Uno dei difensori più forti della sua generazione e della storia del calcio italiano. Lui che il nerazzurro l'ha vestito con l'orgoglio e la fierezza di cui il Biscione merita. Riccardo Ferri si è concesso in esclusiva ai microfoni di FcInterNews.it per analizzare le manovre di mercato dell'Inter e di quel blasone poco rispettato in questi anni. Della mentalità di Spalletti e quella di Gabigol: il senso di appartenenza contro chi lascia la panchina perchè non entra in campo...
Partiamo dal suo reparto: Skriniar le piace?
"Non ha fatto un campionato straordinario ma ha grandi margini di miglioramento. Penso che Skriniar sia stato seguito attentamente in questo anno e mezzo dai dirigenti nerazzurri, non credo sia una scelta di Spalletti, di conseguenza è un acquisto mirato".
Vale 30 milioni?
"Io quando sento nominare tutti sti soldi mi viene il mal di testa. Credo che non si possano dare delle valutazioni del genere, e che alle volte siano dettate dalle richieste del club: 'se vuoi qualcosa di mio il prezzo lo faccio io'. E in questo caso la Sampdoria ha alzato molto il prezzo. Ma mi sembrano eccessivi".
È giusto inserire Caprari come contropartita?
"No, io penso che Caprari vada aspettato e gli venga data fiducia. Però sono quelle scelte che vengono prese quando si è davanti a un bivio. Probabilmente la decisione è dipesa anche dal portafoglio che si ha a disposizione e che può portare a scelte poco razionali".
Nel mirino dei nerazzurri anche Rüdiger e Fazio: chi preferirebbe dei due?
"Entrambi. Sarebbero due acquisti chiaramente dettati anche dal fatto che Spalletti, che li ha allenati a Roma e li conosce bene, è il nuovo tecnico dell'Inter. Rüdiger e Fazio hanno avuto modo di confrontarsi con l'ex tecnico giallorosso è saprebbero inserirsi benissimo nelle logiche tattiche. Sono due giocatori diversi: il tedesco può fare anche il terzino mentre l'argentino è uno stopper puro. Al netto del lato economico all'Inter servono entrambi perché la linea difensiva nerazzurra ha bisogno di giocatori con qualità e personalità e una caratura internazionale".
Quindi l'intera difesa andrebbe cambiata?
"Io non credo nelle rivoluzioni. Credo che D’Ambrosio, Ansaldi, Miranda e Andreolli, seppur ha giocato soltanto le ultime di campionato, siano giocatori che andrebbero tenuti. Non si può buttare tutto via. Lo stesso Santon, che pochi anni fa veniva etichettato come uno dei nuovi astri nascenti difensivi, sembra essere sul mercato. Io credo invece che sia un giocatore su cui poter ancora investire. Non può finire così nel dimenticatoio. Bisognerebbe cercare di recuperarli questi elementi. Murillo invece non credo si sia inserito bene nelle logiche nerazzurre”.
Per Ranocchia invece siamo ai titoli di coda?
“Io a Ranocchia voglio bene, credo sia impossibile non volergliene. Penso però che nel contenitore di San Siro abbia avuto dei problemi di adattamento. Il pubblico l’ha preso di mira e quando questo avviene diventa difficile invertire la tendenza: devi giocare delle stagioni eclatanti. Se potessi dargli un consiglio da padre, visto che per l’età potrebbe essere mio figlio, gli consiglierei di trovarsi una sistemazione altrove”.
Passiamo al centrocampo. Borja Valero è vecchio o è esperto? I tifosi si sono divisi…
“Intanto dobbiamo fare una valutazione tecnica: Borja Valero è stato uno dei migliori giocatori della Fiorentina nella scorsa stagione. E’ un giocatore di quantità e qualità, è un calciatore che manca nelle fila dell’Inter perché è sempre nel vivo del gioco sia in fase di possesso che di non possesso. E’ uno dei centrocampisti più in movimento in assoluto. Quindi voglio dire, di solito chi è vecchio rallenta, mentre in questo caso abbiamo un giocatore che anche dal punto di vista della dinamicità è ancora più che operativo. Dal punto di vista qualitativo invece i nerazzurri hanno bisogno di uno come lui. Borja Valero è un innesto importante per la mediana di Spalletti”.
Le cessioni di Handanovic e Perisic sarebbero dolorose? O facilmente rimpiazzabili?
“Io la vedo con un’altra chiave di lettura. Sicuramente sono giocatori di qualità, però bisogna capire se c’è da parte loro la disponibilità di credere nel progetto di Spalletti e dell’Inter. Non lasciarsi condizionare quindi da possibili destinazioni come può essere il Manchester United. Se dimostrano di aver la voglia di creare un ciclo all’Inter è giusto tenerli, altrimenti se come in questo caso si può monetizzare ben venga”.
“Io sono l’Inter. Tutti i miei giocatori devono esserlo”. La mentalità Spallettiana le piace?
