Per chiamarla favola bisognerebbe attendere l’11 luglio dotati di una buona dose di scaramanzia. Se alla fine la sua Olanda non dovesse trionfare nella finale del Campionato del Mondo, la delusione sarebbe troppa per decantare il miracolo oranje. Un miracolo ttutt’ora in corso, che porta un nome e un cognome: Wesley Sneijder. Alzi la mano, innanzitutto, chi si sarebbe aspettato di vedere i tulipani impacchettare il ‘mostro’ Brasile e, con tanto di fiocco, rispedirlo a casa come regalo poco gradito per il popolo carioca. Un’impresa con la ‘i’ maiuscola, attesa dal 1974 quando superando i verdeoro l’Olanda arrivò in finale, cedendo poi lo scettro di campione alla Germania padrone di casa (qui la scaramanzia è d’obbligo). Ebri di sorpresa e di ammirazione per l’insospettabilità delle leggi del pallone, non possiamo che applaudire questa squadra, in grado di rialzarsi dopo un primo tempo problematico e di riscrivere in 45’ minuti la propria storia. E noi interisti non possiamo che goderne, pur vedendo salutare il torneo gente amata come Julio Cesar, Lucio e Maicon.

Ma Wesley no, lui è ancora in corsa con la sua nazionale, lui è l’arma in più di questa Olanda che sogna in grande e attende lo scontro con l’Uruguay per continuare a sorprendere, per gettare l’occhio oltre l’ostacolo. Sneijder probabilmente non ha vinto a Win for Life, ma in questo momento sta camminando un metro sopra il terreno, leggero come non mai. Inutile negare quanto sia stato determinante per le sorti dei tulipani, lui che eletto leader del gruppo ha lasciato per strada le schermaglie con Van Persie e preso per mano i suoi compagni. Un gol e mezzo contro il Brasile, quanto basta per rimanere in corsa, quanto basta per sperare nel massimo riconoscimento per un calciatore: il Pallone d’Oro. Prima del fischio d’inizio del Mondiale in Sudafrica, le speranze dei tifosi nerazzurri, così come le aspettative degli appassionati di calcio, erano riposte su Diego Milito: eroe della tripletta con quattro reti decisive, chi meglio di lui poteva guadagnarsi l’ammirazione dei giurati di France Football? Ma Diego Armando Maradona, ferreo nelle sue idee, gli preferisce da tempo Higuain e i numeri (quattro centri per il madridista) gli stanno dando ragione.

Credo che solo una rete nella finale potrebbe riportare il Principe in corsa per il trofeo personale. Ma se i brasiliani nerazzurri ormai devono abbandonare l’idea, in piena corsa per il traguardo è un altro fenomeno della Beneamata, proprio quel Wesley Sneijder che in pochi consideravano un pretendente al Pallone d’Oro. Ma il campo offre verità inaspettate, ed ecco che il mondo intero loda l’ex Real Madrid, determinante più di quel Kakà che in pratica gli ha tolto il posto tra le merengues. Un’altra rivincita per colui che, solo la scorsa estate, ne aveva in serbo tante. Non è bastato lo scudetto, la Tim Cup, la Champions League conquistata al Bernabeu, il ‘luogo del delitto’. Il capolavoro di Wes non era ancora terminato, e a Port Elizabeth ha goduto di un’altra pennellata d’autore. Nella speranza che non rimanga incompiuto (lo ammetto, tifo Olanda, da interista oggi è quasi inevitabile), non ci resta che attendere fiduciosi in un’altra prestazione maestosa del trequartista di Utrecht, che sogna di portare a casa quel trofeo che un suo concittadino illustre (Van Basten) ha fatto suo in un’altra epoca calcistica. Magari, superandolo, con tanto di Fifa World Cup a seguito. Sneijder è entrato di diritto nella storia dell’Inter nel giro di 9 mesi, ora vuole riscrivere la leggenda della nazionale oranje e di un Paese intero, oggi più che mai ai suoi piedi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 luglio 2010 alle 15:33
Autore: Fabio Costantino
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