Brasile, terra della samba e del pallone. È lì che l'Inter in questi giorni sta cercando agganci e idee per costruire il proprio futuro, cercando di non spendere troppo in omaggio alla situazione economicamente svantaggiata che il nostro paese sta vivendo. Branca e Ausilio hanno da tempo l'input di scovare talenti futuribili e portarli a Milano per crescere all'ombra di campioni più esperti. Peccato solo che gli ultimi esperimenti non abbiano sortito gli effetti auspicati. In tema di Brazil basti pensare prima a Coutinho poi a Jonathan, ancore due grossi punti interrogativi. Ampliando il raggio d'azione il discorso coinvolge anche Alvarez. Personalmente non sono tra quelli che hanno già bocciato i sopra citati, ci mancherebbe. Sono giovani, se l'Inter li ha portati in Italia pagando il volo transoceanico un motivo deve pur esserci. Prima di loro, lo stesso Zanetti è arrivato giovanissimo e ancora sconosciuto, per poi diventare il simbolo del club.

Ma allo stesso tempo non mancano le bufale, frequenti, che il Sudamerica ha rifilato al nostro calcio e che non hanno lasciato alcuna traccia. Capita, inevitabile che tra tante scommesse in poche si confermino grandi colpi, ma soprattutto oggi che mancano gli spiccioli è doveroso essere ottimisti e, in particolar modo, aguzzare la vista. Non è più tempo di ingaggiare dei possibili buoni calciatori, serve andare a colpo quasi sicuro anche in virtù del fatto che l'Inter ha intenzione di affidare il proprio destino alle generazioni emergenti. Resto dell'idea che per far maturare dei prospetti interessanti sia necessario l'ambiente giusto, altrimenti i nuovi arrivi vengono etichettati come fallimenti al loro primo impatto con la nuova realtà. Calciatori come Juan, Damiao, Oscar, adesso Saimon e il più sponsorizzato Lucas hanno numeri interessanti, ma questa non è garanzia di successo. La società, qualora decidesse di investire qualche dollaro su uno o più di loro, ha il dovere di proteggere questa scelta a prescindere dalle critiche che inevitabilmente pioverebbero addosso a loro al primo passo falso.

Appoggio totalmente la decisione di puntare sui giovani, non mi frega nulla che siano stranieri in barba a chi, mosso da eccessiva autarchia, punta il dito sull'esterofilia nerazzurra. Anche perché il nostro calcio non ha prodotto molti fenomeni ultimamente e probabilmente la maggior parte dei migliori prospetti nascono proprio dalle giovanili interiste. Non scopro l'acqua calda se sostengo un assioma: l'epoca delle spese folli è finita, serve intelligenza per rafforzarsi concretamente e in Europa è complicato acquistare campioni senza svenarsi. Tra poco lo diventerà anche il Sudamerica, alla luce delle valutazioni che vengono fatte di certi giovani calciatori che sono dei fenomeni solo nelle buone intenzioni dei rispettivi club. Certo, alcuni di loro alla fine 'sfondano' anche nel vecchio continente, altri falliscono per un motivo o per l'altro. Ma il market è sempre molto interessante e le opportunità di fare affari abbondano. Mi auguro pertanto che alla missione brasiliana di Branca e Ausilio l'Inter possa trarre benefici sia dal punto di vista tecnico sia economico.

Ma per riuscirvi, oltre ad avere intuito nella scelta dei giocatori, serve tempismo. Basta un nulla per farsi soffiare da sotto il naso un potenziale crack del calcio internazionale. La concorrenza, soprattutto oggi che il Sudamerica è affollato di osservatori da tutta Europa, è agguerritissima e a volte bastano pochi spiccioli in più o in meno per cambiare le sorti future di una squadra. Come? Pensate se nel 1995 lo sconosciuto Zanetti fosse andato a giocare altrove...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 14 novembre 2011 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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