Sarà per la mancanza di temi alternativi, sarà per il periodo di assenza di calcio giocato, sta di fatto che il nome di Mauro Icardi è tornato prepotentemente di moda sui media italiani e non solo. In ballo, per l'Inter, ci sono almeno 70 milioni di buoni motivi: il club nerazzurro spera nell'addio definitivo dell'ex capitano, in questa stagione in prestito al Paris Saint-Germain.

Era partita decisamente bene l'avventura dell'argentino al Parco dei Principi: dopo un iniziale periodo di fisiologico ambientamento, Icardi aveva iniziato a giocare e segnare con discreta continuità. D'altronde, il gol non è mai stato un grosso problema per lui. Un idillio, però, durato fin troppo poco. Dopo la luna di miele, sono cominciate le panchine in serie e i bene informati raccontano di una lotta intestina al Psg che ha visto proprio l'argentino finirci nel bel mezzo. Da una parte l'allenatore Tuchel, dall'altro il direttore sportivo Leonardo. Una vicenda poco chiara e l'unica certezza resta la cronaca: Icardi scalzato da Cavani e riscatto più lontano. Almeno così pare. Ma, al di là delle presunte clausole (una parla del diritto di Icardi di porre il veto al riscatto dei parigini, un'altra di 15 milioni ulteriori da versare all'Inter qualora il Psg – dopo il riscatto – intendesse cederlo a un altro club italiano), la storia rimane ingarbugliata.

Ciò che si può dire è che l'Inter ha vinto la sua scommessa di sostituire Icardi con Romelu Lukaku. Il belga non solo segna tanto quanto il collega, ma lavora molto di più con e per la squadra ed è pure un leader tecnico oltreché carismatico. Se Icardi era il principe dei bomber solitari, quelli per cui una squadra deve adattarsi solo e soltanto al suo stile di gioco, Lukaku è invece l'esatto opposto: umile, disponibile e funzionale a più stili di manovra. Con il belga in campo, i compagni possono sia dialogare palla a terra (per info chiedere a Lautaro), sia affidarsi alla palla diretta specie nei momenti di difficoltà.

E se a Parigi, oggi, non sono tanto convinti di sborsare 70 milioni per trattenerlo, vuol dire che i gol non bastano. In fondo, era quello che sosteneva Luciano Spalletti un anno fa ed è anche quello che, col lavoro sul campo, dice Antonio Conte. In un gruppo che vuole puntare ai massimi traguardi, non ci può essere spazio per l'individualismo estremo: conta il gruppo e il gruppo soltanto. E quando lo tradisci, questo di rigetta come un corpo estraneo. Tralasciando le squallide uscite pubbliche collaterali (tra social, tv e giornali), è andata esattamente così ad Appiano Gentile A conti fatti, è evidente dove alberghi la ragione. Paris o non Paris, tra Icardi e l'Inter la storia è finita. Adieu Maurò.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 aprile 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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