Rieccolo, Diego Alberto Milito, fresco campione in Argentina con il suo Racing de Avellamneda. L'ex eroe del triplete nerazzurro, ai microfoni di deportes.elpais.com, racconta le sue esperienze a partire dalla ricetta su come si diventa idoli: “Vincendo trofei. Ho avuto la fortuna di vincere gli ultimi due titoli della storia del Racing e mi sento un privilegiato. Sono grato alla gente, ma non mi piace definirmi un idolo. E’ chiaro che sono orgoglioso, ma nulla di più. Non è facile tornare nel club dove si è cresciuti, ringrazio la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Contratti miliardari in altri campionati? Io ho preferito tornare qui. Avevo sempre detto che mi sarei ritirato con questa maglia, e per me è stata una sfida importante”.

Nella carriera di Milito però c'è anche l'Europa, con Saragozza, Genoa e Inter: “Ho cercato di adattarmi alle abitudini europee. Andare in Italia significava cambiare completamente vita. Anche quando giocavo lì, però, avevo sempre il calcio argentino dentro di me. In Argentina si corre tanto, il calcio è molto fisico. Non ci sono squadre straordinarie come un tempo, ma c’è molta competizione. I giovani? Oggi vedono il calcio come un lavoro, non più come una passione. Le tv e i social network hanno fatto perdere quella passione per il calcio. In Argentina c’è più fame di progresso rispetto all’Italia. Lì i giovai hanno tutto servito, ottengono le cose troppo facilmente”.

Il Principe è diffidente sulla possibilità che un grande allenatore europeo possa lavorare nel calcio sudamericano: “Non la vedo una cosa fattibile. Qui non abbiamo molte risorse economiche, e in Europa il calcio è molto più competitivo che da noi. Mourinho? Uno dei migliori al mondo. Ottiene il cento per cento da ogni giocatore. La sua carriera parla per lui. Campionato con il Racing o Triplete con l’Inter? Hanno due significati diversi. Nel 2010 ho raggiunto l’apice della mia carriera, ma il titolo con il Racing ha un sapore speciale. La Nazionale? Ho avuto la sfortuna di giocarmi sempre il posto con grandi attaccanti. Non ho giocato con molta continuità, ma sono orgoglioso di aver indossato quella maglia”.

Tornando a Mourinho, Milito parla dell'esperienza dello Special One al Real Madrid, non proprio fortunata: "Si pone sempre davanti per difendere i suoi giocatori, le polemiche sono create per proteggere il gruppo. Con l'Inter l'abbiamo intesa in questo modo e abbiamo avuto la fortuna che tutto è andato bene". Ma come sarebbe Mourinho allenatore del Racing? "Penso come in Europa; alla fine, quello che una persona ha dentro lo trasmette sempre al di là del continente e della squadra che dirige". 

Sezione: Copertina / Data: Lun 16 febbraio 2015 alle 14:00 / Fonte: Gianlucadimarzio.com
Autore: Redazione FcInterNews.it
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