavoro, anche se è dura".
Cosa ti piace dell'Italia?
"Tutto, dalla storia al cibo. Quando vado in Brasile ne sento la mancanza. Mi piace leggere, capire la storia di questo paese".
Hai giocato con Siqueira che ora gioca nell'Atletico.
"Sono contento per lui, è un bravo ragazzo".
Qual è la squadra più forte mai affrontata?
"Un periodo la Juve, poi l'Inter, ma potrei dire tutte quelle che giocavano ai vertici. All'epoca c'erano attaccanti come Trezeguet, Shevchenko, Inzaghi, Ibrahimovic, Crespo, Cruz in panchina all'Inter. Ho sfidato avversari molto difficili, ma quello più forte è stato Ibrahimovic".
Ti sei spiegato la maledizione della Champions?
*"Forse ce l'hanno con lui!".
Autore: Redazione FcInterNews.it
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