L'Inter di Conte sfida la Juventus di Sarri. E quello che andrà in scena a San Siro stasera sarà un vero e proprio attacco al potere incontrastato dei bianconeri, che regnano in Italia ormai da tanti anni. "Nel tempo la Juve ha costruito l’abitudine a vincere, una mentalità d’acciaio, la capacità di rigenerarsi rinnovando il gruppo, gli obiettivi, le ambizioni - spiega il Corriere dello Sport -. Mai appagata, cannibalesca. Da un anno all’altro non si è fermata, scavando un solco sempre più ampio rispetto alle concorrenti, distanti anni luce per fatturato, stipendi, top player. Batterla, per l’Inter, significherebbe infilare il settimo successo consecutivo (non capita dal 1966/67, erano i tempi di Helenio Herrera e Angelo Moratti) e volare a +5 in classifica, ma il valore psicologico sarebbe ancora più grande. Perché Conte, per la prima volta, potrebbe violare quel senso di invulnerabilità che accompagna la Juve da otto anni. Punta a renderla umana, attaccabile, generando dubbi, insicurezze, pressioni. Ecco la missione affidata ai nerazzurri, reduci dalla notte del Camp Nou, in cui l’ex ct azzurro avrebbe voluto vederli assatanati per 95 minuti e non solo nei primi sessanta, come è accaduto sino alla rimonta blaugrana guidata da Messi e Suarez. È come se Inter e Juve si fossero date appuntamento a San Siro. Si annuseranno, si guarderanno negli occhi, si misureranno in attesa di ritrovarsi il primo marzo, tra quasi cinque mesi, all’Allianz Stadium. Conte è temuto, non solo perché ha vinto alla guida della Juve i primi tre scudetti della serie portata avanti da Allegri. Buffon e Bonucci, nei giorni scorsi, ne hanno parlato con estremo rispetto. Sanno dove porterà l’Inter. Intuiscono un duello sino all’ultima giornata. Sarri, per lo stesso motivo, ha rinviato qualsiasi riflessione, ma vincendo darebbe una botta tremenda alle ambizioni di Conte e Marotta, consolidando l’idea dello strapotere sabaudo. Il Comandante è stato l’ultimo allenatore a dare la sensazione di poter sfilare lo scudetto alla Signora. Due anni fa, all’ottava giornata, il suo Napoli si ritrovò a +5, dando corpo al sogno. Il gol di Higuain al San Paolo permise ad Allegri di accorciare lo svantaggio a un solo punto a inizio dicembre. I bianconeri tennero duro, tornando al comando dopo 28 giornate ma tremando sino al colpo di testa di Koulibaly all’Allianz. La rimonta di Sarri si fermò a Firenze, il suo campo maledetto, lo stesso dove ha perso i due punti che oggi lo separano dall’Inter. La Juve non muore mai. Andiamo a vedere".

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Sezione: Rassegna / Data: Dom 06 ottobre 2019 alle 09:17 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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