Era il 30 giugno del 2001 quando con una nota sul proprio sito ufficiale l'Inter comunicava di aver ceduto un giovane Andrea Pirlo al Milan, in un'operazione che portava in nerazzurro Andres Guglieminpietro, ma questo lo si scoprì solo qualche giorno dopo. Più di 14 anni dopo, seguendo il solco vichiano della ciclicità della Storia, si potrebbe verificare il clamoroso ritorno, quello che dall'altra parte dell'oceano, dove attualmente Pirlo risiede, si definisce comeback.
Appena la notizia è stata lanciata chiunque, a prescindere dalla fede calcistica, ha sgranato gli occhi in preda ad uno stato di incredulità difficilmente eguagliabile. Dopo aver lasciato l'Inter per andare al Milan per vincere tutto salvo poi essere scaricato, generando un novero considerevole di polemiche, raggiunge la Juventus dove accumula ulteriori Scudetti e titoli nazionali. Infine si trasferisce nella Grande Mela, a New York, fra lo stupore generale. "Andrà lì a svernare e chiudere la carriera prendendo tanti soldi" bofonchiavano i maldicenti. E invece no perché i rumors di corridoio vogliono un Pirlo interessato a intraprendere questa seconda avventura nerazzurra, sebbene il tutto sia ancora in fase embrionale. Nell'attesa che il tutto maturi, ovviamente in Italia ci si divide sulla bontà della scelta e tale spaccatura prescinde dai colori di appartenenza.
Pirlo sì. Pirlo no. Sembra di sentire una cover de 'La terra dei cachi' in chiave calcistica: "sì" perché è un campione, un fuoriclasse, farebbe fare il salto di qualità alla squadra e così via; "no" perché è vecchio, ha perso il ritmo, già alla Juventus l'anno scorso faticava, et cetera et cetera. Tutte motivazioni valide, ma la soluzione per dirimere questa diatriba è facile, basta seguire la logica, questa nel tifo e nel calcio in generale molte volte sconosciuta: all'Inter viene imputato di non avere una manovra fluida e che ciò possa essere un problema in una stagione da 38 partite, ergo serve chi possa dettare il ritmo a centrocampo meglio di quanto Felipe Melo (uno dei migliori nerazzurri in stagione) non stia facendo; a questo aggiungete che all'Inter manca profondità nel ruolo di playmaker e una squadra che vuole lottare per il titolo deve avere una panchina lunga e qualitativa in tutti i ruoli. Il risultato di questa consecutio logica porta a una sola deduzione: serve un altro regista e chi meglio del miglior regista dell'ultima decade? Risposta: nessuno.
Si può stare qui a disquisire per ore sulla condizione di Pirlo, ma se anche chi vi scrive, uno che spesso non ha mancato di sottolineare le prestazioni incolore del bresciano, si è convinto della bontà di una simile operazione vuol dire che c'è "margine di manovra" per tutti. Il ragionamento che mi ha personalmente convinto è il seguente: posto che l'Inter non ha nulla da perdere nel tesserare il giocatore e posto che pur avendo giocato sotto i propri standard nell'ultima stagione in bianconero è risultato spesso decisivo, cosa può esserci di così tanto negativo per i nerazzurri nel (ri)portarlo a Milano? Se la soluzione dovesse essere redditizia l'Inter avrebbe in rosa il più forte regista del terzo millennio, se così non dovesse essere avrebbe in panchina un giocatore che, anche da fermo, può fare la differenza in Italia, nonché un ottimo tiratore di calci piazzati, dato da non trascurare in un campionato come quello italiano e in una squadra fisica come l'Inter (ricordate Figo e Recoba nell'Inter manciniana 1.0?)
All'inizio del mercato mancano poco meno di due mesi. Ancora c'è tanto tempo prima di capire se la "Grandissima idea" di riportare Pirlo in nerazzurro possa concretizzarsi. Nel frattempo, però, è bello fantasticare e pensare che il cerchio si possa chiudere con il bresciano nuovamente in maglia nerazzurra e, chissà, vittorioso in Italia con l'unica squadra con cui non ci è mai riuscito. Ma questo è un fantasticare troppo eccessivo. Come ha ripetuto a più riprese il presidente Thohir bisogna rimanere concentrati di partita in partita, cominciando dalla trasferta di Torino, lì dove Pirlo, seppur con la maglia bianconera, ha concluso la propria carriera in Italia. Per ora...
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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