L'amministratore delegato dell'InterGiuseppe Marotta, è protagonista oggi di un incontro al "Pirellone" con l'Inter Club del Consiglio Regionale della Lombardia. Intervistato da Fabrizio Biasin, il dirigente nerazzurro ha toccato tantissimi temi.

La qualificazione agli ottavi è una piccola rivincita?
"In premessa volevo ringraziare l'IC della Regione Lombardia per l'ospitalità e tutti voi per l'affetto. Essendo anche di Varese ho nel cuore questa regione. Rispondendo alla domanda, i giocatori e il tecnico hanno conseguito un traguardo importante che mancava da dieci anni. Ci riporta a un passato glorioso, ma non dobbiamo vivere di vendette e i giudizi vanno fatte con cautela. L'equazione chi più spende più vince non sempre vale. Il portafoglio pieno aiuta, ma dove non ci sono i soldi servono competenza, passione, tante virtù che ho trovato in questa Inter e ho cercato di rafforzare. Abbiamo dato una svolta a un cammino di transizione, oggi siamo in un palcoscenico più consono alla storia del club".

Ti aspettavi un Inzaghi così sul pezzo?
"Non mi meraviglia perché ho avuto modo di lavorare con lui da calciatore. Umanamente risponde ai requisiti, poi c'è la parte professionale e per quel che ha mostrato alla Lazio aveva dato l'esempio di un allenatore vincente, giovane, dinamico, che raccoglieva tante caratteristiche positive. Abbiamo fatto una scelta nell'arco di ore con un allenatore che si adattava benissimo anche per questione di modulo, uguale a quello di Conte. I risultati di inizio stagione sono stati soddisfacenti".

Era la tua prima scelta? Avesse firmato con Lotito su chi sareste andati?
"Era nel taccuino mio, di Ausilio e Baccin. Le scelte devono essere collegiali, è facile il dialogo anche se poi le decisioni devono essere le mie. Una caratteristica di chi è esposto alle critiche è avere coraggio. Abbiamo anticipato di qualche ora il rinnovo con la Lazio. Siamo stati tempestivi. Non sarebbe stato facile se avesse firmato con la Lazio, posso dirti che cercavamo un allenatore italiano. Non perché voglia escludere gli stranieri, ma perché davvero abbiamo caratteristiche differenti. Facciamo del calcio un fenomeno che ti accompagna da mattina a sera".

Ti sei un po' sentito tradito da Conte?
"Il bello del calcio è questo, ci sono avvicendamenti continui. A Conte riconosciamo il merito di aver tracciato una strada fatta di valori e importanza della vittoria. Non posso che riconoscere questi valori".

Perché la buonuscita?
"Bella domanda, ma è acqua passata. Parliamo del presente".

C'è chi parla di proprietà assente. Ti senti di smentire un imminente cambio di proprietà?
"Sì e colgo l'occasione per fare chiarezza. I club inglesi sono di proprietà straniere. I proprietari non sempre vivono la quotidianità della gestione, ci sono i manager che hanno questo ruolo. La proprietà deve dare stabilità. Faccio un atto di ringraziamento alla famiglia Zhang, in primis Steven che è molto appassionato di questa società. In questi anni sono stati profusi centinaia di milioni di euro. Se l'Inter ha trovato stabilità e ha dato spazio a un periodo vincente lo deve alla famiglia Zhang. La pandemia ha creato problemi a tutti e anche Suning ne ha risentito, ma la vicinanza non è mai mancata. Il rapporto con il management è molto frequente. La garanzia è darci copertura. Il modello precedente non si può adottare perché c'è un'involuzione finanziaria in generale, bisogna trovare modelli di sostenibilità differenti. Vendendo giocatori e sostituendoli bene. Credo sia anche eticamente giusto, i costi sono sproporzionati rispetto ai ricavi".

Pensi che la prossima sarà un'estate ancora difficili?
"In Italia siamo stati superati da diverse nazioni europee, serve una rivisitazione del modello. Abbiamo un grande problema del costo del lavoro. Dobbiamo contenere i costi e produrre calciatori magari anche sfruttando la scia di valori che i calciatori rappresentano e che per l'Italia è sfociata nell'Europeo".