“Spalletti è un allenatore molto intelligente ed esperto. Sa benissimo che se riesce a trovare uno spirito di gruppo e una sinergia tra i giocatori, allora può ottenere ulteriormente qualcosa in più da loro. E’ chiaro che essendo anche scaltro, l’ex tecnico giallorosso sa che questa è una della caratteristiche che sono mancate nella scorsa stagione e che vuole portare assolutamente all’interno dello spogliatoio. Per vederle applicate bisogna avere dei giocatori in rosa che al di là della loro qualità tecnica abbiano anche delle qualità morali: Borja Valero ne è l’esempio. La scelta di acquistarlo penso sia mirante a quell’obbiettivo. Ovviamente, collegandomi alla domanda precedente, avendo Perisic, Brozovic e Handanovic che manifestano un po’ di intolleranza si può pensare di sacrificare questi pezzi importanti e cercare di rimpiazzarli con giocatori che abbiano un profilo diverso”.
Pensa che l’andamento stagionale della squadra possa essere stato un riflesso della situazione societaria?
“Che la società debba crescere e lo stia facendo dando punti di riferimento importanti, è palese. Perché una società calcistica dalle potenzialità come l’Inter deve avere un organigramma definito con persone forti, altrimenti rimane un cantiere aperto. Ma questo non dev’essere un alibi per la squadra, perché la stessa transizione societaria l’ha fatta il Milan e, pur avendo meno qualità, è riuscito attraverso lo spirito di gruppo ad ottenere risultati migliori rispetto all’Inter”.
Capitolo Gabigol. Chi è realmente? E perché nessun allenatore gli ha dato fiducia?
“Gabigol è un giocatore che nasce in Brasile, in un campionato molto diverso dal nostro. Ha fatto un’Olimpiade da protagonista e per lui è stata un’ottima vetrina per mettersi ulteriormente in mostra. L’Inter l’ha fatto arrivare facendo una presentazione fuori dalla norma, alimentando grandi aspettative nei suoi confronti. Una presentazione come quella riservatagli me la ricordo solo per un certo Diego Armando Maradona a Napoli. Detto questo, uscendo dalle logiche del marketing, è chiaro che Barbosa quando è arrivato a Milano non era un giocatore pronto, anche a livello fisico. Questo il motivo per cui non de Boer non ha giocato. Successivamente invece acquisendo un po’ di condizione fisica e con l’arrivo di Pioli ha trovato modo di farsi notare. Quello che abbiamo visto è che resta un giocatore non ancora pronto per una grande ed ambiziosa squadra come l’Inter. E’ un calciatore che ha qualità individuali ma che da sole non sono sufficienti se non le si mette a disposizione della squadra. Giocando in quel ruolo devi avere un raggio d’azione molto più ampio di quello che ha lui. Ha bisogno di tempo e di giocare in un campionato europeo di buonissimo livello. Solo così potrà dimostrare di essere un giocatore completo e quando lo farà allora potrà essere da Inter”.
Per lui non può valere il discorso di Ranocchia ma al contrario? Il pubblico, che lo incita sempre, come arma in più?
“Il pubblico ha delle simpatie e delle antipatie. Diciamo che Gabigol è un ragazzo che ha creato simpatia intorno a sé ed è positivo, ma non basta solo questo. Se consideriamo che a Roma è stato in panchina un certo Francesco Totti per un anno quasi, indipendentemente da quello che dicevano gli spettatori, questo la dice lunga su Gabigol.
Lui si vede che scalpita per giocare. La reazione nella partita contro la Lazio ne è l'ennesima dimostrazione? Seppure abbia sbagliato...
"E' stata una cosa che non mi è assolutamente piaciuta. E’ un punto a suo sfavore. Deve crescere sotto questo punto di vista e deve rispettare il lavoro che si fa, le scelte del Mister e dei compagni che stanno giocando al posto suo, ma che probabilmente in quel caso meritavano di esserci loro in campo e non lui. Mi auguro che nel prossimo futuro possa crescere anche sotto questo punto di vista”.
La presentazione ‘Maradoniana’ l’ha illuso? La società ha delle responsabilità?
“Probabilmente sì. Essendo un ragazzo ed essendo stato prelevato così, chiaramente un po’ di aspettativa l’ha coltivata, però poi quando arrivi in un nuovo club devi confrontarti con l’ambiente, entrare nello spogliatoio, spogliarti e misurarti in allenamento coi compagni. Se arrivi sempre ultimo sul pallone diventa difficile poter essere protagonista la Domenica”.
Lei ha presenziato all’evento presso l’Istituto Nazionale dei Tumori organizzato dall’Inter Club dell’ospedale. Che cosa significano per lei questi appuntamenti?
“E’ stato l’ennesimo organizzato con l’Istituto di via Giacomo Venezian e ogni volta si esce da quel posto arricchiti. Ci si rende conto che ci sono delle persone che con grande dignità e grande determinazione, giocano la loro partita in situazioni davvero davvero difficili. Si diventa piccoli quando ci si confronta con persone di questa grandezza. Ogni volta mi fa molto piacere partecipare”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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