Ormai è un ritornello che starà convincendo anche il tifoso nerazzurro più incallito: "L'Inter è brutta, lenta, gioca male". Dopo aver visto la gara di Bologna, purtroppo, confermo la veridicità del suddetto ritornello che invece pensavo potesse essere smentito al 'Dall'Ara'. Il primo tempo di martedì scorso è stato imbarazzante, peggio che a Palermo. Però i numeri, che hanno sempre ragione, dicono che la Beneamata ha finora ottenuto sei vittorie, tre pareggi e una sconfitta. E che quando rimane in dieci uomini per espulsioni cervellotiche, non demorde, anzi si sveglia dal torpore e addirittura vince la partita come è successo in terra emiliana.

In testa per una notte, quindi, prima di essere superati dalla squadra del momento, quella Roma che incroceremo domani sera al "Meazza". Solo il Napoli sembra in grado di contrastare al momento i giallorossi che contro l'Udinese hanno centrato la quinta vittoria consecutiva, giocando un calcio bello e veloce, esaltato da un certo Maicon che sembrava quello del triplete nerazzurro e non il desaparecido degli ultimi tempi. Vivo a Roma e ho visto la partita dei giallorossi con l'Udinese direttemente dallo stadio Olimpico, mentre il giorno prima ero a Bologna. Devo essere sincero? La logica non lascia scampo. Le caratteristiche e la forma attuale della squadra di Rudi Garcia paiono perfette per mettere a nudo i limiti e le contraddizioni dell'Inter attuale. Disturbano Gervinho e Salah, le loro due frecce avvelenate pronte e conficcarsi sanguinose. Ma siccome il calcio spesso sfugge alla logica, i quasi 60 mila che andranno domani a San Siro non dovranno sentirsi vittime predestinate.

L'Inter attuale, anche quella del ritornello su bruttezza e lentezza, ha dei valori, altrimenti dopo nove giornate non stai lassù con una squadra cambiata quasi totalmente rispetto alla scorsa stagione. Mancherà per squalifica Felipe Melo, arrivato a Milano da “Comandante", ma che da qualche partita sembra degradato a soldato semplice. Sarebbe comunque servita la sua esperienza e il suo carisma contro giocatori molto forti, tecnici, (vedi Pjanic), ma che vanno a volte in confusione quando dall'altra parte si fa la voce grossa. Sarà importante che il Mancio trovi l'assetto giusto a metà campo dove si dovrà constrastare, ma anche portare la palla più velocemente in avanti rispetto alle ultime uscite. Tatticamente l'Inter soffrirà, non credo esistano dubbi in proposito, ma la debacle con la Fiorentina, al netto degli episodi contrari che condizionarono da subito la partita, sarà servita da lezione.

Contro la Roma vorremmo vedere una squadra vogliosa, corta, che sappia quando difendere e quando ripartire. Rientrerà Stefan Jovetic, splendido nel primo tempo contro la Juventus, meno incisivo a Palermo. L'intesa con Icardi stenta a decollare, i due non fanno reparto e le palle gol prodotte si contano sulle dita di una mano. A Bologna Maurito prima ha segnato e poi, intervistato, ha chiesto maggiore assistenza per continuare a fare quello che meglio sa fare, ossia buttarla dentro. Però il calcio è bello perché in una notte come quella che ci apprestiamo a vivere, puoi trovare o ritrovare, d'incanto, soluzioni che insegui da tempo. Jovetic e Icardi sono due cavalli di razza, li ha l'Inter che presto ne beneficerà.

Roberto Mancini continua a sostenere che sarà importante rimanere, in qualche modo, nelle prime posizioni perchè prima o poi i problemi saranno risolti, la forma di alcuni singoli ritenuti fondamentali migliorerà e la squadra potrà anche giocare meglio, oltre che fare punti. Intanto godiamoci una qualità che questa squadra ha espresso finora, anche giocando male: la solidità. Una dote che nasce finalmente dalla difesa, che presenta due centrali, Miranda e Murillo, bravi e complementari fra loro. Samir Handanovic, anche per il carattere schivo dell'uomo, non accende le fantasie di chi ha amato i vari Zenga e Julio Cesar, ma è un portiere che fa bene a chi ce l'ha, Bologna docet. I due esterni, che contro la Roma saranno probabilmente Santon e Juan Jesus, non fanno la differenza in fase di spinta, ma assicurano una certa copertura.

E siccome da sempre in Italia vanno avanti le squadre che prendono innanzitutto pochi gol, ecco che in parte si spiega come l'Inter veleggi al secondo posto con due soli punti di distacco dalla vetta, nonostante una produzione offensiva da provinciale. Ma prima si risolveranno i problemi dal centrocampo in avanti, prima si arriverà al consolidamento di una squadra credibile che possa lottare con grandi possibilità di successo per l'obiettivo minimo, ossia il terzo posto che vale la possibilità di accedere all'Europa che conta e e che porta soldi in cassa.

Discorsi, dubbi, speranze. Intanto aspettiamo questa Inter-Roma, gara simbolo del nostro calcio. Per anni passata alle cronache per i tanti gol segnati. Dal 2006 al 2010, è stata sfida scudetto, fortunatamente con l'Inter sola vincitrice. Domani dirà tante cose importanti sul campionato delle due squadre. Attenti al lupo, ma l'Inter può vincere e compiere un sorpasso che regalerebbe badilate di autostima.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 30 ottobre 2015 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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