Piove sul bagnato in casa Milan. Dopo il derby perso, il ritardo già preoccupante accumulato in classifica rispetto alla quarta posizione e le continue voci di un possibile esonero di Gattuso (oggi si parla di Donadoni), la Gazzetta dello Sport mette in evidenza le difficoltà economiche alle quali il club rossonero andrà incontro in ottica FFP Uefa. 

"Il numero più preoccupante dell’ultimo bilancio del Milan, relativo al 2017-18, che verrà approvato dall’assemblea dei soci di domani, non è 126 milioni, sebbene rappresenti la perdita più alta nella storia della società rossonera (il record, si fa per dire, precedente era il -91,3 del 2014). No, il numero-chiave è 55 milioni - spiega la rosea -. Si tratta dell’incremento, rispetto alla stagione 2016-17, degli stipendi del personale e degli ammortamenti dei “cartellini” dei giocatori. Costi fissi, strutturali per una squadra di calcio, che nel caso del Milan sono lievitati a 237 milioni, in grado di bruciare tutto il fatturato prodotto e qualcosa in più, visto che i ricavi al netto delle plusvalenze si sono attestati a quota 220 milioni. È uno squilibrio gestionale insostenibile e non bastano le spalle larghe di Elliott, che è prontamente intervenuta dopo il “default” di Li Yonghong con iniezioni di capitale tra agosto e settembre per 170,5 milioni, in gran parte serviti per rimborsare i bond viennesi (128). Un conto è la liquidità in cassa, e sotto questo punto di vista non ci sono più problemi dopo le peripezie del misterioso uomo di stanza a Hong Kong; un altro è la dinamica di costi e ricavi della società rossonera, specialmente ai fini del fair play Uefa. Ecco, per assolvere agli impegni di Nyon e per aumentare l’appeal del club nell’ottica di una futura rivendita, la famiglia Singer sa bene che non sarà sufficiente intervenire in conto capitale perché prima o poi il Milan dovrà camminare sulle proprie gambe. Per questo motivo, i conti lasciati in eredità dalla coppia Fassone-Li Yonghong sono una zavorra molto pesante per i piani di Elliott".

"Sbagliate le valutazioni di campo - sottolinea la Gazzetta -. Kalinic, costato a bilancio 27 milioni, è stato ceduto sottoprezzo all’Atletico quest’estate con una svalutazione di 9 milioni, che il nuovo management guidato da Scaroni ha caricato nel bilancio al 30 giugno (al pari degli 11 milioni di svalutazione di Bacca, di altri oneri per ristrutturazione aziendale e buonuscite e per copertura rischi da fair play) per ripulire un po’ gli esercizi futuri che avranno limitazioni dall’Uefa. Sbagliate la valutazioni anche fuori dal campo: le fantasmagoriche entrate dal mercato cinese, immaginate nel primissimo business plan in 90 milioni già nel primo anno, sono evaporate alla prova dei fatti, tanto che nell’esercizio 2017-18 sono stati registrati appena 600mila euro di proventi dalla controllata Ac Milan (Beijing) Sports Development. Non solo. I ricavi commerciali complessivi sono addirittura diminuiti, da 69 a 62 milioni, perché Adidas, in seguito al passaggio da Fininvest a Li Yonghong, ha rinegoziato al ribasso l’ultimo anno di contratto. Insomma, lo storico main sponsor aveva fiutato l’aria...".

Sezione: Rassegna / Data: Mer 24 ottobre 2018 alle 10:10 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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