Quarantuno anni ad agosto, 19 anni tutti con la maglia dell'Inter, 145 gettoni con la maglia della Nazionale argentina. Ai microfoni del sito ufficiale della Fifa, Javier Zanetti svela ricordi, sensazioni e anche idee per il futuro immediato.

Dopo così tanti anni nell’Inter, una parte di te è diventata italiana?
“Penso di sì. Quando vivi per tanti anni nella stessa città, giocando per la stessa squadra, alla fine ti puoi identificare con tutto. Il club mi ha fatto stare bene sin dal primo giorno in cui sono arrivato, e mi ha fatto sentire a casa molto in fretta. Non dimentico le mie radici, ma ormai una parte di me è diventata italiana”.

Ogni quanto tempo torni a Buenos Aires?
“Trascorro lì una parte delle mie vacanze, e torno anche per visitare amici e famiglia. Lavoro anche per la Fondacion Pupi”.

I tuoi amici e parenti vorrebbero rivederti fisso a Buenos Aires?
“No, loro sanno che io e la mia famiglia stiamo bene a Milano. Sanno cosa rappresenti il club per noi e ne sono felici”.

I tuoi connazionali all’Inter sono diventati anche i tuoi amici più stretti?
“Sì, ma non sono gli unici. Ad esempio, Ivan Zamorano, che è cileno, è il padrino di mia figlia. Ivan Cordoba, colombiano, è il padrino del mio figlio più piccolo, e un caro amico italiano lo è del figlio più grande. Non pongo limiti”.

Cosa hanno in comune italiani e argentini?
“Non ci sono dubbi che siamo molto simili; in passato molti italiani emigrarono in Argentina, e adesso molti argentini, come i calciatori, sono in Italia. Cerchiamo di mantenere la nostra identità”.

Cosa ricordi del giorno del tuo passaggio dal Banfield all’Inter?
“Era una sfida importante per me. Avevo 21 anni e tante cose da scoprire e imparare. Arrivare in una città come Milano era una bella sfida. Le esperienze che ho avuto mi hanno aiutato a crescere, in termini di carriera e di vita privata. Il club mi è sempre stato vicino e mi è stato di grande aiuto. Col senno di poi posso dire che per me è stata la scelta migliore. Sono passati 20 anni, e sono stati molto intensi. Sono orgoglioso di far parte di un club fantastico come l’Inter, che mi ha dato tutto”.

La tua relazione con l’Inter è di amore eterno?
“Sicuramente, questi sono i miei sentimenti verso la società, la famiglia Moratti e tutti i tifosi. E’ stato amore a prima vista, cresciuto col passare dei giorni, dei mesi, degli anni. Il rispetto mostrato nei miei confronti è incredibile”.

Il 9 novembre sei tornato in campo contro il Livorno dopo un’assenza di sei mesi per il grave infortunio al tendine d’Achille. L’accoglienza dei tifosi è stata incredibile, com’è stata quella serata?
“Unica, il mio cuore batteva fortissimo e ho avuto la pelle d'oca dopo l'ovazione assordante. I nostri tifosi mi hanno fatto un regalo meraviglioso e sarò loro sempre grato per questo. Quando mi sono infortunato il mio unico desiderio era quello di giocare almeno una partita in più davanti ai nostri tifosi nel mio stadio. E ci sono riuscito grazie al duro lavoro e al sostegno indescrivibile”.

I tifosi in ogni stadio, anche i non interisti, ti applaudono sempre. Un segnale di rispetto e riconoscenza magnifico.
“Mi rende orgoglioso, il calcio è uno sport magnifico che avvicina la gente anche nonostante le rivalità. Per un calciatore non c’è cosa più onorevole di ricevere il rispetto dei tifosi, anche di quelli il cui cuore batte per un’altra squadra”.

Vedi il tuo amore con l’Inter durare a lungo?
“Vorrei stare in questa famiglia per sempre, anche dopo che mi ritirerò da calciatore. Una cosa è certa: voglio essere al servizio di questo club”.

Ma non ti senti vecchio? Chiunque ti veda giocare non pensa che un giocatore combattivo come te possa compiere 41 anni…
“Io mi sento ancora giovane. E’ una cosa che chiunque deve valutare dentro di sé. Al di là dell’età, dipende tutto dipende da come la gestisci: se sei contento di quello che sei, allora è più facile dare il massimo”. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 24 gennaio 2014 alle 12:15
Autore: Christian Liotta
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