Intervistato dal Corriere dello Sport, il professor Fabio Pigozzi, presidente della federazione mondiale di medicina dello sport e presidente del comitato tecnico scientifico della federazione medico sportiva italiana, ha provato a chiarire i temi legati al Covid-19 in relazione alla ripresa del calcio.

Professore, qual è la vostra posizione sulla ripresa dell’attività sportiva? 
"Noi ci siamo concentrati sull’atleta e non sull’entourage della squadra, ugualmente importante nello sport professionistico. Di fatto ci siamo trovati d’accordo nella ripresa degli allenamenti, perché qualsiasi disciplina, dal calcio alle bocce, necessita di una fase di ricondizionamento atletico". 
 
Come si procede per arrivare alla ripresa? 
"Ci deve essere una prima fase, prima di passare alla parte tecnica specifica. Se è vero che si ripartirà il 4 maggio, in questo periodo avremo i dati dell’evoluzione dell’epidemia che potranno essere utili per definire l’impatto nel passaggio successivo alla fase tecnica".

Non tutti i medici la pensano allo stesso modo. 
"Il momento attuale ci deve spingere a cercare una sinergia. Ho dedicato la mia vita allo sport, so che è importante che riparta altrimenti chiude, ma deve ripartire in sicurezza e per farlo ci vogliono delle regole che vengono formulate da esperti, finalizzate alla sicurezza degli atleti".
 
Il grande nodo è questo: se si dovesse presentare il caso di un atleta positivo? 
"Innanzitutto è fondamentale applicare le linee guida per evitare i rischi da esposizione al contagio e che riguarda la squadra e tutto il contesto. Se nonostante questo si presentasse un caso, l’atleta va isolato e vanno continuati i controlli a chi continua l’attività sportiva. Il nostro pensiero è procedere step by step. Non si può far ripartire un macchina e portarla subito al massimo dei giri". 
 
Un altro dubbio riguarda la ripresa dell’attività nelle zone maggiormente colpite dal virus. Si potrebbe riprendere solo in aree meno a rischio? 
"In linea teorica qualunque ipotesi che minimizzi il rischio ha un suo valore, ma non sta a me decidere se è praticabile. Per limitare il rischio di infezione vanno valutati contesti ambientali differenti, perché esistono aree più colpite. Bisogna identificare parametri di sicurezza più elevati possibili". 
 
Secondo lei è comunque possibile immaginare la ripresa dell’attività agonistica della serie A? 
"So bene che questo è alla fine il quesito a cui manager, televisioni, giocatori e presidenti chiedono una risposta. Ma voglio che sia chiaro un punto: la medicina si occupa della salute degli individui. Non porta avanti ragionamenti legati al valore economico di un avvenimento, qualunque esso sia". 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 26 aprile 2020 alle 10:56 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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