Premessa doverosa: Nicolò Barella ha sbagliato nella reazione l'altro ieri al Bernabeu ed è stato giustamente espulso. Inutile farsi scudo con l'eccessiva severità di Brych e Fritz (VAR) o con l'intervento crudelmente energico di Militao: il nostro centrocampista avrebbe dovuto evitare una reazione così evidente che alle immagini non sarebbe mai sfuggita. Perché colpire o tentare di colpire un avversario è automaticamente da cartellino rosso, il regolamento non permette discrezionalità. Soprattutto in Europa dove il concetto di #Respect è parte integrante di ogni campagna di comunicazione della UEFA. Un vero peccato, perché in una partita che avrebbe solo messo la ciliegina su una torta già bella che preparata e guarnita l'Inter perde per gli ottavi di finale di Champions League una delle sue risorse principali. La sconfitta può starci, e non arriva certo per l'espulsione di Barella quanto per l'ennesima mole offensiva asfittica prodotta dai nerazzurri (si prenda esempio dai cecchini del Real Madrid in tal senso). Ma non offusca minimamente quanto fatto dalla squadra di Simone Inzaghi in campo internazionale, perché nel mezzo dei due k.o. con la Casa Blanca ha fatto abbondantemente il proprio dovere. E merita solo elogi, non certo abbondanti sulle pagine dei quotidiani dove l'Inter viene messa a confronto con altrui bilanci miseri (eliminazione) ma al contempo onorevoli (?).

Tornando a Barella: Nico gioca incessantemente da oltre due anni, che stesse attraversando un periodo di riserva era evidente. Persino in Nazionale, nelle ultime due deludenti uscite, non è stato all'altezza della sua fama al punto che Roberto Mancini si è visto costretto a sostituirlo a gara in corso. Ma chi osserva con attenzione le partite dell'Inter già era al corrente di un calo fisico significativo, che per uno come lui ha ripercussioni anche dal punto di vista mentale. In parole semplici: se non riesce a essere al 100% atleticamente, una delle sue principali caratteristiche che lo rendono irrinunciabile, mentalmente ne risente e perde lucidità. Esattamente quello che è accaduto martedì al minuto 65' del match del Bernabeu, quando un contrasto ruvido e ai limiti del provocatorio gli ha fatto perdere la testa. Errore da matita rossa, ma deve finire qui. Il ragazzo ha chiesto scusa, il gruppo lo ha compreso, è stato multato, l'Inter ha perso per altri motivi ed è passata dall'essere qualificata agli ottavi all'essere qualificata agli ottavi. Da seconda, come pronosticabile. Né hanno senso dibattiti sulla sua conformità a indossare la fascia di capitano: prima espulsione in 3 anni che gli servirà per crescere, tappa dolorosa ma forse necessaria. E non si può mettere in discussione un ragazzo che da quando veste il nerazzurro rende tutti i tifosi orgogliosi di averlo dalla propria parte. Il vero problema, giusto ribadirlo, sarà l'assenza di Barella agli ottavi di finale, sperando che Brych non calchi la mano nel referto e gli venga inflitto solo un turno di squalifica anche alla luce del ruolo di Militao nel fatto incriminato.

In alternativa, guarderà il doppio confronto dalla tribuna e anche in questo malaugurato aspetto c'è del positivo: potrà riposarsi, perché è scontato che da qui a febbraio 2022 avrà corso più di ogni altro calciatore contemporaneo. Anche più del 'fratellone' Marcelo. Forse.
Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 dicembre 2021 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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