Da Puerto Boyacá... scusate il ritardo. Fredy Alejandro Guarín Vásquez è un nuovo giocatore dell'Inter perché sembra che il prestito da 1,5 milioni di euro con diritto di riscatto a 11,5 milioni siglato il 31 gennaio di 3 anni fa in realtà sia stato formalizzato proprio 14 giorni or sono. Invece no. Il colombiano ci ha messo un po' a mostrare il miglior abito che in queste stagioni è rimasto per tante, probabilmente troppe volte nell'armadio degli spogliatoi di Appiano Gentile, San Siro e di tanti altri stadi tra Italia ed Europa, ma ora lo mostra fiero, impreziosito da una fascia da capitano che in più di un'occasione ha portato con orgoglio. La domanda ora sorge spontanea: dopo più di una luce che ha fatto brillare gli occhi del popolo nerazzurro nell'ultimo periodo, si può dire che il Guaro è guarito da quella strana malattia chiamata 'anarchia tecnico-tattica e discontinuità di rendimento' che mai gli ha permesso di essere fondamentale per la squadra e idolo dei tifosi allo stesso tempo in modo continuo? Forse sarebbe meglio andare cauti e 'misurargli la febbre' a intervalli abbastanza regolari, ma queste ultime uscite sembrano proprio dire che il suo numero 13 sia quello più luccicante della squadra di coach Roberto Mancini. Il Mancio, appunto. Proprio l'allenatore con il quale questa guarigione si sta compiendo, seppur a piccoli passi.
Personalmente ho sempre ritenuto il classe '86 colombiano un elemento in cui credere e soprattutto da non cedere nel modo sbagliato. Non è un caso se la Juventus provò, con la carta Mirko Vucinic, a compiere quello che sarebbe stato un vero e proprio sgambetto nel gennaio di un anno fa. Per questo provo gioia nell'ammirare un giocatore, non solo nelle intenzioni, ritrovato e con la voglia di essere finalmente decisivo. E decisivo, oggi, sembra esserlo sul serio. Faccio quindi una considerazione: capisco il nervosismo e l'arrabbiatura dei tifosi nel vedere un centrocampista con queste potenzialità così incostantemente incisivo, a tratti totalmente assente tanto da far pensare che la squadra sembrasse, in certe circostanze, addirittura in inferiorità numerica, ma in quanti hanno creduto in lui in modo incondizionato? Ricordo che stiamo parlando di uno degli elementi (su questo spero non ci sia alcun dubbio) più importanti e qualitativamente rilevanti dell'Inter. Che piaccia o meno. Senza dimenticare poi l'aspetto caratteriale, forse il punto più 'pesante' in suo favore.
Soprattutto con Walter Mazzarri, questa rosa ha mostrato sovente limiti di personalità, sciogliendosi come neve al sole di fronte alle prime difficoltà, con pochi uomini in grado di dare la 'scossa', non solo in termini tecnici. Il nazionale colombiano invece, se qualcuno lo avesse notato via via in questi mesi, è stato uno dei pochi, forse l'unico, a provarci. Semplicemente. Con dribbling, tiri da fuori, con quella grinta che ho visto in rare occasioni negli altri. Il discorso a parer mio è molto semplice: non siamo più nell'era dorata del Triplete quando i campioni abbondavano e tanti andavano anche in panchina, Mancini sta cercando di ricostruire quasi da zero non solo una squadra, ma un'intera società, cercando di restituire quel physique du rôle da top club che negli ultimi anni è stato smarrito. Un lavoro arduo, difficile, ricco di insidie e certamente non breve, ma credo che in questo percorso il Guaro debba avere un ruolo intoccabile, oggi come domani.
Si parla tantissimo della possibilità che a giugno il mercato possa essere per l'ennesima volta il leitmotiv delle sue giornate, con una squadra accostata a cadenza regolare e l'Inter pronta ad ascoltare qualsivoglia offerta cash, di scambio alla pari o con conguagli vari a favore o sfavore. In questo senso il nome più gettonato sembra essere quello di Ezequiel Iván Lavezzi, pronto evidentemente a salire su un aereo con destinazione Milano e Guarín a fare il percorso inverso, con la possibilità di ammirare da vicino la Tour Eiffel. Io dico no, nella maniera più assoluta. El Pocho è giocatore di alto livello che nella Serie A di questo preciso, a tratti triste, momento storico farebbe probabilmente la differenza e la mia bocciatura non riguarda assolutamente il valore del giocatore, bensì l''unicità' del profilo, anche perché sarei un 'pazzo' a metterne in dubbio le qualità. Mi spiego meglio.
L'ex Napoli è un esterno offensivo, il ruolo che nell'Inter di oggi ricoprono Xherdan Shaqiri, Rodrigo Palacio e Lukas Podolski (in un 4-2-3-1 modulo-'progetto' o nel più collaudato 4-3-1-2), mentre Guarín, paradossalmente, non ha ancora un ruolo ben preciso. Personalmente lo considero maggiormente adatto come mezzala destra in un centrocampo a tre interpreti, in una posizione in cui sul mercato non vedo tanti giocatori completi, a 360°, in grado di fare la differenza. E il Guaro, che piaccia o meno, è in grado di essere decisivo, proprio come sta mostrando in questo periodo. Tornando a Lavezzi (indipendentemente dalla scelta che la società farà su Prinz Poldi al termine della stagione), credo che con la giusta dose di oculatezza, attenzione economica e tecnica si possa trovare sul mercato un esterno offensivo di prospettiva, più giovane rispetto a lui (classe '85, non è un po' troppo?), al contrario di un interprete, di un profilo con le caratteristiche dell'ex Porto in grado di essere un grandissimo giocatore a centrocampo (senza considerare quei top players assoluti che l'Inter non potrebbe permettersi).
Insomma, qualche motivo, opinabile o da 'sposare', che spiega perché Fredy Alejandro Guarín Vásquez deve continuare a vestire il nerazzurro. I tifosi, anche i più restii, comincino ora a credere veramente in lui. Da Puerto Boyacá... scusate il ritardo, ma - diciamo la verità - la Colombia non è poi così tanto vicina.
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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