Tutti si aspettano i rinnovi di Brozovic e Perisic. A che punto siamo?
"Se i calciatori vogliono restare siamo orgogliosi di tenerli. La volontà del giocatore è fondamentale. Noi non possiamo dispensare milioni, se esiste la possibilità che i calciatori capiscono il nuovo modello del calcio italiano e dell'Inter si può proseguire. Con grande orgoglio, dico che l'Inter dà tanto ai giocatori. Credo che altrove sia difficile trovare questo affetto, serietà, professionalità, competitività rappresentata dalla Serie A. Credo proprio si possa arrivare a un accordo".

Cosa succederà a gennaio?
"Ci sono due valutazioni. Gennaio è un mercato di riparazione, siamo fortunati nell'avere una rosa che non ha falle profonde. Ci sta dando soddisfazioni, merita di continuare. La finestra invernale è difficile, servono soluzioni all'altezza. Noi siamo terzi in Italia, agli ottavi di Champions. Non credo ci saranno stravolgimenti".

Qualche nome: Alvarez e Vlahovic. Il secondo è impossibile?
"Il fatto che Baccin sia in Argentina rientra nelle attività ordinarie di un dirigente. Monitora i campionati in Argentina e nelle nazioni limitrofe per individuare chi va bene nel nostro modello. Vlahovic è un attaccante moderno, grande talento. C'è un aspetto di conflittualità con la Fiorentina ma spero si risolva perché mi rendo conto che è brutto per una società vedersi sfilare un patrimonio cresciuto anche grazie alla società stessa. Sarebbe bello possano continuare. Posso dire che rappresenta uno dei giovani più interessanti del campionato italiano. Dico anche che davanti abbiamo esperienza e gioventù, con una qualità elevata".

Nella tua testa e quella di Ausilio c'è l'idea di un "9" per l'anno prossimo, anche se Dzeko sta facendo benissimo?
"Bisogna avere ambizione, buttarsi anche nelle trattative impossibili. Poi ci sono operazioni che non potremo concludere, ma pensiamo in alto. Il pensiero galoppa e dobbiamo vedere di cogliere le circostanze favorevoli. Adesso è presto".

Volevi vendere Lukaku?
"La volontà del giocatore è fondamentale. Nella circostanza sono confluite la volontà del giocatore di tornare al Chelsea e dall'altra la società non poteva rinunciare a una somma straordinaria. Ma non ci fosse stata la volontà di giocatore parleremmo di cose differenti, quindi sfatiamo un mito".

Ha fatto male Agnelli a mandarti via?
"C'è un ciclo per giocatori e allenatori, è giusto ci sia anche per i dirigenti. Sono molto contento di essere all'Inter. Andavo a vederla ad Appiano Gentile in bici da casa, era la Grande Inter e mi ricordo tante partite viste. Allora c'era l'usanza delle milanesi di andare in ritiro a Como o Varese. Al sabato si andava negli alberghi. Ho conosciuto Suarez che avevo 10 anni. Da piccolo tifavo Varese e se sono qui oggi lo devo a quella società. Da lombardo vedevo Milan e Inter a San Siro, oppure sulla tv Svizzera".

Ti ha cercato anche il Milan?
"Le conoscenze coi dirigenti del Milan ci sono e sono buone. Ci sono stati pranzi e cene in cui si parla di tutto, ma io ero alla Juventus e non ho dato spazio ad alcuna apertura".

In questi giorni si parla di plusvalenze. Cosa ti senti dire?
"Che il modello italiano deve garantire il player trading. Siamo un campionato di transizione, i campioni non finiscono più la carriera qui. Con Lukaku e Hakimi abbiamo visto che chi viene in Italia poi ha la speranza di andare al Psg o in Premier. Dobbiamo assistere anche a queste situazioni, perché Hakimi e Lukaku hanno generato plusvalenze".

L'Inter non ha alcun problema?
"Assolutamente no".

Quando rinnoverai il contratto?
"Come management abbiamo un buon rapporto con la proprietà. Vedremo come il Covid condizionerà il rientro di Steven Zhang a Milano. Ma io, Ausilio, Baccin e Samaden siamo contenti di proseguire l'esperienza dell'Inter ed è qualcosa di reciproco con la proprietà. Credo che alla prima occasione ci sono i presupposti per farlo".

Fino al 2025?
"Questo lo vedremo".
Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 29 novembre 2021 alle 17:48
Autore: Redazione FcInterNews
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