Infortuni, dichiarazioni poco diplomatiche e mercato. L'Inter non si è fatta mancare niente nella maledetta sosta per le Nazionali, due settimane in cui il tempo dei club si è fermato solo a livello di calendario. Sì, perché gli eventi sfuggiti al controllo di Simone Inzaghi avranno un'incidenza a breve-medio termine sulla stagione, a partire dal doppio impegno cruciale tra campionato e Champions League contro Napoli e Shakhtar. Discorso che vale certamente per lo stop del pretoriano Stefan de Vrij, pesantissimo nell'economia della gestione finora sbilanciata della rosa tra i primi tredici giocatori utilizzati e gli altri. In quest'ultimo gruppone figura Matias Vecino che, dal ritiro dell'Uruguay, ha definito 'situazione inaspettata' il suo scarso impiego che potrebbe portarlo a fare determinate scelte già a gennaio. "E' chiaro che se questi momenti si allargassero un po’ troppo, credo che dovremo parlare, sempre col massimo rispetto, per trovare una soluzione che sia buona per tutti", ha ammesso il Mate. Riferendosi al misero minutaggio avuto col nuovo allenatore: 238 giri d'orologio, spalmati su 8 presenze, in Serie A. Un ruolo di semplice comparsa paragonabile a quello di Sanchez, co-titolare solo sulla carta, come aveva fatto capire il diretto interessato dopo la panchina di Reggio Emilia postando su Instagram una Lamborghini nella ghiaia. "Se sei nel posto sbagliato, non brillerai", il messaggio allegato del Niño Maravilla. Che si sente a casa soprattutto quando gioca per la Roja, verso cui nutre un sentimento profondo e puro che in passato ha causato indirettamente tensioni tra Santiago e Milano. Il club nerazzurro, un anno fa, si vide addirittura costretto a pubblicare una nota ufficiale in cui rispondeva al ct Reinaldo Rueda che aveva preteso 'più cura' per il Tocopillano. Una richiesta fuori dal mondo, alla luce del dazio altissimo che la Beneamata ha dovuto puntualmente pagare, in aggiunta al lauto stipendio, per colpa del 'virus FIFA' che ha contagiato Alexis. Tre mesi ai box nel 2019 e ora un altro imprevisto, il guaio non meglio precisato nel match con l'Ecuador che comprometterà giocoforza la continuità dell'ex Barcellona, sempre a disposizione quest'anno fatta eccezione per le prime due giornate e la gara dell'Olimpico da cui fu esentato, guarda caso, per la collocazione insensata di Cile-Venezuela a poche ore da Lazio-Inter. (La Liga, applaudita da Inzaghi, rinviò le gare di Real e Atletico).

Insomma, Sanchez, l'ultimo sacrificio alla Dea sosta, è l'emblema delle posizioni inconciliabili di Federazioni e club relativamente al calendario internazionale che qualcuno, leggi Arsene Wenger, ha provato a pacificare proponendo di condensare tutte le partite di qualificazione delle Nazionali nel mese di ottobre. Una pausa prolungata, comunque non priva di insidie, che non scongiurerebbe il pericolo infortuni ma aprirebbe un nuovo dilemma: cosa succede quando un giocatore si fa male all'inizio del ritiro ma il problema non è così grave da dichiararne il forfait di 30 giorni? La diagnosi, di responsabilità dello staff medico della Nazionale in un primo momento, deve essere poi confermata da quello del club anche per casi di infortuni lievi per valutare le oggettive tempistiche di recupero? Claudio Lotito ieri ha già esposto la sua versione parlando di Ciro Immobile, tornato malconcio da Coverciano: "Mi pare che se le condizioni di approccio medico fossero state quelle della Lazio, avremmo avuto una situazione completamente diversa".

In mezzo a questi dubbi, l'idea di Wenger diventerà realtà tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022, quando il Mondiale in Qatar spezzerà letteralmente il ritmo dei vari tornei nazionali. La Premier League, quantomeno, si è già portata avanti stilando il programma degli impegni della prossima stagione, mentre in Italia si pensa a come rimodulare quello di Serie A per agevolare l'avvicinamento della squadra di Mancini ai delicati playoff di marzo: "Con tutta la massima volontà ci proveremo, ma la vedo molto complicata. Il 30 gennaio è al momento l'unica finestra disponibile. Già stamattina abbiamo chiesto alla Lega di A di fare qualche riflessione con noi ma ad oggi sono abbastanza incartati come noi", ha detto nelle scorse ore il presidente della Figc, Gabriele Gravina.

Ecco, incartati è la parola giusta: non ci sono soluzioni definitive da parte dei vertici del calcio su questo tema, il pallone rotola troppo velocemente sul tappeto verde (di soldi) per pensare di fermarlo e ragionare. E, nel 2024, anno dell'annunciata rivoluzione di Gianni Infantino che porta con sé lo spauracchio dei campionati del mondo a cadenza biennale, sarà persino peggio. Altro che sosta, serve schiacciare il tasto 'stop' e ripensare tutto.
Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 novembre 2021 alle 00:01
Autore: Mattia Zangari
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