Addio al trequartista e ritorno al vecchio e collaudato 3-5-2 che si poggia soprattutto sulle due mezzali di lotta e di governo. La Gazzetta dello Sport analizza la mediana nerazzurra e, in particolare, il rendimento decisivo di Arturo Vidal e Nicolò Barella. "Questa nuova ditta ha trovato a Bergamo la partita-manifesto, un punto di inizio su cui costruire il domani. Gol sbagliati e risultato a parte, Arturo e Nicolò hanno fatto un primo clic: non era scontato ed è una delle migliori notizie del periodo", si legge sulla rosea.

"Oggi, per Conte, Barella è ciò che Vidal era nove anni fa: argilla da plasmare - spiega la Gazzetta -. Un prospetto di campione da costruire. La leggenda racconta che quando a Torino il tecnico vide per la prima volta quel tornado cileno iniziò davvero a credere di strappare lo scudetto a Ibra. Nonostante certe differenze rispetto ad Arturo, Nicolò ha avuto un impatto simile sull’Inter contiana e vuole regalare al suo allenatore un titolo vinto in rimonta come nel 2012. Semmai, rispetto ad allora, è il cileno ad essere diverso: colpa del tempo che passa, ma anche di qualche equivoco tattico che si trascina. Il fatto che dal mercato non sia arrivato un altro mediano (altamente richiesto dal tecnico) almeno all’inizio ha portato Vidal a giocare più indietro, sacrificato in una mediana a due dove non ha né tempo né passo. Una posizione ibrida, un compromesso forzato: Arturo è stato “leggero” a volte nei passaggi, a volte nelle chiusure difensive, vedi i regali al Borussia Mönchengladbach. Soprattutto, non ha potuto fare ciò a cui aveva abituato, assaltare l’area. Il ritorno del cileno in una mediana a tre è servito proprio a riannodare i fili col passato, l’aria di casa ha poi fatto il resto". 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 17 novembre 2020 alle 09:12 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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