In questo momento ha ragione lui, perché ha vinto. In passato l’ho criticato perché personalmente ritengo che abbia sbagliato la preparazione atletica e non mi hanno convinto alcune sue interpretazioni tattiche a partita in corso, ma Rafa Benitez ha tutto il diritto di fare la voce grossa. Accettando la panchina dell’Inter lo spagnolo sapeva che si sarebbe dovuto confrontare con il fantasma di Mourinho e una specie di appagamento nei giocatori. Ma sapeva che avrebbe potuto cambiare volto alla squadra con gli arrivi che aveva inserito in lista. Richieste rimaste inaccettate e che lo hanno obbligato ad applicare il suo credo con giocatori non necessariamente adatti. La scorsa estate il tormentone Mascherano, così come quello legato a Kuyt, hanno caratterizzato il calciomercato nerazzurro, salvo poi concludersi con un nulla di fatto in casa Inter. I prezzi fissati dal Liverpool venivano considerati fuori budget, così El Jefecito si è trasferito a Barcellona a fare panchina per 22 milioni di euro, mentre l’olandese gioca e si infortuna senza troppe soddisfazioni con la maglia dei Reds. Peccato, perché ricordo bene che entrambi avrebbero accettato con entusiasmo la sfida nerazzurra.
Firmando il contratto con l’Inter, Benitez sperava che la società lo avrebbe trattato come i suoi predecessori, accontentandone le richieste in fase di mercato. Invece, lo spagnolo è stato il primo allenatore a rimanere a secco durante la gestione morattiana. Voleva Kuyt e Mascherano, si è ritrovato con Coutinho e Biabiany, due giovanotti di belle speranze, che però hanno ancora bisogno di crescere. Pur scontento, il professore ha accettato di allenare questa squadra, salvo pagare con una serie di infortuni a raffica un’interpretazione troppo personale della preparazione atletica. Ergo, negli ultimi mesi ha dovuto mandare in campo ragazzini e seconde linee: scelte obbligate, specchio dei risultati arrivati sul campo. Mesi di rospi amari, insomma, per tanti motivi, ma anche per responsabilità del club, che ha scelto la strategia del Financial Fair Play fidandosi troppo del gruppo vincente della scorsa stagione. Idea sensata, ci mancherebbe, ma l’età avanzata di alcuni campioni, la stanchezza dopo mesi sempre al 110% e un inevitabile senso di appagamento erano varianti da prendere in considerazione. Rinfoltire la rosa di giovani non è stata, con il senno di poi, un’idea fruttuosa ma c’è ancora tempo per porre rimedio all’errore.
Benitez lo sa e si rende conto che se non alza la voce adesso, fresco campione del Mondo e con il mercato invernale alle porte, la sua chance verrà sprecata una volta per tutte. Anche a costo di ricevere il benservito. L’allenatore di Madrid si sta giocando tutto in questo momento: senza rinforzi, sa bene che gli si prospetta una seconda fase di stagione simile alla prima, in cui lui sarà capro espiatorio della mancanza di risultati dell’Inter. Non è un’ipotesi, numeri alla mano è una certezza. Il club adesso ha il dovere di integrare la rosa nerazzurra di forze fresche, anche se non saranno le prime scelte di Rafa. La richiesta è sul tavolo: quattro acquisti, compreso il sostituto di Samuel, perché concludere la stagione in corso avvicendando Cordoba (34 anni), Materazzi (37 anni) e Chivu al fianco di Lucio, non è fattibile. Stanco di fare da parafulmine, Benitez si sente in diritto di avanzare richieste alla sua società, che in estate non è riuscita (né ha insistito più di tanto) ad accontentarlo.
Per vincere c’è bisogno di campioni e motivazioni. Alle prime dovrà pensare Moratti, alle seconde l’allenatore, che a questa voce finora ha raccolto pochi punti e consensi. Ma prima di etichettare Rafa come perdente, bisogna dargli la possibilità di lavorare nelle condizioni che lui ritiene più congeniali. Se Mourinho non avesse ottenuto i rinforzi che voleva, col cavolo che avrebbe realizzato il capolavoro della Tripletta. Questo è poco ma sicuro. Quindi sarebbe ingiusto licenziare Benitez (o costringerlo a dimettersi) senza averlo supportato a dovere, come un club campione del Mondo ha il dovere di fare. Gennaio è alle porte, è il momento di agire. Ma in modo costruttivo, non distruttivo. I segnali per la rinascita, che parte da Abu Dhabi (e si sviluppa a San Siro, grazie Roma), ci sono tutti, vanno semplicemente cavalcati con intelligenza.
Il tempo per recuperare il terreno perso è tanto, ma affidarsi al caso o all’ottimismo sarebbe un errore macroscopico, già commesso in estate. In altre parole, credo sia giusto dare ancora credito a Benitez, dopo un mercato invernale in linea con le ambizioni di una società che è appena tornata sul tetto del mondo dopo 45 anni di interminabile attesa. Tra poco capiremo tutti quali saranno le ambizioni del club. È il momento di essere sapienti, non avventati: spero pertanto che Moratti rifletta bene prima di prendere una decisione sul futuro di Benitez e dell’Inter.
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