"Kovacic non si spaventa di fronte a nulla, ha la sfrontatezza e l’audacia dei ventenni, e lo si vede quando calcia al volo per il gol che riapre la partita: un destro tanto violento quanto preciso, un autentico pezzo di bravura". La Gazzetta dello Sport esalta le qualità del giovane croato, ancora una volta decisivo. "Il problema dell’Inter è che di Kovacic ce n’è uno solo. Gli altri centrocampisti non sono all’altezza delle idee del ragazzino e i due attaccanti non suggeriscono con frequenza il passaggio. A volte, diciamolo chiaramente, Kovacic sembra predicare nel deserto ed è un peccato perché, rispetto all’Inter di Mazzarri, Mancini chiede alla squadra di essere più «alta», più aggressiva, più propositiva. Logico che un simile atteggiamento debba essere accompagnato da importanti qualità tecniche: quando si cerca di palleggiare, e non soltanto di andare in contropiede, servono piedi buoni e cervello fino. I nerazzurri vincono la sfida del possesso-palla (64,6 per cento contro 35,4 per cento), hanno il baricentro molto alto (56,4 metri contro il 43,3 della Lazio), tessono trame fitte (665 passaggi), sono abbastanza precisi (86,2 per cento di appoggi riusciti), però non hanno l’uomo dell’ultimo tocco. O meglio, ce l’hanno, Kovacic appunto, cui però non si può chiedere di impostare l’azione, di rifinirla e magari anche di concluderla. Su 80 passaggi effettuati il croato ne sbaglia soltanto 10. Inoltre: 4 lanci riusciti, 1 sponda, 3 occasioni create, 4 falli subiti (vuol dire che gli avversari non riescono a fermarlo), 2 palloni intercettati e 9 recuperati. Ciò significa che non gli manca lo spirito di sacrificio e che conosce bene lo sporco lavoro del centrocampista. Certo, 17 palloni persi sono tanti, ma lui è uno che rischia e quindi gli va concesso il beneficio dell’errore. Fossero tutti come lui...".

Sezione: Rassegna / Data: Lun 22 dicembre 2014 alle 13:08 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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